Al di la’ del piacere di stare in famiglia e di festeggiare non se ne puo’ piu’ di mangiare.
Il panettone o il pandoro non riesco mai a mangiarlo a Natale, non parliamo di Capodanno!!! Se tutto va bene lo assaggio alla Befana, ma poiché il 6 gennaio siamo tutti sparpagliati, non e’ da escludere che l’ultima domenica che chiude le vacanze natalizie la si passi ancora davanti a spumante e panettone ( quello che a Natale non si e’ nemmeno aperto)
Manca quindi l’Epifania, che tutte le feste si porta via e dal 7 si rientra nei “ranghi” di un pacchetto di cracker a pranzo e una cena leggera: o un primo, o un secondo….basta.
Un menu consigliato per chiudere in bellezza
Pappardelle ai funghi
La ricetta e’ semplice e veloce. Far rosolare i funghi Champinion in padella con aglio e olio, volendo, sfumandoli con un po’ di vino bianco. Cuocere le pappardelle al dente e ripassarle in padella con i funghi e un mezzo bicchiere di latte ( sono piu’ leggere che con la panna e le pappardelle si asciugano meno)
Salmone gratinato
Ci sono tantissime ricette fatte in questo modo, ma il segreto di questa e’ nel pangrattato unito a parmigiano, prezzemolo e scorza di limone. Volendo si può spolverare di zenzero in polvere. Irrorare con un bicchiere di vino bianco e infornare a 180° per 20 minuti a forno ventilato più altri 5 minuti in modalità grill per gratinare.
Insalatina colorata
Dopo un primo e un secondo ci sta un’insalatina digestiva con spinaci novelli per insalata, carote tagliate a striscioline, mela a pezzetti e cappuccio tondo tagliato sottilissimo. Il cavolo cappuccio tondo e’ più morbido del classico cavolo cappuccio verde e sta meglio nell’insalata.
Con la frutta nell’insalata io preferisco una vinaigrette con olio, limone, sale e pepe così la frutta non si macchia.
Sorbetto al limone
E’ un’ottima idea, verso la fine del pranzo o cena, quando le portate sono numerose e non siamo più abituati a mangiare tanto, fare una pausa con un sorbetto al limone. Ce ne sono tantissimi in commercio e molto buoni, se non si vuole farlo. E’ carino servirlo in mezzo limone bello e con buccia grossa svuotato.
Ora si può passare ai dolci e forse assaggio il Panettone o il Pandoro nemmeno aperti a Natale senza dimenticare Raffioli e Roccoco’, torroncini e cioccolato.
Vagavo senza meta e con la disperazione nell’animo, continuando a rigirare tutti i pensieri negativi che da mesi mi affliggono e ai quali non riesco a trovare scappatoia. Ho incontrato tante persone, come mai in tutta la mia vita. Molte hanno girato le spalle, altre hanno dato una pacca consolatoria ma poi hanno girato le spalle comunque. Qualcuno si e’ preso gioco di me promettendo il cielo, il mare, la terra e nel momento in cui mi offriva i doni sul palmo della mano incoraggiandomi a prenderli così la ritraeva chiudendo nel pugno la luce in fondo al tunnel che avevo, per poco, intravisto.
Una ferita, ennesima, al cuore gia’ dolorante, gia’ deluso, gia’ piu’ non in grado di sopportare altri graffi, sempre piu’ sanguinante e inerme, incapace di reagire e di ridare gas per riprendere la strada.
Lo sguardo vitreo e perso nel vuoto in cerca di una soluzione per procedere; i vestiti sempre gli stessi. Tolti e messi sulla sedia la sera prima e rimessi il giorno dopo. Viso scavato dalle perdite e dai tradimenti; solchi d’espressione irrecuperabili.
Un giorno per strada incontro un’anziana signora, elegante, di gran classe con le mani tutte storte dall’artrosi, l’aiuto a salire sul tram e mi ringrazia con un sorriso d’altri tempi. La osservo durante la corsa e non ha una virgola fuori posto. Veste con colori brillanti e ha accessori adeguati ai vestiti. Scarpe e borsa in tonalità, un viso luminoso, una solitudine interiore, un dolore profondo celato.
Scendiamo insieme dal tram e l’aiuto ancora.
-Signora- mi dice- lei e’ stata molto gentile, sto cercando qualcuno che mi aiuti a fare il “nostro” dolce tradizionale per Natale perche’, quest’anno, faccio piu’ fatica del solito con le mani e con la schiena, sa ci vuole molto tempo, e’ una ricetta complessa e lunga.
Le avevo notate, bellissime, affusolate, curatissime, ma storte. Chissa’ se le facevano male oppure erano solamente l’effetto dell’artrosi.
“Se si fida, dato che non mi conosce, posso aiutarla io.”
Un sorriso ancor piu’ bello del precedente illumina tutta la scena e capisco che si fida ma non solo.
Mi da appuntamento per andare a casa sua.
Giungo puntuale carica di gioia e di entusiasmo e vengo accolta con quel sorriso bellissimo e pieno di allegria. Trovo in cucina una birra fresca, un portacenere e un grembiule per non sporcarmi e tutto super organizzato. Diventiamo amiche prima di subito e mentre lavoriamo la pasta del dolce lei mi racconta la sua splendida storia d’amore. Le s’illumina il viso quando parla di lui e, nonostante sia vedova da molti anni, sembra che suo marito l’accompagni quotidianamente in tutto quello che fa.
Chiacchieriamo, chiacchieriamo tutto il giorno mentre il dolce che stiamo facendo è fatto da palline fritte passate nel miele e guarnite di mille colori e confetti e canditi. Sono gli struffoli napoletani. Mi racconta i trucchi del cuoco Monsu’ che con la sua mamma li cucinavano tutti gli anni per i numerosi parenti e amici presenti ai cenoni natalizi nei palazzi che avevano a Napoli e dintorni, persino in Basilicata. Le carrozze, gli abiti da sera; abitudini di un tempo.
Uno dei segreti di famiglia e’ nel goccio di marsala e la buccia grattugiata di un limone nell’impasto. Sul leggio, in cucina, c’e’ il volume “LA CUCINA NAPOLETANA” di Jeanne Caròla, un supporto per ricordare i numerosi passaggi.
Friggiamo centinaia di pezzetti di pasta che si gonfiano nell’olio bollente e poi la vedo intenta a passare quelle palline, appena fritte, nel miele sciolto, girarle a fatica; quanto amore in quel movimento, quanti ricordi le passeranno nella mente mentre meticolosamente avvolge ogni struffolo nello sciroppo ancora sul fuoco. Ogni anno, ogni Natale e’ un rito.
La parte più bella e’ stata la decorazione. Ero lì, disponibile a dare una mano ma al momento dell’impiattamento mi sono un po’ allontanata per osservarla meglio, vederla china sui piatti pieni di struffoli a mettere con artistica maestria tutti quei decori.
Mica buttati sopra così; messi uno a uno.
Le ciliegie candite, la scorza d’arancio tagliata a fettine, frutta candita mista a dadini, confettini piccolissimi d’argento, perle di zucchero all’anice (i famosi “spacca denti”) e sassolini colorati invisibili, gli unici messi cospargendoli su tutta la superfici come fosse una granella.
L’impresa volge al termine e la giornata pure. Sulla porta, mentre la sto ringraziando e salutando, m’invita per la serata della vigilia di Natale a cena. Devo assaggiare gli struffoli che abbiamo fatto insieme.
Accetto.
Arrivo all’appuntamento, parcheggio e mentre scendo dalla macchina vengo attratta dal balcone al terzo piano. Attraverso la strada per vedere meglio e noto delle grosse lanterne e dei grappoli d’abete pieni di mille luci. Sorrido.
Citofono e lei mi dice: “Sali con calma per favore, non suonare alla porta ti apro io quando sono pronta”
Sorrido ancora.
Salgo e resto qualche minuto in attesa sentendo trafficare, ma silenziosamente.
Nel mentre penso a questa strana situazione.
Questa signora mi ha affascinato dal primo istante, ma cosa ci faccio lì in attesa che mi apra. Ripasso come un film tutti gli ultimi mesi così ricchi di disperazione, incertezze, delusioni e dolore. Quando cammino per la strada o salgo sui mezzi in genere mi guardo i piedi, me ne sto per i fatti miei, chiusa nelle mie angosce. Invece lei ha catturato la mia attenzione, quel giorno, sul tram. Ed ora mi trovo dietro la sua porta di casa in attesa di una cena insieme.
Bellissima quella giornata passata in cucina a sentire i racconti di una vita e ad assorbire tutto quell’amore. Guardo la porta e un po’ origlio, sento movimento. C’e’ una decorazione bellissima sullo stipite. Una treccia di legnetti infilati a mano come in una collana inframmezzati a bacche rosse e neve e un lungo fiocco rosso che accarezza un Babbo Natale di legno.
Sento i passi e la porta si apre. E’ buio, le luci sono spente e lei mi accoglie con una luce negli occhi piena di allegria. L’abbraccio e la ringrazio, lei mi dà il benvenuto e mi dice “ Buon Natale, ti aspettavo”
Sembra di entrare in un paese da fiaba, pieno di piccole luci e un’atmosfera di magia.
Entro nella sala e sulla sinistra vedo i nostri coloratissimi struffoli accanto ad altri dolci e panettone e pandoro e un piccolo albero illuminato da led, fili e decori d’argento e, come d’incanto, mi ritrovo in mezzo alla neve. E’ tutto bianco intorno e molto luminoso perché ci sono tanti lampioni, no sono lanterne, bianche con i vetri ai quattro lati e il camino in cima.
Una grande e le altre più piccole. A fianco ad una di esse c’e’ un folletto. Ha un grande naso al centro del viso contornato da una lunga barba bianca e un buffo cappello di lana fatto a maglia con fiocchi di neve disegnati. Mi prende per mano e mi porta a fare una lunga passeggiata in mezzo alla neve, in mezzo al nulla fino a quando le luci delle lanterne non diventano piccolissime e lontane. Ci fermiamo in silenzio al buio, allunga una mano rugosa e mi accarezza il viso guardandomi languidamente a lungo e poi sorride.
Dopo un po’ accenna a tornare, mi volto ma siamo al buio e non vedo nulla. Sulla destra, in fondo in fondo in mezzo al niente s’intravedono dei piccoli punti di luce che ci indicano la via del ritorno. Man mano che ci avviciniamo la luce aumenta e le lanterne diventano sempre più dettagliate e lucenti. Un faro nel buio, un punto di riferimento.
Mi ritrovo seduta ad una tavola bellissima ed elegante dove perfino i tovaglioli sono delle roselline con i calici luminosi. E’ tutto bianco e rosso natalizio e i bicchieri riflettono le scintille delle candele caleidoscopicamente attraverso il cristallo intarsiato. Tutta la stanza e’ illuminata solo da candele piene di magia. In ogni angolo c’e’ una lanterna natalizia e al centro tavola quelle lanterne bianche che hanno illuminato il buio della notte in mezzo alla neve fredda.
Il mio buio e il mio freddo.
Ceniamo chiacchierando di tutto, brindiamo e apriamo i regali.
Che piacevole atmosfera piena di spensieratezza come da tempo non provavo.
La cena finisce, stiamo ancora un po’ insieme davanti ad un bicchiere di Moscato bianco e ai nostri struffoli colorati che chicco per chicco degustiamo complimentandoci dell’ottimo risultato e ridendo per la bella giornata culinaria passata insieme, mista a piccoli incidenti accaduti durante la lavorazione.
E’ tardi, lei inizia ad essere stanca, l’abbraccio forte sulla porta lei ricambia. “ L’ho fatto per te con tanto amore” mi dice fissandomi negli occhi e penetrandomi l’anima.
Che serata magnifica, mi avvio a casa col sorriso sulle labbra e mi addormento ripensando a tutto.
Mi sveglio durante la notte dolorante ad un polso, mi sveglio e nel buio mi massaggio il braccio. Mi sono addormentata con il bracciale che mi ha regalato la signora, lo accarezzo, tocco ogni ciondolo, ripasso con le dita tutte le scanalature, le accarezzo e vedo nel buio notturno quei colori rosso e bianco dei ciondoli e mi riaddormento sorridendo.
Dal giorno di natale sembra che l’aurea che mi circonda abbia ripreso un po’ di energia e colore. Porto quel bracciale giorno e notte e penso a lei in continuazione come se stesse con me dal mattino alla sera. So che mi sta guidando nella giusta direzione fuori dal tunnel e dal buio.
Natale 2016
So che darò fastidio ad alcuni con questo scritto ma, francamente, me ne infischio. Anzi, il motto per il 2017 sara’ proprio questo!
Nonostante l’eta’, ben 82 anni, energia e profondo amore, conditi con tradizioni partenopee di generazioni e tutta la casa e’ allestita e addobbata in ogni angolo, anche la cappa della cucina riporta un simbolo natalizio.
La tavola, che resta segreta fino all’ultimo momento, e’ il centro di tutta la serata e non solo per il ricco menu.
E’ abitudine darle un colpo di telefono una ventina di minuti prima di raggiungerla affinché lei abbia il tempo di accendere tutte le candele, i lumini, le lanterne, le luminarie esterne e l’albero.
La tavola e i suoi dettagli
La ricca galleria fotografica con descrizioni e menu.
E poi….via alle danze
Un attimo di pausa intanto che si fa una trenetta sciue’ sciue’ alle vongole……
E poi si passa ai secondi che in questo caso non comprendono le meravigliose fritture all’italiana di verdure e pesce tipiche della vigilia ma, francamente, per fortuna perché già gli spazi tendono ad esaurirsi e ancora c’e’ tanto da gustare.
Sembrerebbe giunti alla fine, ma non e’ così.
Ci sono tutti i dolciiiiiiiiiiiii.
Non e’ ancora finita la cena….sorbetto di limone, panettone e pandoro piu’ cioccolatini di ogni genere.
Tutto ottimo e squisito come sempre……..ma io sto a posto fino alla Befana.
STA ARRIVANDO, SI AVVICINA. REGALA UN PANETTONE SOLIDALE
Dietro questi panettoni c’e’ tutta una lunga storia di 10 anni
Se vuoi fare un regalo natalizio, pensando di aiutare un pochino qualcuno questo e’ un piccolo dono ottimo di sapore e freschezza, testato personalmente da anni.
Con un contributo di soli € 10,00 sostieni il progetto di aiuto ai bimbi portatori di disabilita’ delle case di Sighet per i quali ci sono interventi mirati e specializzati
Panettoni e Pandoro sono preparati da una cooperativa di pasticceri che utilizza ingredienti del commercio equo solidale a supporto di un’altro progetto educativo in Rwanda.
Il confezionamento, invece, e fatto a mano da ragazzi disabili. Quest’anno Sos Bambini ha deciso di fare un’edizione limitata e di utilizzare dei tessuti etnici per contenere alcuni prodotti ….così quando hai mangiato il panettone ti resta un sacchetto che potrai utilizzare come vorrai.
Ottimo per riporci il pane e nota di colore in cucina. Altrettanto pratico per la piccola biancheria.Oppure lo usi come vuoi tu!!!!!! Costa solo € 10,00
per sapere se ancora sono disponibili Panettoni e Pandoro dell’edizione limitata. In ogni caso anche quelli confezionati in rosso e bianco sono bellissimi sulle tavole natalizie.
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