IL LABIRINTO DELL’ANIMA
di Elena Grossi
“Un importante insegnamento del mio professore di antropologia
a proposito del lavoro sul campo è quello di uscire sempre dalla propria confort zone.
Per molti versi, è il metodo che ho seguito anche nel “lavoro sul campo del cuore”. Per quanto sia stato tormentoso smarrirsi e peregrinare in territori solitari e sconosciuti, ora mi rendo conto che per qualche strana ragione è stato positivo non trovare subito la strada. Certe volte può essere addirittura un inopinato piacere non sapere dove si è. Ma questo presuppone la capacità di reggere il supplizio dell’incertezza.
La continua espansione della propria confort zone non è una cattiva strategia,
quando si è alla ricerca di un senso tutto nuovo.”
Tratto dal libro “La via del bosco” – Una storia di lutto, funghi e rinascita
Elena Grossi:
Questo passo del libro ha risvegliato la mia curiosità facendomi vibrare le corde dell’anima richiamando alla memoria un periodo della mia vita in cui:
“Per molto tempo ho attraversato il deserto delle mie paure, o meglio “la Foresta”…, ho sperimentato il vagabondare nella nebbia dei sensi, richiamata alla vita solo da echi lontani e da rumori indistinti; completamente disorientata. Mi sono smarrita in un luogo che consideravo tetro e deserto.”
A volte vedevo in lontananza pallidi colori che attiravano la mia attenzione, altre volte penetravano la mia barriera infidi profumi paradisiaci che mi hanno rievocato qualche cosa di lontano e sconosciuto… una cosa, una situazione, un modo di vivere o di essere, non so bene… che mai avevo sperimentato in vita ma che agognavo con tutta me stessa.
Quel lungo peregrinare in terre lontane dalla realtà, prima, mi ha portato, per buie e tortuose vie, alla scoperta di profonde zone d’ombra, legittime e legittimate dalla vita, che alla fine del labirinto mi hanno condotto alla riscoperta della parte più intima di me. La parte più sacra, gioiosa e vitale, ancora inviolata dalle sofferenze terrene. ( mi sono state donate per poter, un giorno, filosofeggiare su esse…)
Con il tempo ho compreso che era questa parte che brancolava nel buio e che tanto anelava di venir ritrovata per poter assaporare, per la prima volta, il calore del sole, respirare l’aria cristallina e vivere di una gioia serena, piena di colori intensi e vividi.
Ora è questo uno dei miei compiti terreni, dissetarmi della fonte per cui la mia anima gioisce, nel mio caso sono fortunata perché l’Arte e i Viaggi sono/saranno la mia sorgente.
Questo periodo di difficoltà ci chiama al cambiamento, a riflettere su ciò che riteniamo ingiusto e sbagliato della nostra vita, è un momento che potremmo sfruttare meglio…. Per la crescita personale, per imparare qualche cosa di nuovo, per parlare, come mai avevamo fatto prima, con i nostri figli.
Potremmo anche…pensare a tutto ciò che ci sarebbe piaciuto fare o avremmo voluto fare e prendere seriamente in considerazione di compierlo.
Questo è il compito che abbiamo in questo momento di crisi… buttarci alle spalle il vecchio per poter accogliere il nuovo e magari accettare l’inconsueto. Non è più il tempo di aspettare, ora bisogna purificarsi dai brutti pensieri e raccogliere le forze per pianificare un futuro migliore per noi e quelli che ci circondano. E’ tempo di evolverci, tempo di accettare ciò che ci fa/farà sentire bene lasciandoci alle spalle ciò che non ci appartiene più.
Cosa avremmo sempre voluto fare e non abbiamo mai avuto il coraggio di fare?
Cosa ci ha tenuti legati in una situazione per noi poco gradevole?
Cosa non ci siamo confessati mai per la paura di venir giudicati?
Elena Grossi
Irene Vella l’11 Marzo 2020 ha pubblicato una bellissima poesia su facebook
Era l’11 marzo del 2020, le strade erano vuote, i negozi chiusi, la gente non usciva più.
Ma la primavera non sapeva nulla.
Fu l’anno in cui si poteva uscire solo per fare la spesa
Dopo poco chiusero tutto
Anche gli uffici
L’esercito iniziava a presidiare le uscite e i confini
Perché non c’era più spazio per tutti negli ospedali
E la gente si ammalava
Allora la paura diventò reale
E le giornate sembravano tutte uguali
Ma la primavera non lo sapeva e le rose tornarono a fiorire
Ci fu chi imparò una nuova lingua
Chi si mise a studiare e chi riprese l’ultimo esame che mancava alla tesi
Chi smise di scendere a patti con l’ignoranza
L’anno in cui il mondo sembrò fermarsi
E l’economia andare a picco
Ma la primavera non lo sapeva
Ed insegnò a tutti
La forza della vita.