TOCCARE IL CUORE DI QUALCUNO
Toccare il cuore di qualcuno. O bisbigliare all’anima con un sorriso.
Si, un sorriso, qualcosa che ognuno di noi è in grado di dare.
Non costa niente. Non importa se uno non ha motivo per sorridere, ma bisogna sforzarsi per dimostrare che il sorriso è un’arma tagliente.
E le carezze?
Le parole di consolazione?
E che dire di un bacio? Cosa dimostra un bacio? Forse dimostra più di quanto si possa immaginare.
Un bacio di una madre, di un padre, di un figlio, di un fratello, di una sorella, di qualcuno sincero e vero che ci vuole bene.
Un bacio sulla fronte per rassicurare, uno sulla guancia in timida armonia con il cuore, uno sulle labbra, con la passione che arriva dalla nostra anima.
Un bacio, dolce nella sua essenza, caldo nella sua morbidezza.
Conoscere qualcuno per caso. Capire, da ciò che scrive, la sua anima. Conoscere una persona senza mai averla vista.
Connettività virtuale.
Eppure ci sono persone che sentono legami e fiducia reciproca. Vite vissute in precedenza? Spirito divino? Angeli? Qualunque cosa sia, si sente un qualcosa di unico.
La vita amica mia, non è semplice. Ma con un sorriso, un abbraccio, un bacio, forse l’amaro inizia a dissolversi e a trasformarsi in qualcosa di dannatamente buono e dolce.
Scritto da OXFORD BROGUE
Riflessioni:
“Il tuo sorriso” _ Pablo Neruda
Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l’aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.
Non togliermi la rosa,
la lancia che sgrani,
l’acqua che d’improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d’argento che ti nasce.
Dura è la mia lotta e torno
con gli occhi stanchi,
a volte, d’aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.
Amor mio, nell’ora
più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d’improvviso
vedi che il mio sangue macchia
le pietre della strada,
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.
Vicino al mare, d’autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.
Riditela della notte,
del giorno, della luna,
riditela delle strade
contorte dell’isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l’aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei.
Mark Kostabi, pittore, scrittore, compositore, pianista, produttore nasce a Los Angeles nel 1960, da immigrati estoni.
Cresciuto a Whittier in California, compie i suoi studi di disegno e pittura alla California State University di Fullerton. Dopo aver studiato la pittura europea a cui fa riferimento nelle sue opere, fa suo il concetto delle botteghe del Rinascimento, in cui gli artisti, assistenti ed allievi collaborano alla realizzazione di un opera.
Nel 1988 fonda “Kostabi world”, la sua Bottega Rinascimentale che accende la fantasia dei media per l’impiego profuso di assistenti pittori e creativi. Kostabi ventenne, appena trasferitosi a New York, inizia la sua vertiginosa scalata verso il successo, e s’ impone come personaggio provocatorio e controverso pubblicando interviste a se stesso sul tema della mercificazione dell’arte contemporanea, gli anni in cui si afferma come figura di spicco del movimento artistico dell’East Village di New York.
Mark Kostabi dipinge figure senza volto, senza tempo, che possono essere tutti noi e nessuno di noi.. Evidenti sono le allusioni ed i riferimenti a voci antiche: il chiaroscuro del Caravaggio, lo sfumato del Perugino, il surreale di Magritte, la serialità di Warhol, la malinconia di De Chirico
Ma i soggetti e gli oggetti, i temi ed i colori che troviamo nelle sue tele e nei suoi disegni, non sono certamente quelli della tradizione classica.