IL SOLE ROSSO DEI ROMANOV

IL SOLE ROSSO DEI ROMANOV

IL SOLE ROSSO DEI ROMANOV

Cento anni fa finiva la grande guerra e, con essa, il piu’ grande Impero della storia contemporanea.

 

Il Circolo del Principe che  promuove la cultura in Italia è fondata da 4 amici : Alessio Trentin presidente, Andrea Bonfrate , Marchese Avvocato Emilio Petrini Mandi della Fontanazza e Michelle Kling Hannover  .

Hanno scelto Il Circolo del Principe per un evento d’eccezione, un argomento storico ricco di episodi significativi.

Ci saranno relatori di altissimo livello , specializzati sull’argomento e moderati dal nostro presidente per ricordare   la storia della famiglia imperiale russa .

Foto da archivio storico

IL SOLE ROSSO DEI ROMANOV

IL SOLE ROSSO DEI ROMANOV

IL SOLE ROSSO DEI ROMANOV

IL SOLE ROSSO DEI ROMANOV

 

E’ nella sede della Società Geografica a Roma che gli ospiti che prevediamo numerosi e di grande qualità verranno accolti .

Dopo la conferenza seguirà una cena buffet.

 

Michelle M.Kling Hannover socia fondatrice

Read more

NON SONO TIFOSA E NEANCHE ROMANISTA, MA TOTTI E’ TOTTI.

NON SONO TIFOSA E NEANCHE ROMANISTA, MA TOTTI E’ TOTTI.

NON SONO TIFOSA E NEANCHE ROMANISTA, MA TOTTI E’ TOTTI.

Un campione e un talento del calcio italiano vestito da uomo normale con sentimenti veri

NON SONO TIFOSA E NEANCHE ROMANISTA, MA TOTTI E’ TOTTI.

Ho visto l’addio di Totti al calcio, commossa e ammirata da quest’uomo che pur giovane lascia il pallone. Io non so se e’ stata una sua decisione o degli allenatori, presidenti ecc. ma non mi e’ parso che la scelta sia stata serena, anzi mi sembra obbligata per raggiungimento di eta’, o pressione di altri. Non sono una sportiva e quindi parlo in modo semplice, sentimentale e per niente tecnico.

Il lungo giro del campo accompagnato da moglie e figli mi ha colpito per l’intensità degli sguardi tra loro, l’intesa della tensione del momento e della tristezza dell’abbandono; gli sguardi e le lacrime dei primi due figli e, ogni tanto, quelle piccole mani ad accarezzare il padre comprendendo il momento, capendo “ l’eroe” e l’uomo oltre che padre.

Mi e’ sempre piaciuto Totti, mi ha sempre fatto ridere questo personaggio scanzonato, ingenuo, finto tonto. Dalle barzellette alle pubblicità a cui mai ho fatto zapping per evitarle

Buffo! Ha creato quest’immagine di leggerezza che fa sorridere. Ha l’aria dell’uomo buono, del papa’ che gioca con i propri figli. Durante quel giro di campo più volte ha preso in braccio la piccola Isabel con una tenerezza di un gesto abituale e non costruito per l’occasione.

NON SONO TIFOSA E NEANCHE ROMANISTA, MA TOTTI E’ TOTTI.

Lo speaker ha spesso sottolineato, durante la diretta, come l’immagine di Totti fosse legata alla famiglia a partire dai genitori e, in sordina, tutti sanno quanta beneficenza ha fatto in questi anni.

Certo non e’ uomo da preoccuparsi, ha guadagnato talmente tanti soldi che non sarà questo il suo problema. Penso però che si senta solissimo in questo passaggio e in questa crescita come lui stesso l’ha definita. Bello il concetto che adesso deve abbandonare i pantaloni corti e le scarpette e crescere, come se il calcio fosse stato per lui un meraviglioso gioco spensierato. Del resto ammette beatamente che la capacità istintiva che ha nei piedi, il suo talento, e’ certo molto più facile di tutto ciò che lo aspetta anche perché e’ ignoto. E forse pensa di non saper far altro che tirare calci al pallone.

Altrettanto unico il concetto di rimanere fedele alla sua maglia e squadra sempre e comunque. Nonostante strepitose offerte in altri lidi.

Mentre sentivo la diretta pensavo a quanto un atleta, di evidente talento e generosità, possa nel mondo di oggi essere un esempio per tanti giovani.

NON SONO TIFOSA E NEANCHE ROMANISTA, MA TOTTI E’ TOTTI.

Oggi che abbiamo una società così complessa e complicata in cui, dove ti giri vedi e ascolti disastri, avere un uomo in cui credere, da prendere ad esempio, da imitare e’ certo più efficace di qualsiasi altra terapia.

Bravo Totti, con gli occhi lucidi, le mani nei capelli, quasi non volessi viverla quella giornata di addio. Bello lo sguardo tra te e i tuoi splendidi bambini; quante frasi non dette ho visto in quei momenti mentre accarezzavi moglie e figli.

NON SONO TIFOSA E NEANCHE ROMANISTA, MA TOTTI E’ TOTTI.

 

NON SONO TIFOSA E NEANCHE ROMANISTA, MA TOTTI E’ TOTTI.

Chi sarà Totti domani? Un allenatore? Il presidente di una grande squadra? Un tecnico?

E chi lo sa, anche se sono certa abbia già proposte di ogni genere da vagliare, ma nulla, credo, potrà mai accostarsi alla passione per il campo, le partite, i goal.

La lettera ai suoi tifosi?  E’ stata onesta, letta mentre solcava il prato verde del campo, scritta con sincerità e raccontata col naso che tirava su, come fanno i bimbi dopo il pianto, e chiedendo aiuto e supporto per la paura di affrontare il futuro senza la palla tra i piedi.

 

«Grazie Roma, ai miei parenti e agli amici. Grazie a mia moglie e ai miei tre figli. Ho voluto iniziare dai saluti perché non so se riuscirò a leggere queste righe. Penso sia impossibile raccontare 28 anni in poche frasi, vorrei farlo con canzoni e poesie e so esprimermi attraverso i miei piedi, mi viene tutto più semplice. A un certo punto della vita si diventa grandi, maledetto tempo! È lo stesso tempo che quel 17 giugno 2001 avremmo voluto passare in fretta, non vedevamo l’ora di sentire il triplice fischio e ho ancora la pelle d’oca.

Ora il tempo mi ha detto di togliermi gli scarpini e che sono un uomo, non posso sentire più l’odore del campo e l’adrenalina di giocare. Mi sono chiesto in questi mesi perché mi stiano svegliando da questo sogno. Voglio dedicare questa lettera a tutti i tifosi, siano essi bambini o grandi. Mi piace pensare che la mia carriera sia una favola da raccontare per voi.

Ora è finita veramente, mi levo la maglia per l’ultima volta, la piego per bene anche se non sono pronto per dire basta e forse non lo sarò mai. Scusatemi se non ho chiarito i miei pensieri ultimamente ma spegnere la luce non è facile, ho paura e non è come tirare un calcio di rigore. Stavolta non posso vedere cosa ci sarà dopo, concedetemi un po’ di paura perché non so che ci sarà, ho bisogno dei miei tifosi e del loro calore. Col vostro affetto potrò iniziare una nuova avventura, ora voglio dire grazie a chi ha lavorato accanto a me in questi anni e ai tifosi e alla Curva Sud.

Nascere romani e romanisti è un privilegio, fare il capitano è stato un onore. Siete e sarete sempre nella mia vita, smetterò di emozionarvi con i piedi ma il mio cuore sarà sempre lì con voi. Scendo le scale, vado nello spogliatoio che mi ha accolto bambino e che ora da uomo lascerò. Sono orgoglioso e felice di avervi dato ventotto anni di amore. Vi amo».

Poi ha raggiunto un ragazzino di 11 anni delle giovanili della Roma e gli ha consegnato la fascia da capitano. Un passaggio di consegne di sogni.

NON SONO TIFOSA E NEANCHE ROMANISTA, MA TOTTI E’ TOTTI.

 

Ciao Campione, spero proprio di vederti presto in qualcosa che ti entusiasmi tanto quanto il pallone.

 

NON SONO TIFOSA E NEANCHE ROMANISTA, MA TOTTI E’ TOTTI.

Lettere d’amore di 6 giornalisti al Capitano…..una piu’ bella dell’altra

Read more

QUESTA CHE STO PER NARRARE E’ UNA STORIA VERA

QUESTA CHE STO PER NARRARE E' UNA STORIA VERA

QUESTA CHE STO PER NARRARE E’ UNA STORIA VERA

Storie, leggende, racconti, fantasie, ricordi, reminiscenze….tutto crea l’atmosfera nello scrivere e soprattutto nel coinvolgere il lettore. E questa che sto per narrare è una storia, vissuta realmente o solo di fantasia, poco importa, ma sicuramente è che rileggendola mi ha travolto l’anima…….

Eravamo accampati con la nostra legione in mezzo al nulla, luna oscurata, pioggia e vento. Una legione composta da 10.000 uomini, valorosi, coraggiosi, affamati……molti feriti, altri in fin di vita. A morire in una terra che non ci apparteneva.

Battaglie su battaglie, sconfitte, vittorie, amici e nemici lasciati sulla verde erba rigogliosa dopo le piogge di Aprile. Ora siamo rimasti in 3.000 uomini, in quanto Roma ne aveva richiamati la maggior parte, e altri purtroppo erano quelli che non fecero più ritorno, caduti da gloriosi eroi.  Il tempo passava, come le stagioni. La barba incolta mi faceva capire lo scandire inesorabile dei mesi che come fulmini passavano.

Arrivammo finalmente ad un nostro avamposto. Fummo accolti non come soldati, ma come fratelli.

Andai nella stanza assegnatami, non da semplice soldato ma da Tribuno, comandante di una parte dei soldati rimasti. A breve venni chiamato nella sala delle strategie, dove generali, comandanti e gregari studiavano i vari piani di azione per poter rimanere in vita più che conquistare.

Incontrai, dopo tanti anni che non lo vedevo, Marco Aurelio Cracco, cresciuto con me in Roma, addestrato da uno dei migliori, Augusto Senna, gran centurione. Ci abbracciammo e ci scesero alcune lacrime.

Mi chiamarono poi per attirare la mia attenzione “Tribuno Tiberio Domiziano possiamo iniziare?”…Io sorrisi, mi scusai, e mi misi assieme a loro

Ragionammo tutto il pomeriggio. Poi finalmente il banchetto serale. Erano molte lune che non cenavamo così.

Il giorno dopo preparammo tutto ciò che si era detto il giorno prima.

Ci volle tempo, giorni, per mettere a punto molte cose. Poi partimmo, 2.500 uomini altri rimasero nella fortezza; sarebbe stato un viaggio lungo, ma non pensavo così triste per la conclusione.

Dopo circa 9 giorni di marcia arrivammo alla nostra destinazione. Radure verdi, foreste, montagne. Cacciagione e selvaggina per poterci sfamare, acqua di sorgente per dissetarci. Sembrava tutto perfetto, anche troppo.

Quella notte non riuscivo a dormire, avevo incubi reali, presagi di morte, dolori atroci. Mi alzai e mi misi a guardare il cielo, una meravigliosa Luna piena, che illuminava la distesa delle valli dove eravamo. Sembrava mi guardasse e piangesse, come per ricordarmi così, prima della mia morte.

Brividi di freddo e torpore mi assalirono, tornai in tenda e cercai di dormire almeno qualche ora.

Il risveglio non fu facile visto la travagliata notte che avevo passato

Ad un certo punto, un nostro soldato di guardia, iniziò a suonare la tromba d’allarme. Un drappello di uomini a cavallo, recanti bandiera con i simboli romani, correva verso di noi come trasportati dal vento del nord, forte, rapido, gelido.

Scesero e uno di loro, sporco di fango, sangue e fatica, venne verso di me. Era l’amico fraterno Marco Aurelio. Caduti in una imboscata durante l’attraversamento di una foresta, soldati morti, decimati dalle mille frecce scoccate dagli archi dei nemici, appostati come falchi al buio pronti a ghermire la preda.

Ci disse che migliaia di uomini stavano marciando verso il nostro accampamento

Non ebbi esitazione. Dissi a tutti di prepararsi per affrontare un nemico molto forte, che voleva respingere le nostre resistenze, che voleva far vedere la sua supremazia su Roma, e che scherniva i soldati romani definendoli burattini, non guerrieri, ma femmine che piangono morendo in battaglia chiedendo pietà per la vita. Aggiunsi che, morire in battaglia, è un onore riservato a pochi veri uomini, riservato agli eroi, ed io, se fosse stata la mia ora, sarei morto senza paura ma con negli occhi lo sguardo del coraggio e che tutti noi dovevamo incutere timore durante il combattimento ai nostri avversari dimostrando loro come muore un Romano, non come un burattino, ma come un possente e valoroso soldato che ha fede negli ideali per i quali ha prestato giuramento.

Sentii un coro di voci urlanti possedute dalla forza degli Dei che osannava il nome di Roma, dei Tribuni, ed il mio nome, Tiberio. Nei loro occhi fiamme, fuoco, voglia di vincere anche oltre la morte. Erano i nostri uomini, carichi e trepidanti, pronti a far capire al nemico il proprio onore contro chi onore non ne ha.

QUESTA CHE STO PER NARRARE E' UNA STORIA VERA

 

Non ci volle molto per schierarci, pronti, forti, ben armati e corazzati con i nostri grandi scudi rettangolari con effigi di Leoni e di Aquile; lance, archi, frecce, spade, cavalli sellati e vestiti a battaglia. Tutto pronto. Con gli altri Tribuni e con l’amico Marco Aurelio studiammo un piano, una strategia, per poter difendere le nostre vite e prendere noi le loro.

Ci dividemmo, truppe a piedi appostate all’inizio della radura, i migliori con gli archi, circa 500, suddivisi a metà nelle due foreste ai lati della verde distesa che di li a breve sarebbe stata insanguinata. Io guidavo con Marco Aurelio le truppe a cavallo.

Iniziò a calare la sera, le nubi all’orizzonte avevano l’odore di pioggia trasportata dal vento. Passarono minuti che sembravano ore, qualche goccia, poi una lieve pioggia, sottile, tagliente come lame, gocce non fredde, ma tiepide, come se volessero i nostri Dei darci calore anche nell’anima.

Udimmo suoni provenire in lontananza, ombre, rumori di tamburi, cori che osannavano la loro vittoria, insulti alle nostre donne e alle nostre divinità.

Poi il silenzio. Erano fermi, immobili, davanti a noi, distanti ma non troppo, schierati come pali in perfetta geometria. Davanti a loro 5 uomini a cavallo, vestiti di armature luccicanti, forse anche più delle nostre, con scudi rotondi, grandi, con disegni di animali bellissimi. Uno dei cinque, quelli in centro, fece avanzare di una incollatura il suo cavallo, volse lo sguardo prima a destra urlando un comando, poi a sinistra urlando un altro ordine. Sguainò la sua spada, luminosa anch’essa, e la additò verso di noi, e i fanti iniziarono ad avanzare. Ad un certo punto si aprirono in mezzo, e da dietro centinaia di uomini a cavallo si fecero largo avanzando velocemente. Non avevano spade in mano, ma archi, e iniziarono a scoccare frecce come fulmini che vogliono colpire folgorando. Ordinammo alle truppe di serrare i ranghi, di unire gli scudi a testuggine. Appena in tempo; le frecce si schiantarono sulle nostre difese. Alcune passarono, qualche uomo cadde, ferito, o peggio ancora, morto. Fu il nostro momento. Venne ordinato ai nostri arcieri nascosti all’interno della foresta di scoccare. Non si udiva più il rumore della pioggia, ne le urla dei soldati nemici, ma il forte sibilo delle 500 frecce scoccate, riscoccate, e lanciate ancora, con una velocità indescrivibile. Tanto che non si vedeva più il buio del cielo ma il colore del legno con le luccicanti punte mortali che volavano. E colpirono, cavalli innocenti caduti morti, soldati agonizzanti, molti salvati dai loro scudi ma altri senza vita a terra.. Ma non si fermarono; venne impartito dal loro comandante un altro ordine e altri fanti, numerosi, avanzarono in sostegno; la loro cavalleria veniva questa volta dai lati, ma non con archi e frecce, sta volta con le spade.

Allora impartimmo anche noi i nostri ordini. Andammo tutti in battaglia. Armati di voglia di gloria, di vita e di morte nello stesso momento, di tanta paura ma ancor di più di coraggio, io e Marco Aurelio con le nostre spade, amiche di mille battaglie, parte del nostro corpo, taglienti come rasoi e leggiadre come una piuma, al galoppo insieme ai nostri valorosi uomini.

QUESTA CHE STO PER NARRARE E' UNA STORIA VERA

I cavalli annaspavano e affannavano per la foga con cui li spronavamo a correre. Poi lo scontro. Colpi parati, colpi inferti, segni sullo scudo. Dolori di ferite lievi, l’odore del fango, dell’acqua, del sangue, della morte. Non si risparmiavano colpi. Frecce nemiche che mi sfioravano tagliandomi i capelli, lambendomi la pelle del viso. Una colpì il mio pennacchio, mi fece male, perché la sua forza mi diede uno strappo al collo ove l’elmo romano era legato con ferro e cuoio. Ebbi un attimo di sbandamento e mi colpirono. Caddi da cavallo. Marco Aurelio mi vide a terra, si fermò, scese anche lui a combattere al mio fianco. Fanti e legionari del nostro rango arrivarono veloci a combattere vicini. I nemici erano tanti, ma non avevamo più paura, ma solo tanta adrenalina data dal sapore del sangue giunto alla nostra bocca, al naso, come una essenza che ci poteva drogare, come lupi assatanati pronti ad azzannare la preda. E combattemmo senza timore.

Non so come successe ma ad un certo punto della battaglia ci trovammo d’innanzi ai 5 comandanti nemici; anche loro ormai scesi dai loro cavalli, anche loro segnati dalla battaglia. Io, Marco Aurelio e i nostri uomini affrontammo in uno duro conflitto loro, ed i loro fedeli combattenti. Fu un epico scontro, del quale non dimenticherò mai memoria, lungo, cruento, doloroso, triste.

Non potevamo sapere se saremmo sopravvissuti noi o loro, ma con impeto mai eguagliato, andammo avanti. Perdite di uomini da entrambi il lati. Tre dei cinque comandanti caddero. Io e Marco eravamo innanzi ai due più forti, il loro primo comandante e il suo fidato compagno, come eravamo noi due. Scintille delle nostre lame illuminavano il buio; le nostre urla confuse con le loro, per fare uscire tutta la grinta e la forza che avevamo. Io stavo lottando con il mio pari di grado. Marco con l’altro. Vidi che il mio fraterno amico stava avendo la meglio sul suo nemico, lo aveva disarmato e stava per colpirlo. Lo fece, colpito diritto nello stomaco. La sua spada lo aveva passato da parte a parte. Il sangue all’uomo usciva anche dalla bocca. Guardò Marco, e con un ultimo rimasuglio di vita, afferrò un coltello che aveva nella sua armatura e lo infilò nel collo del mio fraterno amico. Io urlai, impotente, la rabbia mi salì da dentro trasformando i miei occhi in quelli di un feroce assassino senza pietà. L’uomo dinnanzi a me vide il mio cambiamento. Divenni più combattivo, più adrenalinico, colpii, colpii ancora, sempre più forte, mentre l’altro indietreggiava sotto i miei fendenti. Impaurito, quasi stremato, fino a che cadde, lo trafissi, una, due, tre volte. Spirò.

I nostri uomini stavano avendo la meglio sul nemico, senza più comandanti che Iniziò ad indietreggiare fino a ritirarsi, sconfitto; ma la nostra vittoria, a che prezzo………..per Roma, per gli Dei…….

QUESTA CHE STO PER NARRARE E' UNA STORIA VERA

Corsi da chi non respirava più, le mie lacrime erano sporche del mio sangue, la mia voce straziata dal dolore, il corpo mi tremava. Presi Marco Aurelio sperando che fosse ancora vivo, ma il suo sangue mi riempì le mani, le gambe, il viso e la mia barba. Lo strinsi a me come un fratello stringerebbe il proprio caduto in battaglia, i miei uomini che volevano staccarmi senza riuscirci, Marco Aurelio, amico di una vita fatta di sacrifici, di lotte, di gioie e di dolori, combattente, eroe valoroso, morto…… e io continuavo ad urlare, a piangere a sentire il suo sangue, ad urlare agli Dei chiedendo perché lui e non me; con le mie ultime forze stremato dalla battaglia, dalla tragedia, dal dolore, lo sollevai, lo portai via da li, lo misi sul suo cavallo, lo riportai al campo.

Gli diedi giusta sepoltura, con gli onori come se fosse un Cesare, un Dio; era un uomo, con gli ideali di Roma nel cuore, con la sua fede, con il suo cuore, con la paura ed il coraggio sempre a lottare, ma senza mai tirarsi indietro da niente. Marco Aurelio, una parte della mia anima, del mio cuore, della mia vita. Che possa riposare in pace.

Dopo quel cruento giorno, fatto di morte, dolore, atroce dolore per la mia persona, le battaglie diminuirono, io combattevo sempre audacemente, in prima linea, con il ricordo di Marco dentro di me. Poi un giorno arrivò l’ordine di rientrare in patria.

Arrivati a Roma, dopo vari convenevoli, ci riunimmo tra tutti i vari comandanti. Fu lunga la giornata. Ma poi alla fine, ebbi il mio compenso. Rimanere a Roma, ad istruire i nuovi giovani, legionari, fanti, centurioni. La mia esperienza era grande, come il mio dolore. Fino al giorno in cui, all’età di 47 anni, incontrai l’amore della mia vita, una donna che già conoscevo dai tempi passati, ma che non avevo mai avuto il coraggio di guardare con gli occhi dell’amore, forse perché prima ero troppo intento a voler andare via a combattere, ma adesso, che avevo capito quanto vale una vita, potevo provare a dimostrarle il mio amore.

Fu una vita felice, tranquilla, dentro le mura di Roma, con i ricordi di Marco nel cuore e nell’anima, sognandolo la notte con il suo sorriso, come quando eravamo ragazzi, scherzando e facendo goliardie.

Ora con la saggezza di vecchio padre e marito, capisco quanto vale una vita, cosa fa veramente male e cosa è superficiale, quanto vale una lacrima, un dolore, una gioia, la felicità, l’armonia con l’universo.

QUESTA CHE STO PER NARRARE E' UNA STORIA VERA

E tramando questo sapere ai piccoli giovani fanciulli romani che vengono a sentire i miei racconti di battaglie del tempo passato, agitando nell’aree le loro spade di legno, i loro scudi fatti di leggero cuoio, immedesimandosi nei soldati che duellavano per un ideale, ideale che è una fede, un giuramento, una verità, come l’amore, forte, sincero, rispettoso e soprattutto proveniente dal cuore e dall’anima come il nostro credo in roma.

Oxford Brogue

XVIII – X – MMXVI

Pagina FB di Oxford Brogue

Read more

«QUESTO NON È AMORE», Un camper contro la violenza sulle donne

«QUESTO NON È AMORE», Un camper contro la violenza sulle donne

«QUESTO NON È AMORE», Un camper contro la violenza sulle donne

#questononèamore

“Se ti offende, se ti zittisce, se ti controlla, se ti fa del male fisico, se minaccia la tua libertà, anche economica, «…questo non è amore».

«QUESTO NON È AMORE», Un camper contro la violenza sulle donne
#questononèamore

Questo e’ lo  slogan scelto dalla Polizia di Stato per il nuovo progetto contro la violenza sulle donne e contro il Femminicidio. Una iniziativa del ministro dell’Interno Angelino Alfano e dal capo della Polizia Franco Gabrielli

Chi vuole denunciare trovera’ dal 2 luglio in alcune piazze italiane tra cui Sondrio, Brescia, Bologna, Arezzo, Macerata, Roma, L’Aquila, Pescara, Matera, Campobasso, Cosenza, Palermo, Siracusa e Sassari. Sul camper  sarà presente una postazione mobile della Polizia di Stato insieme  ad un medico/psicologo della Polizia di Stato, un operatore della Squadra Mobile-sezione specializzata, un operatore della Divisione Anticrimine e/o dell´Ufficio denunce e un rappresentante della rete antiviolenza locale.

L’intento e’ quello di fortificare e incoraggiare le donne che denunciano atti di abusi e violenze in famiglia, per starle a fianco e accogliere le richieste di aiuto. E’ fondamentale capire anche il meccanismo giudiziario, che a pare mio fa acqua da tutte le parti. Se non c’e’ denucia non c’e’ intervento. Una denuncia inoltre puo’ trasformare una molestia in un tentato omicidio e quindi  innescare un relativo processo con accuse decisamente pesanti, di conseguenza indagini, arresti e prevenzione. In ogni caso ritengo che vedere girare un Camper a supporto delle donne possa essere un deterrente per eventi violenti. Le possibili vittime potrebbero sentirsi meno in difficolta’ nel reagire con una denuncia e i loro carnefici potrebbero sentirsi piu’ controllati e meno liberi di agire.

Il femminicidio è qualcosa di culturale e sociale la finalita’ è quella di colpire il sommerso perché in questo tipo di reati la paura di una vittimizzazione secondaria molto spesso è il motivo principale che induce le donne a non esporsi e a non denunciare».

Nei camper ci sarà personale specializzato della squadra mobile, i casi più urgenti saranno direttamente trattati lì. La prima fase sperimentale durera’ per i prossimi  tre mesi estivi per due sabati al mese. Gli uffici di Polizia saranno più accoglienti per le donne e forniranno un contributo non solo di polizia giudiziaria, ma anche psicologico. Sara’ presente sui Camper materiale multilingue per soddisfare tutti gli ambiti sociali anche quelli  piu’ a rischio e culturalmente più esposti.

PER NON SUBIRE PIU’ COME:
Fakhra Younas

Una vita in bilico tra terrore e voglia di ricominciare. Il desiderio di riscatto non ha avuto la meglio, e l’ex danzatrice pakistana sfregiata dal marito con l’acido, ha deciso di mettere fine alla propria esistenza: si è lanciata da una finestra del sesto piano a Roma. 17 marzo.
Fakhra Younas, era diventata famosa nel 2005 per aver scritto il libro Il volto cancellato, un’icona per molte donne islamiche e viveva in Italia dal 2001, assieme al figlio Nauman di 17 anni. Aveva trovato il coraggio di chiedere il divorzio ribellandosi da un marito padrone. Dal  Pakistan aveva trovato rifugio in Italia , dopo che il coniuge l’aveva sfigurata con l’acido nel sonno perchè lei aveva ‘osato’ .
SOTTOPOSTA A 39 INTERVENTI. Nel disperato tentativo di rivedere (e riavere) i suoi lineamenti, ma il dolore non l’aveva mai abbandonata e così si e’ tolta la vita.

«QUESTO NON È AMORE», Un camper contro la violenza sulle donne
Fakhra Younas

Lucia Annibali

39 anni, avvocato di Urbino sfregiata dal compagno, che vigliaccamente ha persino ingaggiato due killer per sfigurarla. La prima sezione penale della Cassazione ha confermato la condanna in via definitiva a 20 anni di carcere per Luca Varani, l’ex fidanzato, avvocato pesarese di 39 anni, e a 12 anni ai due uomini assoldati per sfregiarla con l’acido solforico la sera del 16 aprile 2013. Varani risponde di lesioni gravi, stalking e tentato omicidio

Per molte donne, soprattutto per quelle che subiscono violenze, Lucia e’ diventata un simbolo. La volontà della Cassazione a non concedere sconti di pena e’ fondamentale per chi subisce questo tipo di violenza Finalmente Lucia Annibali puo’ iniziare una nuova vita da donna ben piu’ forte di chi l’ha sfigurata con l’acido e di Varani che ha dato l’ordine di sfregiarla e ucciderla. Lucia dichiara « purtroppo può capitare di finire in una storia che sembra bella e intensa e poi invece si rivela di “non amore”. Questa vittoria della giustizia è importante per tutti coloro che non si arrendono mai. È una sentenza che suona come una speranza. Lo voglio ribadire a chi soffre: non è mai finita fino a quando non lo decidiamo noi. E se ce l’ho fatta io, possono farcela anche gli altri».

 

«QUESTO NON È AMORE», Un camper contro la violenza sulle donne
Lucia Annibali, prima, in ospedale e dopo

Sara di Pietrantonio

Una morte atroce. «In 25 anni non ho mai visto una cosa simile», dice il capo della Squadra Mobile di Roma, Luigi Silipo. Bruciata viva dall’ex Vincenzo Paduano, che  non riusciva ad accettare la fine della loro storia. Solo dopo otto ore di interrogatorio, il 27enne Vincenzo ha ammesso di averla uccisa».  Per fortuna l’ha strangolata, prima di darle fuoco,

«QUESTO NON È AMORE», Un camper contro la violenza sulle donne
L’auto carbonizzata di Sara, il suo corpo e’ stato trovato poco piu’ avanti

Sara Di Pietrantonio è morta vittima di «un amore morboso e possessivo dopo una relazione di circa due anni, segnata da continui episodi di «vessazioni psicologiche» che Sara non aveva mai denunciato per non mettere nei guai l’uomo che diceva di amarla.

E’ questo uno degli atteggiamento piu’ sbagliati di noi donne rapite e ubriacate da amori che non hanno alcun presupposto per essere chiamati tali.

Lui la perseguitava con sms, si presentava a casa sua, la seguiva, addirittura controllava con una App come localizzare il suo cellulare. E’ stato accusato di omicidio premeditato e stalking perche’ c’e’ la vittima, ma solo per il tristissimo epilogo di questa agghiacciante storia.

I due si erano lasciati tre settimane e Sara, 22enne aveva iniziato a frequentare un vecchio compagno di liceo. Ma l’ex non lo  accettava. A poche ore dal delitto, era andato a trovarla a casa della madre e nulla faceva presagire il proseguo drammatico. Dopo aver trascorso la serata in un pub insieme ad un’amica, Sara incontra il nuovo fidanzato,  a fine serata lo accompagna a casa, ma Paduano era gia’ sulle sue tracce e l’aspetta sulla strada del ritorno  in via della Magliana, alla periferia Sud di Roma. Quando la vede, la insegue, la stringe verso il bordo della strada e la blocca con la sua auto. Sale su quella di Sara e le versa addosso liquido infiammabile, Sara scappa in cerca di aiuto ma Paduano appicca il fuoco all’auto e la insegue. La raggiunge qualche centinaia di metri più in là, la strangola per fortuna e la incendia.  I Vigili del fuoco troveranno il corpo semi-carbonizzato della giovane. Pazzesca la freddezza dell’ex fidanzato che dopo l’omicidio, come se nulla fosse, ritorna al lavoro di guardia giurata.

Bo Guerreschi

Una donna in carriera che s’innamora di un uomo ricco e influente e lo sposa. La sua vita sembra una favola moderna ma presto Bo, come la chiamano gli amici, scopre che le favole non esistono o meglio che il lieto fine non può prescindere dalla battaglia contro il male. Abusata, picchiata, perseguitata, Bo non ha mai smesso di lottare: «L’ho denunciato tante volte ma non c’erano mai abbastanza prove, lui usava i soldi per togliersi dai guai, aveva le persone giuste al posto giusto». Dietro le violenze, ad emergere è un universo di opulenza e degrado morale, corruzione e frodi, e un sistema giudiziario che fa acqua da tutte le parti.

“Può essere difficile trovare le parole adatte per descrivere l’inferno che si prova quando una donna è vittima di violenza. Ma potrebbe anche essere liberatorio”.

Bo, sopravvissuta ad un pestaggio dove ha rischiato la morte, dopo il lungo ricovero in ospedale, (non l’ha picchiata lui, l’ha fatta picchiare),  ha avuto la forza di scrivere  un libro sull’inferno subito. E’ il frutto di una dolorosa esperienza personale. Una storia coraggiosa tra abusi e violenze da parte dell’ex marito. Un libro d’aiuto per ogni donna, per quelle sottomesse e per quelle che combattono ogni giorno.

«QUESTO NON È AMORE», Un camper contro la violenza sulle donne
intervista del 1 giugno 2016 a Bo Guerreschi ESTATE IN DIRETTA

Una storia vera, una tra le tante voci che urlano per fermare queste violenze domestiche che ogni giorno sempre più donne sono costrette a subire. Un libro che analizza il problema dell’abuso fisico e psicologico che una donna subisce e contribuisce a spiegare le cause di questo triste fenomeno sociale.

«QUESTO NON È AMORE», Un camper contro la violenza sulle donne

Bo(h). Non si deve sempre morire per essere ascoltate: Testimonianze«QUESTO NON È AMORE», Un camper contro la violenza sulle donne

Bo, dopo il libro fonda Bon’t Worry “per non aver paura”

 

La Onlus contro la violenza alle donne 

 

 

Sono solo 4 esempi nel mare di violenza contro le donne che da qualche anno si e’ scatenato in modo sconcertante, ma prego tutte le donne, le figlie di iniziare ad amarsi e a rispettarsi. Non permettete, non concedete a nessuno mai, piu’, e per sempre di sottomettervi e di schiacciarvi, denunciate e chiedete aiuto.

QUESTO NON E’ AMORE.

«QUESTO NON È AMORE», Un camper contro la violenza sulle donne
Un tacco di farfalla per una decoltè rossa di Alberto Guardiani

 

GARCIA LORCA E I ROLLING STONES

GARCIA LORCA E I ROLLING STONES

Josè Luis Epifani – Gigi

inizia a studiare chitarra classica  a 13 anni nella scuola di musica spagnola a Buenos Aires, dove vive fino a 16 anni.
Poi si trasferisce  in Italia e  inizia le sue prime esperienze di musica live… ma ben presto  dirige i suoi gusti verso il rock anglo-americano, suonando covers che arrivano direttamente da Londra in totale anteprima.

Insieme a  gruppi affermati, si esibisce  in Italia nei santuari del rock-pop degli anni 70; tra cui il Piper di Roma, il Paips di Milano e Genova, il Nepentha e il Roxy Club di Milano.

Come chitarrista e cantante nei ” Pops ” entra in contatto con Adriano Celentano e Patty Pravo. Nell’ 84 suona con i Thunder Road di S. Francisco, suonando brani di B. Dylan e B. Springsteen.

Dieci anni dopo, ritrova il vecchio amico  Roby Mason, e fonda i Blackberrys, dando luogo alle radici alla band. E il suo nome diventa Jigi Epi.

Artista eclettico e versatile, tra un rock e l’altro, musicista prima di essere vocal interpreta, arrangia e canta le poesie di Federico Garcìa Lorca, il poeta e drammaturgo spagnolo per eccellenza, appartenente alla prima metà del Novecento, definita la “ Edad de Plata “ della letteratura spagnola. Conosciuto in tutto il mondo e dotato di una straordinaria capacità nella poesia, la musica e le rappresentazioni teatrali. Gli aperitivi in musica, organizzati a Milano e in Lombardia diventano appuntamenti che si moltiplicano e raccontano la bellezza illuminante andalusa della  scena di quella Spagna poetica e passionale di quei tempi e José Luis Epìfani ne e’ protagonista con la sua chitarra acustica.

Garcia Lorca musicate e cantate da Jose' Luis Epifani
Garcia Lorca musicate e cantate da Jose’ Luis Epifani

Con una cultura musicale così ad ampio raggio, che tocca stili diversi e unisce musicisti dalle svariate esperienze personali nasce Blackberrys, che è la tribute band dei Rolling Stones piu’ trascinante dei palchi di musica live. Interpretazione unica e autentica.

full-2-blackberrys
Blackberrys Band Rolling Stones Tribute

La band, e’ composta da artisti del rock anglo-americano, professionisti la cui bravura e passione trasmette al pubblico la vera essenza degli Stones mantenendo la propria personalita’

Nel 2005, s’incontrano  Jigi Epi voce solista, chitarra e armonica a bocca, e Roby Mason chitarra ritmica e cori. Condividono insieme svariate esperienze musicali fino a quando non si uniscono A Mauro Mc.Massignan al basso e cori, Pier Panzeri alla chitarra solista e Stefano Ghidoni alla batteria e cori.

with Blackberrys Band Rolling Stones Tribute Live @ Woodstock Grandate - COMO
with Blackberrys Band Rolling Stones Tribute Live @ Woodstock Grandate – COMO

La band, ricrea la grande musica dei Rolling Stones con travolgente energia, alternando rock e blues.

 

Ogni pezzo è un coinvolgente “ rock ‘n’ roll show “ ricco di atmosfere Stones, date dalle due chitarre in accordatura aperta, supportate dall’ incalzante sound del basso e batteria e dalla trascinante vivacità di un eclettico front-man.

Advertising flag Blackberrys Band x web

Jigi Epi – Voce, Chitarra, Armonica a bocca
Daniele Piffa – Chitarra solista
Roberto “Roby” Masoni – Chitarra ritmica, Vocalist
Mauro MacMassignani – Basso elettrico
Stefano Ghidoni alias Steve Mc Queen – Batteria, Vocalist

Altri video

Le date dei prossimi eventi da seguire con attenzione e da appuntare sull’agenda come un’appuntamento assolutamente imperdibile.

Events with Blackberrys Band Rolling Stones Tribute

05Mar BLACKBERRYS BAND THE ROLLING STONES SHOW @ CAPOLINEA LIVE

Sab 22:00 · organizzato da Blackberrys Band Rolling Stones Tribute

Capolinea Live Pub

Marnate, Italia

La prossima settimana

12Mar BLACKBERRYS BAND THE ROLLING STONES SHOW @ ROCK ON THE ROAD

Sab 22:30 · José Luis Epìfani parteciperà

RockOnTheRoad

Desio, Italia

PIÚ AVANTI QUESTO MESE

19Mar BLACKBERRYS BAND THE ROLLING STONES SHOW @ CITTA’ DI CASTELLO (PG)

Sab 22:30 · 7 partecipanti

Free Revolution Live Club

Città di Castello, Italia

MESE PROSSIMO

02Apr BLACKBERRYS BAND THE ROLLING STONES SHOW @ HI FOLKS

Sab 22:30 · organizzato da Blackberrys Band Rolling Stones Tribute

HI FOLKS food&booze floor musicians

Vittuone, Italia

  • Fonti:

Biografia di Garcia Lorca e la sua storia

Gli amici del Rock Villaggio musicale, notizie ed eventi

le poesie di federico Garcia Lorca musicate da Jose Epifani

Blackberrys Band il sito  la pagina FB degli eventi per rimanere sempre aggiornati

la pagina Fb di Josè Luis Epifani – Jigi e la pagina FB del gruppo

UN FARO PER RIPORTARMI A CASA

 UN FARO PER RIPORTARMI A CASA

Voglia di stagione calda, brezza marina, sole, mare e passeggiate sulla battigia.

E’ stato un’inverno anomalo quest’anno; il freddo, freddo in realta’ non c’e’ stato se non per poche giornate. Per il resto e’ stato mite e soleggiato e noi di Milano, abituati a mesi di grigio e giornate uggiose, non ci par vero di avere avuto un clima simile a Roma. Così i nostri balconi sembrano gia’ pronti a sbocciare………poco ci manca.

A Monica del Panificio Cattaneo non passa nulla inosservato e la fantasia corre subito sulla realizzazione di nuovi biscotti dalle forme originali, vivacissime che in vetrina catturano pensieri e fantasie di ogni tipo.

Cavallucci Marini e pPesci Tropicali
Cavallucci Marini e Pesci Tropicali

I colori sono sempre sgargianti e ogni biscotto e’ diverso dall’altro così che davvero ci si ferma ad osservarli per notare le espressioni di ogni soggetto, ce n’e’ per tutti i gusti.  Ci si ferma a pensare. Corrono i ricordi veloci di una storia, di un episodio o di un posto.

Granchietti e Polipini
Granchietti e Polipini

Questa volta ha colpito la memoria “Il Faro”.

…………..Amore è un faro sempre fisso
che sovrasta la tempesta e non vacilla mai………..

William Shakespeare

Ho un’amica appassionata di fari, raccoglie foto e video e scrive poesie ispirate dai punti luce in mezzo al mare, in mezzo al niente o in mezzo al buio della notte e quando c’e’ luna piena diventano sorelle di essa confondendo i marinai, la rotta e la navigazione.

Facebook, foriero di amori e di amicizie l’ha messa in contatto, attraverso immagini e rime, con un altro appassionato di Fari. Un uomo e una donna, eta’ diverse, insieme per la medesima passione. La loro amicizia, i loro interessi, li ha condotti a scambiarsi temi e scritti e tra poco uscirà  il loro primo libro di Poesie e Fari.

Tempête du 8 février 2016 en Mer d’Iroise

Navigo per rotte conosciute,
ma spinta da curiosità e spirito d’avventura,
ammaliata dal gelido candore della luna
bramo mete ignote…
Sperduta nell’immenso liquido mondo
e sfiancata dalle emozioni,
un piccolo punto luminoso mi guida,
non si vede, ma c’è…
un minuscolo faro… per riportarmi a casa

Isabeau e la sua pagina FB

I biscotti di Monica

 PANIFICIO CATTANEO
PIAZZA R. WAGNER, 13
20145 MILANO
TEL.02 462384

La pagina FB con una galleria fotografica di tutte le realizzazioni per ogni stagione e festa

ARTE E MODA SI SPOSANO NEI CONTRASTI: LA MACCHINA CON L’ABITO DA SERA.

ARTE E MODA SI SPOSANO NEI CONTRASTI: LA MACCHINA CON L’ABITO DA SERA.

In fondo una macchina è come una bella donna, peccato coprirla . Quando un’artista la copre di piccole piramidi composte in black & white le fa indossare un abito da sera minimal rivisitato . Gli elementi dell’outfit giocano con la luce per lanciarci tanti messaggi fashion. I contrari si disfano e si ricompongono in una geometria perfetta .

Erika Calesini e’ l’artista che ha creato l’abito da sera per la Lancia Ypsilon: l ‘amore profondo per gli oggetti ai quali lei  riconosce un’ anima, è l’essenza della sua arte.

ll Salone White che si tiene nella Milano  trendy di via Tortona vuol interpretare una modernità selezionata, originale e raffinata. Quando gli alchimisti della comunicazione si attiveranno  a filtrarne l’essenza , avranno creato  la moda del prossimo futuro  e il  fashion-world esulta!

ARTE E MODA SI SPOSANO NEI CONTRASTI: LA MACCHINA CON L’ABITO DA SERA
Michelle Kling al White di Via Tortona

Ben due volte  consecutive Lancia Ypsilon è stata sponsor di White , la rassegna della moda di sperimentazione a Milano  in  Via Tortona

ARTE E MODA SI SPOSANO NEI CONTRASTI: LA MACCHINA CON L’ABITO DA SERA
Paillette per la Lancia Ypsilon

articolo di Michelle Kling Hannover  

Image Consultant , esperta in camouflage e stylist , giornalista di moda 

MICHELLEMKLING3@GMAIL.COM

+39.333 8126999

 

Erika Calesini e’ spesso a Milano, Roma e Barcellona aggiornandosi  costantemente sul panorama artistico internazionale.  E’ sempre accolta con entusiasmo nelle manifestazioni di rilievo a cui partecipa. La sua forza espressiva viene riconosciuta ad ogni livello. molte delle sue opere si trovano in appartamenti di personalità della cultura e dello spettacolo e ne parlano le maggiori testate giornalistiche come “Il Corriere della Sera”, “La Repubblica”, “Il Resto del Carlino”, “Il Messaggero”.

opera di Erika Calesini
opera di  Erika Calesini

Creatività ed eleganza di Erika Calesini

error: Contenuto protetto !!