Il 2017 che sta andando via e’ stato un anno davvero difficile e complesso ma mai arrendersi, mai farsi sopraffare, mai cedere e, soprattutto, imparare a godere delle piccole cose, delle sfumature, dell’ottimismo perché domani potrebbe essere migliore e quindi, cerchiamo sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno. Le conquiste, anche piccoline, sono quotidiane….bisogna guardarle e goderne.
Buon anno a tutti dal Team di 50annieround e dalla sua pagina FB
Al di la’ del piacere di stare in famiglia e di festeggiare non se ne puo’ piu’ di mangiare.
Il panettone o il pandoro non riesco mai a mangiarlo a Natale, non parliamo di Capodanno!!! Se tutto va bene lo assaggio alla Befana, ma poiché il 6 gennaio siamo tutti sparpagliati, non e’ da escludere che l’ultima domenica che chiude le vacanze natalizie la si passi ancora davanti a spumante e panettone ( quello che a Natale non si e’ nemmeno aperto)
Manca quindi l’Epifania, che tutte le feste si porta via e dal 7 si rientra nei “ranghi” di un pacchetto di cracker a pranzo e una cena leggera: o un primo, o un secondo….basta.
Un menu consigliato per chiudere in bellezza
Pappardelle ai funghi
La ricetta e’ semplice e veloce. Far rosolare i funghi Champinion in padella con aglio e olio, volendo, sfumandoli con un po’ di vino bianco. Cuocere le pappardelle al dente e ripassarle in padella con i funghi e un mezzo bicchiere di latte ( sono piu’ leggere che con la panna e le pappardelle si asciugano meno)
Salmone gratinato
Ci sono tantissime ricette fatte in questo modo, ma il segreto di questa e’ nel pangrattato unito a parmigiano, prezzemolo e scorza di limone. Volendo si può spolverare di zenzero in polvere. Irrorare con un bicchiere di vino bianco e infornare a 180° per 20 minuti a forno ventilato più altri 5 minuti in modalità grill per gratinare.
Insalatina colorata
Dopo un primo e un secondo ci sta un’insalatina digestiva con spinaci novelli per insalata, carote tagliate a striscioline, mela a pezzetti e cappuccio tondo tagliato sottilissimo. Il cavolo cappuccio tondo e’ più morbido del classico cavolo cappuccio verde e sta meglio nell’insalata.
Con la frutta nell’insalata io preferisco una vinaigrette con olio, limone, sale e pepe così la frutta non si macchia.
Sorbetto al limone
E’ un’ottima idea, verso la fine del pranzo o cena, quando le portate sono numerose e non siamo più abituati a mangiare tanto, fare una pausa con un sorbetto al limone. Ce ne sono tantissimi in commercio e molto buoni, se non si vuole farlo. E’ carino servirlo in mezzo limone bello e con buccia grossa svuotato.
Ora si può passare ai dolci e forse assaggio il Panettone o il Pandoro nemmeno aperti a Natale senza dimenticare Raffioli e Roccoco’, torroncini e cioccolato.
Durante i cenoni tradizionali, l’insalata di rinforzo funge quasi da sorbetto. Pare strano , ma dopo si può ricominciare daccapo!!!!!! Oddio proprio no.
Pero’ si può passare ai dolci .
INGREDIENTI
1 cavolo bianco ( l’anno prossimo voglio provare col cavolo romano o quello viola)
Vagavo senza meta e con la disperazione nell’animo, continuando a rigirare tutti i pensieri negativi che da mesi mi affliggono e ai quali non riesco a trovare scappatoia. Ho incontrato tante persone, come mai in tutta la mia vita. Molte hanno girato le spalle, altre hanno dato una pacca consolatoria ma poi hanno girato le spalle comunque. Qualcuno si e’ preso gioco di me promettendo il cielo, il mare, la terra e nel momento in cui mi offriva i doni sul palmo della mano incoraggiandomi a prenderli così la ritraeva chiudendo nel pugno la luce in fondo al tunnel che avevo, per poco, intravisto.
Una ferita, ennesima, al cuore gia’ dolorante, gia’ deluso, gia’ piu’ non in grado di sopportare altri graffi, sempre piu’ sanguinante e inerme, incapace di reagire e di ridare gas per riprendere la strada.
Lo sguardo vitreo e perso nel vuoto in cerca di una soluzione per procedere; i vestiti sempre gli stessi. Tolti e messi sulla sedia la sera prima e rimessi il giorno dopo. Viso scavato dalle perdite e dai tradimenti; solchi d’espressione irrecuperabili.
Un giorno per strada incontro un’anziana signora, elegante, di gran classe con le mani tutte storte dall’artrosi, l’aiuto a salire sul tram e mi ringrazia con un sorriso d’altri tempi. La osservo durante la corsa e non ha una virgola fuori posto. Veste con colori brillanti e ha accessori adeguati ai vestiti. Scarpe e borsa in tonalità, un viso luminoso, una solitudine interiore, un dolore profondo celato.
Scendiamo insieme dal tram e l’aiuto ancora.
-Signora- mi dice- lei e’ stata molto gentile, sto cercando qualcuno che mi aiuti a fare il “nostro” dolce tradizionale per Natale perche’, quest’anno, faccio piu’ fatica del solito con le mani e con la schiena, sa ci vuole molto tempo, e’ una ricetta complessa e lunga.
Le avevo notate, bellissime, affusolate, curatissime, ma storte. Chissa’ se le facevano male oppure erano solamente l’effetto dell’artrosi.
“Se si fida, dato che non mi conosce, posso aiutarla io.”
Un sorriso ancor piu’ bello del precedente illumina tutta la scena e capisco che si fida ma non solo.
Mi da appuntamento per andare a casa sua.
Giungo puntuale carica di gioia e di entusiasmo e vengo accolta con quel sorriso bellissimo e pieno di allegria. Trovo in cucina una birra fresca, un portacenere e un grembiule per non sporcarmi e tutto super organizzato. Diventiamo amiche prima di subito e mentre lavoriamo la pasta del dolce lei mi racconta la sua splendida storia d’amore. Le s’illumina il viso quando parla di lui e, nonostante sia vedova da molti anni, sembra che suo marito l’accompagni quotidianamente in tutto quello che fa.
Chiacchieriamo, chiacchieriamo tutto il giorno mentre il dolce che stiamo facendo è fatto da palline fritte passate nel miele e guarnite di mille colori e confetti e canditi. Sono gli struffoli napoletani. Mi racconta i trucchi del cuoco Monsu’ che con la sua mamma li cucinavano tutti gli anni per i numerosi parenti e amici presenti ai cenoni natalizi nei palazzi che avevano a Napoli e dintorni, persino in Basilicata. Le carrozze, gli abiti da sera; abitudini di un tempo.
Uno dei segreti di famiglia e’ nel goccio di marsala e la buccia grattugiata di un limone nell’impasto. Sul leggio, in cucina, c’e’ il volume “LA CUCINA NAPOLETANA” di Jeanne Caròla, un supporto per ricordare i numerosi passaggi.
Friggiamo centinaia di pezzetti di pasta che si gonfiano nell’olio bollente e poi la vedo intenta a passare quelle palline, appena fritte, nel miele sciolto, girarle a fatica; quanto amore in quel movimento, quanti ricordi le passeranno nella mente mentre meticolosamente avvolge ogni struffolo nello sciroppo ancora sul fuoco. Ogni anno, ogni Natale e’ un rito.
La parte più bella e’ stata la decorazione. Ero lì, disponibile a dare una mano ma al momento dell’impiattamento mi sono un po’ allontanata per osservarla meglio, vederla china sui piatti pieni di struffoli a mettere con artistica maestria tutti quei decori.
Mica buttati sopra così; messi uno a uno.
Le ciliegie candite, la scorza d’arancio tagliata a fettine, frutta candita mista a dadini, confettini piccolissimi d’argento, perle di zucchero all’anice (i famosi “spacca denti”) e sassolini colorati invisibili, gli unici messi cospargendoli su tutta la superfici come fosse una granella.
L’impresa volge al termine e la giornata pure. Sulla porta, mentre la sto ringraziando e salutando, m’invita per la serata della vigilia di Natale a cena. Devo assaggiare gli struffoli che abbiamo fatto insieme.
Accetto.
Arrivo all’appuntamento, parcheggio e mentre scendo dalla macchina vengo attratta dal balcone al terzo piano. Attraverso la strada per vedere meglio e noto delle grosse lanterne e dei grappoli d’abete pieni di mille luci. Sorrido.
Citofono e lei mi dice: “Sali con calma per favore, non suonare alla porta ti apro io quando sono pronta”
Sorrido ancora.
Salgo e resto qualche minuto in attesa sentendo trafficare, ma silenziosamente.
Nel mentre penso a questa strana situazione.
Questa signora mi ha affascinato dal primo istante, ma cosa ci faccio lì in attesa che mi apra. Ripasso come un film tutti gli ultimi mesi così ricchi di disperazione, incertezze, delusioni e dolore. Quando cammino per la strada o salgo sui mezzi in genere mi guardo i piedi, me ne sto per i fatti miei, chiusa nelle mie angosce. Invece lei ha catturato la mia attenzione, quel giorno, sul tram. Ed ora mi trovo dietro la sua porta di casa in attesa di una cena insieme.
Bellissima quella giornata passata in cucina a sentire i racconti di una vita e ad assorbire tutto quell’amore. Guardo la porta e un po’ origlio, sento movimento. C’e’ una decorazione bellissima sullo stipite. Una treccia di legnetti infilati a mano come in una collana inframmezzati a bacche rosse e neve e un lungo fiocco rosso che accarezza un Babbo Natale di legno.
Sento i passi e la porta si apre. E’ buio, le luci sono spente e lei mi accoglie con una luce negli occhi piena di allegria. L’abbraccio e la ringrazio, lei mi dà il benvenuto e mi dice “ Buon Natale, ti aspettavo”
Sembra di entrare in un paese da fiaba, pieno di piccole luci e un’atmosfera di magia.
Entro nella sala e sulla sinistra vedo i nostri coloratissimi struffoli accanto ad altri dolci e panettone e pandoro e un piccolo albero illuminato da led, fili e decori d’argento e, come d’incanto, mi ritrovo in mezzo alla neve. E’ tutto bianco intorno e molto luminoso perché ci sono tanti lampioni, no sono lanterne, bianche con i vetri ai quattro lati e il camino in cima.
Una grande e le altre più piccole. A fianco ad una di esse c’e’ un folletto. Ha un grande naso al centro del viso contornato da una lunga barba bianca e un buffo cappello di lana fatto a maglia con fiocchi di neve disegnati. Mi prende per mano e mi porta a fare una lunga passeggiata in mezzo alla neve, in mezzo al nulla fino a quando le luci delle lanterne non diventano piccolissime e lontane. Ci fermiamo in silenzio al buio, allunga una mano rugosa e mi accarezza il viso guardandomi languidamente a lungo e poi sorride.
Dopo un po’ accenna a tornare, mi volto ma siamo al buio e non vedo nulla. Sulla destra, in fondo in fondo in mezzo al niente s’intravedono dei piccoli punti di luce che ci indicano la via del ritorno. Man mano che ci avviciniamo la luce aumenta e le lanterne diventano sempre più dettagliate e lucenti. Un faro nel buio, un punto di riferimento.
Mi ritrovo seduta ad una tavola bellissima ed elegante dove perfino i tovaglioli sono delle roselline con i calici luminosi. E’ tutto bianco e rosso natalizio e i bicchieri riflettono le scintille delle candele caleidoscopicamente attraverso il cristallo intarsiato. Tutta la stanza e’ illuminata solo da candele piene di magia. In ogni angolo c’e’ una lanterna natalizia e al centro tavola quelle lanterne bianche che hanno illuminato il buio della notte in mezzo alla neve fredda.
Il mio buio e il mio freddo.
Ceniamo chiacchierando di tutto, brindiamo e apriamo i regali.
Che piacevole atmosfera piena di spensieratezza come da tempo non provavo.
La cena finisce, stiamo ancora un po’ insieme davanti ad un bicchiere di Moscato bianco e ai nostri struffoli colorati che chicco per chicco degustiamo complimentandoci dell’ottimo risultato e ridendo per la bella giornata culinaria passata insieme, mista a piccoli incidenti accaduti durante la lavorazione.
E’ tardi, lei inizia ad essere stanca, l’abbraccio forte sulla porta lei ricambia. “ L’ho fatto per te con tanto amore” mi dice fissandomi negli occhi e penetrandomi l’anima.
Che serata magnifica, mi avvio a casa col sorriso sulle labbra e mi addormento ripensando a tutto.
Mi sveglio durante la notte dolorante ad un polso, mi sveglio e nel buio mi massaggio il braccio. Mi sono addormentata con il bracciale che mi ha regalato la signora, lo accarezzo, tocco ogni ciondolo, ripasso con le dita tutte le scanalature, le accarezzo e vedo nel buio notturno quei colori rosso e bianco dei ciondoli e mi riaddormento sorridendo.
Dal giorno di natale sembra che l’aurea che mi circonda abbia ripreso un po’ di energia e colore. Porto quel bracciale giorno e notte e penso a lei in continuazione come se stesse con me dal mattino alla sera. So che mi sta guidando nella giusta direzione fuori dal tunnel e dal buio.
Natale 2016
So che darò fastidio ad alcuni con questo scritto ma, francamente, me ne infischio. Anzi, il motto per il 2017 sara’ proprio questo!
Questa e’ una ricetta davvero molto semplice ma ottima e sempre d’effetto solo per il fatto che sembra un tortino!!!! In questo periodo di cene pre natalizie con gli amici e’ l’ideale.
Ingredienti x 4 persone
1 confezione di bresaola tagliata a filini
1 ricotta
2 caprini
1/2 confezione di frutti rossi (mirtilli e lamponi essiccati)
Olio
Sale
Pepe verde
Preparazione
Tirar fuori dal frigo tutti gli ingredienti un’ ora prima di preparare il tortino, sarà più facile mescolarli insieme.
Mettere caprini e ricotta in una ciotola e iniziare a lavorarli con una forchetta, aggiungere la bresaola che se risulta a fili troppo lunghi va prima un po’ sminuzzata con le forbici. Girare e aggiungere un filo d’olio e sale (se necessario). Aggiungere una bella spolverata di pepe verde e quando il composto è ben omogeneo fare un’ ultima girata aggiungendo qualche frutto rosso per distribuirlo all’interno dell’impasto.
Preparare una ciotola col fondo tondo o tipo budino, rivestirla di pellicola, mettere dei fili di bresaola al centro e adagiarci il composto stando attenti che riempia bene la ciotola fino in fondo. Chiudere l’eccesso di pellicola e mettere in frigo per un paio d’ore.
Mezz’ora prima di servirla tirarla fuori dal frigo aprire la pellicola e girarla su un piatto. Guarnirla con qualche frutto rosso.
Servire con foglie di belga oppure un misto di pane e crostini.
Ottimo antipasto.
Ma….anche ottimi valori nutrizionali….per la bresaola!!!!!
La trevisana e’ verdura tipica di questo periodo e la si puo’ usare in tanti modi. Io ho fatto una frittata al forno e l’ho servita come aperitivo finger food.
Due persone, nate uguali, due ali d’angelo separate, che singolarmente non riuscivano a volare ma quando si abbracciavano e si tenevano per mano riuscivano a fare i voli più belli dell’universo.
Splendenti, entrambe, uniche per certi versi, ma in armonia con la mente ed in sintonia con lo sguardo. La loro luce guidava le loro gesta. Julia era la più taciturna, colei che solo con il suo sorriso parlava, con il suo sguardo si faceva sentire. Le movenze dei suoi capelli emettevano suoni celestiali. Con semplici azioni riusciva a dare soluzioni, ad avvicinare persone lontane, farle sentire nei loro cuori, a chi era triste faceva tornare il sorriso, a chi aveva perso la fede faceva tornare la luce che lo avrebbe guidato.
Così per anni, in armonia con la sorella, nonostante qualche screzio perché normale, ma sempre gioiose insieme. A fare l’albero di Natale giocando allegoricamente con le decorazioni, con i fili d’argento che si lanciavano l’una con l’altra. Dando vita all’albero di Natale ogni anno sempre più bello. Come loro. Luci di mille colori, come i loro sorrisi, palle di Natale incredibilmente belle da lasciar senza fiato, come i loro occhi, un insieme di fantastici pensieri osservando l’albero, come osservando l’insieme dei loro corpi.
Giocare nella neve come bambine, anche se ormai donne, ma giocare senza pensieri, perché non volevano deturpare quei bei momenti con i problemi della vita.
Le stagioni si susseguono. Amori, dolori, racconti reciproci per sostenersi a vicenda.
Julia sempre generosa. Per strada sembrava un angelo guidato dal cielo che fermava un bambino in corsa perché vedeva prima che sarebbe caduto, prendere per mano una vecchietta e fermarla nei suoi passi qualche istante prima che dall’alto cadesse un vaso che la avrebbe colpita, una piccola spinta ad un uomo verso una donna, perché sapeva che era giusto così. Ed infatti le due persone poi si baciavano. Azioni che veramente sembravano di una persona con premonizioni angeliche.
Ed in casa quando si riunivano una grande armonia, voci calde che si raccontavano, che ridevano, che sussurravano melodie incantate di magia e di cuore.
Un giorno durante il sonno qualcosa di nuovo successe.
Nella stanza una luce, un calore che faceva stare talmente bene da sentirsi protetti da qualsiasi cosa. Julia si svegliò e vide nella luce una figura, un angelo, stupendo; gli sorrise e le disse che Dio l’ha guardata per tanti anni, ha seguito le sue gesta quotidiane, evoluzioni fatte di cuore anima e tanto amore.
E Dio ha bisogno di lei, perché ha un compito più importante da darle. E che il suo tempo di vita mortale e terrena era giunto al termine.
Chiunque, avendo tale visione si sarebbe disperato, si sarebbe rattristato, avrebbe pianto. Ma lei, invece, con la gentilezza dell’anima che la contraddistingueva, sorrise.
La mattina dopo aspettò il risveglio della sorella, gemella, uguale, anche lei speciale. Ma Dio aveva scelto Julia. Lei sorrise e disse con la sorella di ciò che era successo. La sorella iniziò a piangere, dolori lancinanti nel cuore, esplosioni nell’anima, senso di debolezza e di svenimento. Lacrime, lacrime vere non bugiarde, ma lacrime nelle quali si leggeva il vero dolore.
Julia le si avvicinò, la guardò intensamente, la abbracciò e le diede un bacio. Uscirono assieme. Julia le disse di non preoccuparsi, che lei non sarebbe mai andata via veramente. Che sarebbe sempre stata in lei, nei ricordi, nel cuore e nell’anima, ed ogni volta che guardava il cielo, doveva cercare Jupiter, e doveva fissarlo. Lei sarebbe stata lì.
Si incamminò nel viale del giardino della casa, improvvisamente calò una fitta nebbia, ed in pochi secondi Julia sparì.
La sorella non piangeva più. In quello stesso momento sentì come se una mano le avesse accarezzato l’anima, come se un soffio di dolcezza e positività le avesse toccato il cuore. E subito capì che Julia era andata via, ma lo spirito viveva in lei.
Da quel giorno, anno dopo anno, il ricordo di Julia sempre era presente. E quando si guardava allo specchio non vedeva più la sua immagine riflessa, ma quella di sua sorella che le sorrideva, che le parlava e che le diceva che sarebbe sempre stata con lei a guidarla in molte scelte con le sensazioni, perché quando si perde nella vita reale qualcuno che fa parte di noi, rimane sempre vivo nel nostro cuore e, diventato angelo, eseguirà i compiti ancora più grandi che Dio gli avrà assegnato, ma si prenderà comunque sempre cura di noi, facendoci capire con intuizioni le strade da prendere Buon Natale Julia, e grazie per essere stata l’angelo della mia vita e che mi seguirai sempre.
Con affetto, tua sorella
Esposizione di Oxford Brogue per una cara amica che mi ha colpito con la sua storia e colpendomi, mi ha mosso a scrivere questo in onore della sorella scomparsa.
CYCLOPRIDE 2016: JUNIOR BikeMi ARRIVA A MILANO E SI FESTEGGIA
Primo Bike Sharing per bambini in Italia.
Junior BikeMi è attivo con 11 stazioni distribuite in 5 parchi della città: Sempione, Giardini Montanelli, Basiliche, Don Giussani e Ravizza. E’ possibile prelevare in contemporanea una bici per adulti e fino a tre bici per bambini tra i 6 e i 10 anni.
Il servizio segue le stesse condizioni e gli stessi orari di utilizzo del BikeMi tradizionale, ma cambiano le tariffe: per ogni mini-bici prelevata si paga 1 euro per le prime 2 ore di pedalata e 1 euro per ogni ora successiva o frazione.
Ricordati che l’adulto è responsabile della sicurezza dei minori ed è tenuto a far indossare loro il casco.
Ma questa non è l’unica novità per gli amanti delle due ruote: nel weekend disabato 14 e domenica 15 maggio torna il Cyclopride, la grande pedalata collettiva giunta alla sua quarta edizione.
– Sabato 14è prevista l’apertura del Cyclopride Villagein piazza del Cannone, dove, oltre ad iscriversi per la pedalata del giorno successivo, sarà possibile assistere a spettacoli di artisti di strada, partecipare a workshop sulla manutenzione e riparazione delle biciclette, laboratori per bambini e giochi sul tema della sicurezza stradale.
– Domenica 15maggio, alle 10.45, ci sarà la partenza vera e propria del Cyclopride, sempre da piazza del Cannone.
Sarà una giornata di festa con acrobati, giochi e street food. Dalle 13 alle 17 CargoBike Camp, raduno di cargo bikes con premiazione dei mezzi più belli e originali.
Milano, Piazza del Cannone 14 e 15 maggio 2016
iscrizione gratuita direttamente al Village in Piazza del Cannone. Riceverete la targhetta RDS cyclopride day 2016 da apporre sulla vostra bicicletta!
Inoltre quest’anno la grande pedalata collettiva sarà aperta ai nostri amici a quattro zampe: “su due ruote e 4 zampe in viaggio con Frontline“. Allo stand Frontline tutti coloro che parteciperanno alla pedalata con il proprio amico a quattro zampe ( ma è benvenuto anche chi non ha la bici!) riceveranno una maglia ricordo e uno scatto fotografico professionale.
Durante l’evento sarà eletta “la coppia uomo/animale più bella del Cyclopride day” che sarà premiata dagli speaker RDS con una cargo bike Front Line tri-act.
Come portare correttamente il cane in bici? Se non avete un carrello per cani di grossa taglia o un cestino per animali di piccola taglia, osservate le seguenti regole:
– imbragatura per il cane (ovvero il cane non deve avere il guinzaglio al collo)
– linea ammortizzata legata alla bici e tenuta in tensione con un’antenna. Si può fare a meno dell’antenna, ma la linea (quella che viene usata anche per il dog-trekking o il cani-cross) è necessaria. Va bene anche un guinzaglio lungo (non più di 2 mt): l’importante è che il conduttore possa tenere entrambe le mani sul manubrio!
dalle 13 in poi allo stand di CBM Italia Onlus ci sono i laboratori sensoriali gratuiti per grandi e piccini! (per info sui laboratori scrivi a eventi@cbmitalia.org o chiama allo 02.72.09.36.70)
CBM è la più grande organizzazione umanitaria internazionale impegnata nella prevenzione e cura della cecità e della disabilità nei Paesi del Sud del mondo.
Con ogni mezzo possibile, anche solo una bicicletta, gli operatori di CBM raggiungono i bambini ciechi e con disabilità anche nelle zone più isolate dei Paesi del Sud del mondo.
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