SPOSTARE I LIMITI SENZA ROMPERLI
Fiato alle donne per le donne, un suono soave per le mie orecchie.
Mica facile spostare o esplorare i limiti, confini, barriere, demarcazioni, senza rompere tutto. Una bella impresa, e di impresa vi racconto, e i limiti non si sono rotti, anzi .
Giovedì 26 gennaio alla Casa di Vetro c’e’ stata la presentazione del libro “ESPLORARE I CONFINI” di Luisa Pogliana, esperta ricercatrice e scrittrice sociologica. Collabora con riviste professionali approfondendo il tema del management femminile e il lavoro delle donne sulla base della propria esperienza professionale come donna e manager.
Con lei all’incontro Maria Emanuela Salati , responsabile Formazione, Sviluppo e Welfare, ATM Milano e Marcella Mallen, presidente di Prioritalia per raccontare le loro esperienze in azienda.
Aria nuova nelle aziende quindi, portata dalla visione più aperta femminile. Non e’ una questione di conflitto tra uomo, che ha sempre ricoperto un ruolo di comando, e donna, ma una questione di mentalità più aperta per apportare innovazione ai principi usuali del management.
Alcuni uomini iniziano ad accogliere le innovazioni femminili e ad avere un occhio più attento, una sensibilità più attiva a comprendere alcuni importanti cambiamenti. Quando questo sodalizio riesce a combinarsi ne guadagna l’azienda.
Uno dei temi sensibili e’ per esempio la maternità.
Far capire e valutare i costi di una donna introdotta a livelli manageriali che deve abbandonare il lavoro temporaneamente per maternità quanto costerà all’azienda?
E’ assolutamente fondamentale valutare in termini economici e capire che sostenerla e favorire il suo rapido ritorno costa meno all’azienda che ricominciare da zero con un’altra donna: perciò mettere a stretto confronto costi-benefici . Perché? Molte, diventate mamme, non ritornano al lavoro per mancanza di servizi. E il lavoro di queste donne? La loro esperienza, formazione, capacità, potenzialità, motivazione costruita in anni che fine fa’? Finisce nel nulla tanto quanto il valore dell’azienda stessa che la perde per sempre. Dovrà l’azienda ricostruire quel tessuto femminile sul quale aveva investito e ricominciare da capo.
Quando questo supporto alla maternità si e’ verificato in un’azienda il rientro al lavoro è stato elevatissimo e in tempi limitati e l’azienda ne ha beneficiato totalmente, oltre a rendere la Neo-mamma una donna realizzata, che darà tutto ai colleghi , ai collaboratori e all’azienda stessa.
Nel dibattito e’ emersa un’altra situazione che ha raccolto tutto il mio consenso e mi ha affascinata per quanto potesse risultare fin banale, ma geniale e a cui pochi avrebbero avuto il coraggio di pensare, perché inusuale. E’ proprio l’inconsueto che potrebbe veramente rovesciare una situazione.
Nel caso, in un’azienda piena di stranieri addetti principalmente a magazzinieri o lavori manuali sono stati fatti dei test per conoscere le competenze di ognuno. Si e’ scoperto che tra loro molti conoscevano 3/4 lingue, oppure alcuni erano laureati in discipline molto particolari ma non riconosciute in Italia. Bene, a queste persone sono state cambiate le mansioni sfruttando al meglio le loro specifiche competenze e posizionandoli in categorie piu’ attinenti alle loro caratteristiche.
L’azienda ha avuto un rilancio incredibile. C’e’ stato un ribaltamento, un’energia nuova, una vitalità dilagante e un entusiasmo che non potevano che apportare nuova linfa. Fatturato in miglioramento, nuovi posti di lavoro….pare poco?
I modelli rassicuranti e consolidati sono stati rovesciati dalla realtà’ evidente e dall’innovazione di favorire quella realtà diverse per ogni azienda. E’ un modo di pensare libero da cui può nascere il nuovo. Partire dalla realtà, non confinarsi nei modelli stantii.
Queste nuove manager sono autodidatte, apprendono mentre agiscono.
Del resto io penso che la società di oggi dovrebbe incanalarsi in questa direzione dando spazio soprattutto alle donne che hanno caratteristiche genetiche particolari.
Per carità, siamo complesse e a volte “arzigogolate” ma abbiamo delle risorse davvero incredibili. Sara’ il fatto che portiamo nel grembo una piccola vita destinata a diventare un uomo o una donna; sara’ che ce ne dobbiamo distaccare appena lo abbiamo messo al mondo; sara’ che dobbiamo condurlo nei primi passi….sara’ perché diventiamo madri un po’ alla volta osservando nostro figlio e siamo madri diverse per ogni figlio perché ci adattiamo alle sue caratteristiche per meglio farlo emergere. Siamo più abituate ad adattarci a situazioni diverse; abbiamo una mente molto piu’ aperta e abituata ad accogliere e a dare. Sfido qualsiasi madre a negare che in base al carattere dei propri figli agisce in un modo piuttosto che in un altro. In famiglia, che in fondo e’ una piccola azienda, siamo l’ago degli equilibri e se non riusciamo in questo ruolo la famiglia, capita spesso, va a rotoli. Siamo mediatrici, osservatrici, teniamo sotto controllo tutti i componenti della famiglia, le loro personalità, le loro diverse caratteristiche, persino i “figli” pelosi, ma sembra ci venga naturale e a volte non gli diamo il giusto peso perche’ ci pare ovvio. Io dico che siamo proprio brave, invece.
Forse per questi motivi abbiamo una visione diversa di ciò che ci circonda e siamo naturalmente più abituate ad uscire dagli stereotipi e ad avere un progetto nella testa secondo il nostro punto di osservazione che e’ molto ampio.
Nella dirigenza non siamo inquinate da prototipi di management tipicamente maschili perché e solo da poco che siamo, in qualche azienda, al posto di comando.
I manager vedono le cose dalla stessa angolazione, seguono le stesse regole di sempre. Quelle poche donne arrivate ai vertici recentemente vivono una vita diversa, e vedono le cose diversamente non adeguandosi alle antiche e radicate visioni ma sulle proprie realizzando politiche aziendali non usuali e pero’ vincenti. Proprio perché sperimentano osservando la realtà , quindi partendo da ciò che hanno sotto gli occhi in quel momento, in quel periodo. Domani vedranno un’altra cosa, la prospettiva cambia, analizzeranno la nuova angolatura.
Fare un lavoro con soddisfazione, col cuore e con l’anima, sentirsi valorizzati e rispettati, ricoprire un ruolo che appaga e di cui si e’ ripagati economicamente e moralmente e socialmente e’ la realizzazione di una buona vita.
Il lavoro che queste donne stanno facendo e’ difficile ma fondamentale a creare una nuova cultura aziendale per adottare soluzioni diverse con visioni più innovative e ridare energia ad una società tanto mortificata in questo periodo.
“CONTA QUESTA “NORMALITÀ” NON LE SPLENDIDE ECCEZIONI”.
Per dire che tutte possiamo trovare una possibilità, qualcosa alla nostra portata.
Aggiungo:
questa dovrebbe diventare normalita’, invece fa notizia