TUTTO INIZIO’ TANTO TANTO TEMPO FA

TUTTO INIZIO’ TANTO TANTO TEMPO FA

Tutto iniziò tanto tanto tanto tempo fa, quando durante una notte tempestosa arrivarono a cavallo dei crociati alla nostra umile dimora a Tivoli, in mezzo alle campagne.

Io e mio fratello, forti e grandi, accogliemmo questi messaggeri. Provati dal tempo e dalle battaglie, chiesero a noi umili contadini, mostrandoci i sigilli papali, se saremmo voluti essere CROCIATI, combattere per la sacra madre chiesa nel nome di Dio per debellare il male che ci circondava. Annuimmo e, prese le poche cose di necessità, in quanto come campagnoli non avevamo ricchezze se non la nostra terra, sellammo i cavalli e partimmo alla volta di Roma. Arrivati al cospetto del Vaticano, davanti ai generali, prestammo giuramento. Di li a poco io e il mio giovane fratello, soltanto 20 enne, partimmo per la prima battaglia in terra santa.

Fu cruenta e dura. Amici conosciuti nel tempo caduti con valore, ed io e mio fratello sopravvissuti alle fauci del nemico, sconfiggendoli e mentendo le linee. Il nostro valore e la nostra intelligenza fu notata dal generale dei generali, e ci chiamò a sè durante un banchetto di una sera di mezza estate. Ci parlò e ci disse di volerci mettere a capo di validi soldati, di una delle compagnie del grande Roberto di Normandia, uno dei sei grandi comandanti che guideranno tutti gli uomini nella grande battaglia di ASCALONA. Felici ed entusiasti, senza pensiero, come due ragazzini, io e mio fratello accettammo. Uscendo dalla tenda del generale, ci mettemmo le braccia sulle spalle, uno di fronte all’altro, scuotendoci e gioendo della grande notizia. Il giorno dopo cavalcammo come due fulmini per raggiungere Roberto di Normandia al suo accampamento. Arrivati a destinazione, presentate le credenziali e le referenze, Roberto di Normandia sorrise a voce alta e brindò ai due nuovi comandanti.

Mi chiese il nome e l’età, e la stessa cosa lo fece a mio fratello. “Io sono Alessandro da Tivoli e ho 35 anni”. Mio fratello rispose “Io sono Filippo da Tivoli, ho 20 anni e sarò l’ombra di mio fratello”. Roberto di Normandia, sorpreso della nostra età, ci congedò e ci disse di presentarci all’alba.
La mattina successiva, assieme a tutti i comandanti, guardammo il piano della battaglia, e dopo vari consigli espressi da tutti, me compreso, ci dividemmo i compiti. Noi con la nostra piccola compagnia, appostati al centro, dentro al bosco, avremmo dovuto intervenire al segnale di Roberto di Normandia. Dopo circa 6 ore di marcia, arrivammo nelle nostre posizioni, prendemmo posto. Io guardai mio fratello, cresciuto quasi di un anno, valoroso come una tigre, e abbracciandolo gli dissi “Dio è stato generoso con noi, abbiamo vissuto fino ad oggi. Se lui vorrà ci lascerà ancora su questa terra per continuare a servirlo, ma se in paradiso fosse richiesta la nostra presenza, spero di saper essere un ottimo fratello come lo sono stato per te qui. Io comunque non ti perderò di vista sul campo e se fosse necessario sacrificherò la mia vita per te.”

Dal mio viso iniziarono a scendere alcune lacrime, un misto di gioia per aver vissuto tanto con mio fratello, e di dolore nel pensare che uno di noi due potesse non rivedere più l’altro. Mio fratello, con un sorriso angelico, mi guardò e con voce calda e rilassata mi disse “Non temere fratello, Dio qualsiasi cosa decida, lo decide per renderci grandi”. Io rimasi ammutolito e spiazzato, ma sentii un brivido caldo che mi attraversò il cuore arrivando all’anima.
Passarono altre due ore, e si fremeva e ci si innervosiva per l’attesa. Guardai i miei compagni, mai considerati come soldati ma come fratelli, guardai Filippo, gli misi bene l’armatura di maglia d’acciaio sulla testa e gli infilai l’elmo della tigre. Alzai lo sguardo al cielo, vidi una notte molto scura, e una goccia mi scese sulla guancia. Da li a breve iniziò a piovere. Il freddo non si sentiva in quanto l’adrenalina nel corpo era alta e non ci faceva  provare le rigide temperature.

Vidi in lontananza dei bagliori. Erano frecce infuocate che il lato destro ed il lato sinistro scoccavano contro il misto esercito Egiziano- Etiope e contro il potente califfo Al Af dal Shaahan Shah, già incontrato dai crociati in altre battaglie. Roberto di Normandia arrivò e ordinò la carica. Come un branco di leoni e lupi ci scagliammo a spade elevate contro i fanti dell’opposta fazione. Non so dire quanti fendenti ho dato, ne quanti nemici ho ucciso; non so dire di quanti tagli avesse la mia pelle, di quanti colpi il mio corpo; ma so che durante quella battaglia successe qualcosa di irreparabile.

Non smettevo di guardare il mio giovane fratello, unica mia vita, e se lo vedevo in difficoltà, con forze e con la rabbia, mi facevo largo nella battaglia per andare al suo fianco a proteggerlo. Schiena contro schiena, come già altre volte era successo sui campi delle guerre. Ma ad un certo punto, udii un sibilo, quello di una potente freccia scoccata da un arco capace di uccidere da grande distanza, scagliata da chi ne aveva già scagliate a migliaia andando sempre a colpo sicuro. Cercai di capire da dove stava arrivando, e chi dovesse colpire, ma nonostante avessi una vista da lupo, con gli schizzi di fango sulla faccia che scendevano sugli occhi per la  pioggia non riuscivo.

Ero terrorizzato, ed ecco un colpo, una spinta ed un grido.

Finii a terra, mi girai immediatamente e vidi quello che non avrei mai voluto vedere, ciò che un fratello non vorrebbe mai pensare. Mio fratello mi spinse e prese lui la freccia diritta nel cuore al mio posto, salvandomi la vita.

A quel punto il mio urlo di rabbia, di dolore, di tristezza si levò nell’aria, spaventando chi era vicino a me, amici e nemici. Balzai in piedi e corsi da Filippo. Lui mi guardò, mi sorrise, e mi disse ” vedi fratello mio, Dio ha voluto me e non te a comandare un esercito fatto di angeli. Tu adesso mi avrai sempre al tuo fianco e nessuno mi porterà mai via da te  perchè nessuno potrà toglierti il mio ricordo dal cuore. Non essere triste per me, ma felice perchè andrò a compiere grandi cose in cielo. Ti voglio bene Alessandro. tu sei sempre stat……….” e mi sospirò tra le braccia. A quel punto lo adagiai nel fango, gli chiusi gli occhi e, accecato dalla bramosia di vendetta, assetato
del sangue dell’arciere, iniziai a volteggiare la mia spada, dalla lama ancora lucente nonostante il sangue dei morti.

Colpii continuamente i nemici, facendoli cadere come alberi abbattuti, con il mio scudo con l’aquila forgiata sopra, evitai almeno 10 frecce dell’uomo fino ad arrivare innanzi a lui. Lo guardai fisso negli occhi, e lui rise. E nella sua lingua per me incomprensibile disse parole continuando nella sua burlosa risata. Estrasse la sua spada, con fattezze diverse da quella degli altri soldati suoi amici, e si lanciò verso di me. Io non provavo più niente, non sentivo se qualcuno mi avesse ferito, non sentivo più la pioggia, non provavo più sensazioni, se non quella di vedere il sangue di colui che aveva ucciso parte della mia anima. La lotta fu cruenta e lunga, mi ferì più volte, ma non in modo mortale. Anche io lo ferì. E poi, durante un suo attimo di distrazione, avendo la mano forse guidata da Dio, inflissi il colpo decisivo. Lo vidi cadere, incredulo, tenendo con le mani la lama della mia spada. Spirò.

In quell’attimo esatto udii dietro di me delle urla ed esultanza. La battaglia in coincidenza era finita. I nemici si ritirarono. Avevamo vinto. Ma guardando il campo mi misi a piangere, per tutti i morti lasciati, i compagni, gli amici, e andai verso mio fratello. Lo presi in braccio e lo portai in parte, ove nessuno era presente. Pregai per lui, e piansi per diversi minuti.

Fui raggiunto da Roberto di Normandia, scese dal suo maestoso cavallo nero, si inginocchiò a fianco a me, pregò, e mi disse che mio fratello avrebbe avuto degna sepoltura. Lo ringraziai.

Il giorno dopo fu così.

Lo onorammo. e io rimasi solo, ma con lui sempre dentro di me dove non morirà mai. Da quel giorno affrontai altre battaglie, perdendo altri amici, fino a quando, ormai saggio con l’età, mi ritirai.

E i ricordi mi fecero compagnia fino alla fine dei miei giorni.

Scritto da Oxford Brogue

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