VENDITTI, UN TUFFO AL CUORE AD EXPERIENCE
8 ottobre Expoexperience, ex area Expo: concerto di Antonello Venditti ingresso libero.
Ma nell’attesa mentre in lontananza si sentivano i richiami delle canzoni storiche c’era chi ballava tra la folla.
Arrivo, facendomi spazio tra la folla, con in mano un pezzo di focaccia e infreddolita come pochi e iniziano le note di Sara………………………………………………
“Sara, svegliati è primavera
Sara, sono le sette
e tu devi andare a scuola
Sara, prendi tutti i libri
ed accendi il motorino
e poi attenta
ricordati che aspetti un bambino.
Sara, se avessi i soldi
ti porterei ogni giorno al mare
Sara, se avessi tempo
ti porterei ogni giorno a far l’amore
ma Sara, mi devo laureare
ma forse un giorno ti sposerò
magari in chiesa, dove tua madre
sta aspettando per poter piangere un po’
Sara, tu vai dritta
non ti devi vergognare
le tue amiche, dai retta a me
lasciale tutte parlare
Sara, è stato solo amore
se nel banco non c’entri più
tu sei bella, anche se i vestiti
non ti stanno più.
Sara, mentre dormivi
l’ho sentito respirare
Sara, mentre dormivi
ti batteva forte il cuore
Sara, tu non sei più sola
il tuo amore gli basterà
il tuo bambino, se ci credi, nascerà…”. (1978)
Frequentavo il liceo classico Beccaria e mi facevo bocciare in continuazione per cui ero dentro e fuori a far bienni facendo disperare i miei genitori.
Era l’eta’ delle compagnie e di ore passate davanti a scuola o ai giardini. I primi amori e i primi baci. In classe ci passavamo bigliettini che ho raccolto in un quaderno che, buffissimo, e’ gonfio gonfio. I biglietti erano accartocciati per lanciarceli e pur stendendoli per incollarli sul quaderno fanno spessore. Quelli scritti a Bic sono ancora leggibili, gli altri sono scritti nella memoria, ma bastano un paio di lettere rimaste per ricordare l’episodio, l’argomento e il destinatario.
Mentre lui canta , nella mente fanno a cazzotti i ricordi e si accavallano come fossero presenti o appena passati…ieri. No ieri non e’ piu’, ma nel cuore e’ proprio ieri.
Ricordo quella compagna di classe Marina, che spari’ da scuola a meta’ anno per lunghe assenze, per riapparire qualche mese dopo un po’ piu’ ingrassata. Ma dopo poco non venne più del tutto. Eravamo amiche, avevamo fatto parecchi anni scolastici insieme e il non vederla, così all’improvviso, fu parecchio scioccante. Nella realtà aveva avuto un bambino. Il suo bambino. Un bimbo presentato come fratello e non come figlio.
Pazzesco. Roba di altri tempi.
Mentre il concerto va avanti, tra applausi e ovazioni, una voce unica e ancora assai potente nonostante i 67 anni, la mente vaga sempre in quegli anni di totale spensieratezza.
Mi rendo conto che mentre ascolto sorrido. Sola sola, tra il pubblico, sfuggita al lavoro per la mezz’ora di pausa per sentirlo, per rivivere. Per ricordare di un tempo.
Il motorino, il mio primo motorino sudatissimo perché l’anno in cui mio padre acconsentì a regalarmelo, fui obbligata a farmi promuovere. Una Vespa 50 blu cina bruttissima, ma l’unica in pronta consegna. L’olio Castrol sotto la sella da miscelare con la benzina “ciucciata” dalla macchina di papa’. Ancora rido quando ricordo che lui, stupito, si lamentava che la sua macchina consumava troppo ed era sempre in riserva.
I primi amori, il batticuore incrociandosi durante l’intervallo; o l’attesa quando, finita la mattinata, era fuori ad aspettarmi. Come le ricordo quelle meravigliose sensazioni alle prime armi. Cosa mi metto domani mattina per andare a scuola e chi se ne frega se c’e’ l’interrogazione di storia.
Altrettanto mi ricordo di alcuni amici persi per la droga che nei “miei” anni del Beccaria serpeggiava velenosa portandosi via i più fragili e sensibili.
Ero terrorizzata nel vedere la loro trasformazione e, come “Lilly”, diventare dei cadaveri ambulanti, imbambolati e rintronati dall’eroina. Trasformati, sporchi, ragazzi per bene che chiedevano l’elemosina per farsi una dose.
Era il tempo di “CHRISTIANE F. – NOI, I RAGAZZI DELLO ZOO DI BERLINO” visto durante una bigiata perché i miei non volevano. Ancor di più rimasi turbata.
Un amico carissimo, più di un amico, caduto in trappola, orfano di padre come ottima scusa per provare, assaggiare l’ebbrezza del perdere sé stesso, fu scoperto in tempo e spedito in una comunità in Inghilterra. Non e’ mai più tornato a vivere a Milano. E’ cresciuto, e’ uscito dal tunnel, si e’ sposato, e’ un business-man.
Per fortuna.
Con Expo Experience ho potuto vedere Antonello Venditti che ha concluso il suo tour di un anno partendo da Roma per finire a Milano, nell’ex area Expo. Venditti ha accolto con entusiasmo l’iniziativa gratuita e il parco era pieno di gente e l’Open Air Theatre era tutto esaurito con nostalgici, come me, figli dei nostalgici, nuove generazioni e giovani che di recente hanno scoperto uno dei più grandi cantautori italiani, come Joel Borsa autore di alcune foto nell’articolo e sfegatato “new fan” tra il pubblico.
Venditti scrive piccole storie che diventano messaggi attuali e particolarmente attinenti alla quotidianità, a volte urlati, a volte sussurrati ma, qualche giorno fa, la sensazione e’ stata come ritrovare un vecchio amico che ha accompagnato gli anni migliori della mia vita, quelli che, stando li’, al freddo, in mezzo a tanti sconosciuti, son ritornati come fosse ieri. E non parliamo del nuovo album……
Grazie a Experience che ha organizzato questo splendido concerto….appuntamento il 15 ottobre con Gianna Nannini che chiude questa bellissima stagione di Expo 2016.
Mentre sto scrivendo ovviamente sto ascoltando la playlist completa di successi vecchi e nuovi….sono in ottima compagnia!!!!
Vorrai mica perderlo???
Il Tempo è come la neve che tutto copre … finché un raggio di sole non scioglie la coltre bianca facendo riemergere il paesaggio così caro.
E poi si accendono le stelle. E poi una stella …