UN ANGOLO DI NAPOLI, NAPOLI A MILANO

UN ANGOLO DI NAPOLI, NAPOLI A MILANO

COME ANDARE A MANGIARE DA NONNA E DA MAMMA

Parliamo di cucina? Parliamo dell’ennesimo ristorante che apre a Milano?

No, parliamo di casa…tutt’altra storia!!!

Ieri sera son capitata da A’Pizzella in Via Francesco Ferrucci 1, corso Sempione quasi sotto la Rai, praticamente ad un passo da casa, quindi quale miglior occasione e comodità?

Da un paio di settimane in zona ci avevano detto che aveva aperto una nuova trattoria napoletano ed ero curiosa di andare ad assaggiare i piatti della mia tradizione e che continuo a mangiare da mamma. E che nessuno eguaglia, neanche il miglior ristorante e non per affetto o bravura ma perche’ la cucina napoletana e’ una filosofia. In ogni famiglia c’e’ qualche piccolo segreto sulla medesima ricetta e non lo si dice ma, spesso, le discussioni su chi lo fa meglio sono all’ordine del giorno…e c’e’ da ridere.

Qual è il Gattò  (gateau) originale, quali gli ingredienti del ripieno?  E qui si scatena l’inferno.

La differenza tra Casatiello e Tortano? Uh! Non ne parliamo proprio.

Qui a Milano i napoletani sono tanti e altrettanti i ristoranti partenopei che nascono come funghi. La cucina napoletana e’ molto amata e la pizza e’ ovviamente, ormai, nota e riconosciuta come un piatto meraviglioso che accontenta tutti….ma c’è pizza e pizza!

Non sai dove andare…vai a mangiare una pizza. E’ buona anche quella del  “kebabbaro” qui sotto casa, ma anche quella del napoletano dietro casa. Ma l’eccellenza? Quella che il vero napoletano DOC riconosce come quella  che si fa a Napoli?

Com’e’ che a Napoli la pizza e’ diversa?

Dicono sia l’acqua della pasta, la mozzarella, il basilico “baobab” che qui a Milano devi comprare una piantina ogni due giorni se vuoi che sia con le foglie verdi e grandi, perché al terzo giorno già sbianca e si avvizzisce e comunque non e’ profumato. Non ti inebria.

Ho prenotato e sono andata con Susy Grossi, la mia grande amica astrologa, ottima cuoca multi regionale per cui il suo giudizio e’ sincero forse più del mio che son di parte ma anche assai critico perché conosco i sapori.

UN ANGOLO DI NAPOLI, NAPOLI A MILANO
Io, Max e Susy

Il menù grazie a Dio non e’ una infinita lista di troppe cose, ma il giusto e tutto della tradizione. Indecisione però nel scegliere cosa la golosità gradiva di più : parmigiana, zucchine alla scapece, friarielli , ziti alla genovese, scialatielli con vongole … avrei mangiato tutto!

 

Quindi ci ha pensato Max a consigliare il meglio della giornata.

Ecco, su questo farei una nota; quando lo chef consiglia è perché già ti vuole bene, perché la sua passione te la vuole offrire col cuore e, se ti fidi, stai certo che avrai il meglio e non sara’ così solo la prima volta ma sempre.

Una crocchetta di patate per entrè…appena uscita dall’olio di frittura.

Attenzione perché la frittura a Napoli e’ un’arte e quella era una crocchetta veramente da leccarsi i baffi come le faceva mia nonna che, fiera, portava a tavola la “sperlunga” e vedevi e non vedevi più le crocchette nel giro di un nano secondo!

Accostate ad un’ottima scarola della “nonna” simile a quella con cui si riempie la pizza di scarola che a casa mia si fa con aggiunta di uva passa, pinoli e acciughe, oltre ad aglio , olio e olive di Gaeta. Io, ultimamente ho apportato una modifica, ma non la dico per nessun motivo al mondo!!!

Poi baccalà fritto su un letto di crema di broccoli  e “ostie” sottilissime di pane fritto aromatizzato al rosmarino fuori menù .

Quando e’ arrivato sotto il naso c’è stata un’esplosione di profumi ben dettagliati e separati, mentre invece il sapore gustosissimo “mesciava” ottimamente il tutto.

Ed infine il trionfo della pastiera come la faceva mia nonna e la fa mia madre.

I locali sono da trattoria con mattoni a vista, ma i piatti sono presentati in modo moderno e le porzioni sono giuste.

Se vai a Napoli le porzioni son fin troppo esagerate. La cucina napoletana e’ molto ricca, saporita e condita, oltre che fritta. Max gli ha dato un tocco di raffinatezza  nell’impiattare modernamente e in modo proporzionato con bei piatti rettangolari e mantenendo rigorosamente i sapori della tradizione.

Ma quello che più mi ha colpito e’ stato ritrovare un’atmosfera di casa, un’accoglienza tipica napoletana fatta di cuore e generosità. L’ospite è principe, lo chef ama non tanto i complimenti che fanno sempre piacere, ma soddisfare, coccolare e far sentire a casa, come in un vicolo di Napoli capiterebbe a qualcuno che si siede al suo tavolo anche per caso, anche fosse uno sconosciuto. Questa è una delle magie di Napoli.

L’accoglienza e’ una caratteristica del ristorante napoletano, ma qui da A’Pizzella è di piu’ che in altri.

Un paio di stralci dal menu per comprendere quanta tradizione e ricordi senti nell’atmosfera di questa trattoria napoletana.

 

Quando son rientrata a casa mi e’ venuto  spontaneo  cercare nella libreria le poesie di mio nonno e tra le tante ho scelto questa che esprime quello che io ho trovato in questa deliziosa trattoria napoletana dove, se lo desidero, posso telefonare e chiedere di mangiare qualcosa di casa mia perché Max farà il possibile per accontentarmi.

 

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TI RACCONTO UNA FIABA CHE DIVENTA FAVOLA

TI RACCONTO UNA FIABA CHE DIVENTA FAVOLA

TI RACCONTO UNA FIABA CHE DIVENTA FAVOLA

Vagavo senza meta e con la disperazione nell’animo, continuando a rigirare tutti i pensieri negativi che da mesi mi affliggono e ai quali non riesco a trovare scappatoia. Ho incontrato tante persone, come mai in tutta la mia vita. Molte hanno girato le spalle, altre hanno dato una pacca consolatoria ma poi hanno girato le spalle comunque. Qualcuno si e’ preso gioco di me promettendo il cielo, il mare, la terra e nel momento in cui mi offriva i doni sul palmo della mano incoraggiandomi a prenderli così la ritraeva chiudendo nel pugno la luce in fondo al tunnel che avevo, per poco, intravisto.

Una ferita, ennesima, al cuore gia’ dolorante, gia’ deluso, gia’ piu’ non in grado di sopportare altri graffi, sempre piu’ sanguinante e inerme, incapace di reagire e di ridare gas per riprendere la strada.

Lo sguardo vitreo e perso nel vuoto in cerca di una soluzione per procedere; i vestiti sempre gli stessi. Tolti e messi sulla sedia la sera prima e rimessi il giorno dopo. Viso scavato dalle perdite e dai tradimenti; solchi d’espressione irrecuperabili.

Un giorno per strada incontro un’anziana signora, elegante, di gran classe con le mani tutte storte dall’artrosi, l’aiuto a salire sul tram e mi ringrazia con un sorriso d’altri tempi. La osservo durante la corsa e non ha una virgola fuori posto. Veste con colori brillanti e ha accessori adeguati ai vestiti. Scarpe e borsa in tonalità, un viso luminoso, una solitudine interiore, un dolore profondo celato.

Scendiamo insieme dal tram e l’aiuto ancora.

-Signora- mi dice- lei e’ stata molto gentile, sto cercando qualcuno che mi aiuti a fare il “nostro” dolce tradizionale per Natale perche’, quest’anno, faccio piu’ fatica del solito con le mani e con la schiena, sa ci vuole molto tempo, e’ una ricetta complessa e lunga.

Le avevo notate, bellissime, affusolate, curatissime, ma storte. Chissa’ se le facevano male oppure erano solamente l’effetto dell’artrosi.

“Se si fida, dato che non mi conosce, posso aiutarla io.”

Un sorriso ancor piu’ bello del precedente illumina tutta la scena e capisco che si fida ma non solo.

Mi da appuntamento per andare a casa sua.

Giungo puntuale  carica di gioia e di entusiasmo e vengo accolta con quel sorriso bellissimo e pieno di allegria. Trovo in cucina una birra fresca, un portacenere e un grembiule per non sporcarmi e tutto super organizzato. Diventiamo amiche prima di subito e mentre lavoriamo la pasta del dolce lei mi racconta la sua splendida storia d’amore. Le s’illumina il viso quando parla di lui e, nonostante sia vedova da molti anni, sembra che suo marito l’accompagni quotidianamente in tutto quello che fa.

Chiacchieriamo, chiacchieriamo tutto il giorno mentre il dolce che stiamo facendo è fatto da palline fritte passate nel miele e guarnite di mille colori e confetti e canditi. Sono gli struffoli napoletani. Mi racconta i trucchi del cuoco Monsu’ che con la sua mamma li cucinavano tutti gli anni per i numerosi parenti e amici presenti ai cenoni natalizi nei palazzi che avevano a Napoli e dintorni, persino in Basilicata. Le carrozze, gli abiti da sera; abitudini di un tempo.

Uno dei segreti di famiglia e’  nel goccio di marsala e la buccia grattugiata di un limone nell’impasto. Sul leggio, in cucina, c’e’ il volume “LA CUCINA NAPOLETANA” di Jeanne Caròla, un supporto per ricordare i numerosi passaggi.

Friggiamo centinaia di pezzetti di pasta che si gonfiano nell’olio bollente e poi la vedo intenta a passare quelle palline, appena fritte, nel miele sciolto, girarle a fatica; quanto amore in quel movimento, quanti ricordi le passeranno nella mente mentre meticolosamente avvolge ogni struffolo nello sciroppo ancora sul fuoco. Ogni anno, ogni Natale e’ un rito.

La parte più bella e’ stata la decorazione.  Ero lì, disponibile a dare una mano ma al momento dell’impiattamento mi sono un po’ allontanata per osservarla meglio, vederla china sui piatti pieni di struffoli a mettere con artistica maestria tutti quei decori.

Mica buttati sopra così; messi uno a uno.

Le ciliegie candite, la scorza d’arancio tagliata a fettine, frutta candita mista a dadini, confettini piccolissimi d’argento, perle di zucchero all’anice (i famosi  “spacca denti”) e sassolini colorati invisibili, gli unici messi cospargendoli su tutta la superfici come fosse una granella.

L’impresa volge al termine e la giornata pure. Sulla porta, mentre la sto ringraziando e salutando, m’invita per la serata della vigilia di Natale a cena. Devo assaggiare gli struffoli che abbiamo fatto insieme.

Accetto.

Arrivo all’appuntamento, parcheggio e mentre scendo dalla macchina vengo attratta dal balcone al terzo piano. Attraverso la strada per vedere meglio e noto delle grosse lanterne e dei grappoli d’abete pieni di mille luci. Sorrido.

Citofono e lei mi dice: “Sali con calma per favore, non suonare alla porta ti apro io quando sono pronta”

Sorrido ancora.

Salgo e resto qualche minuto in attesa sentendo trafficare, ma silenziosamente.

Nel mentre penso a questa strana situazione.

Questa signora mi ha affascinato dal primo istante, ma cosa ci faccio lì in attesa che mi apra. Ripasso come un film tutti gli ultimi mesi così ricchi di disperazione, incertezze, delusioni e dolore. Quando cammino per la strada o salgo sui mezzi in genere mi guardo i piedi, me ne sto per i fatti miei, chiusa nelle mie angosce. Invece lei ha catturato la mia attenzione, quel giorno, sul tram. Ed ora mi trovo dietro la sua porta di casa in attesa di una cena insieme.

Bellissima quella giornata passata in cucina a sentire i racconti di una vita e ad assorbire tutto quell’amore. Guardo la porta e un po’ origlio, sento movimento. C’e’ una decorazione bellissima sullo stipite. Una treccia di legnetti infilati a mano come in una collana inframmezzati a bacche rosse e neve e un lungo fiocco rosso che accarezza un Babbo Natale di legno.

TI RACCONTO UNA FIABA CHE DIVENTA FAVOLA

Sento i passi e la porta si apre. E’ buio, le luci sono spente e lei mi accoglie con una luce negli occhi piena di allegria. L’abbraccio e la ringrazio, lei mi dà il benvenuto e mi dice “ Buon Natale, ti aspettavo”

Sembra di entrare in un paese da fiaba, pieno di piccole luci e un’atmosfera di magia.

TI RACCONTO UNA FIABA CHE DIVENTA FAVOLA

Entro nella sala e sulla sinistra vedo i nostri coloratissimi struffoli accanto ad altri dolci e panettone e pandoro e un piccolo albero illuminato da led, fili e decori d’argento e, come d’incanto, mi ritrovo in mezzo alla neve. E’ tutto bianco intorno e molto luminoso perché ci sono tanti lampioni, no sono lanterne, bianche con i vetri ai quattro lati e il camino in cima.

TI RACCONTO UNA FIABA CHE DIVENTA FAVOLA

Una grande e le altre più piccole. A fianco ad una di esse c’e’ un folletto. Ha un grande naso al centro del viso contornato da una lunga barba bianca e un buffo cappello di lana fatto a maglia con fiocchi di neve disegnati.  Mi prende per mano e mi porta a fare una lunga passeggiata in mezzo alla neve, in mezzo al nulla fino a quando le luci delle lanterne non diventano piccolissime e lontane. Ci fermiamo in silenzio al buio, allunga una mano rugosa e mi accarezza il viso guardandomi languidamente a lungo e poi sorride.

Dopo un po’ accenna a tornare, mi volto ma siamo al buio e non vedo nulla. Sulla destra, in fondo in fondo in mezzo al niente s’intravedono dei piccoli punti di luce che ci indicano la via del ritorno. Man mano che ci avviciniamo la luce aumenta e le lanterne diventano sempre più dettagliate e lucenti. Un faro nel buio, un punto di riferimento.

Mi ritrovo seduta ad una tavola bellissima ed elegante dove perfino i tovaglioli sono delle roselline con i calici luminosi. E’ tutto bianco e rosso natalizio e i bicchieri riflettono le scintille  delle candele caleidoscopicamente attraverso il cristallo intarsiato. Tutta la stanza e’ illuminata solo da candele piene di magia. In ogni angolo c’e’ una lanterna natalizia e al centro tavola quelle lanterne bianche che hanno illuminato il buio della notte in mezzo alla neve fredda.

TI RACCONTO UNA FIABA CHE DIVENTA FAVOLA

TI RACCONTO UNA FIABA CHE DIVENTA FAVOLA

Il mio buio e il mio freddo.

Ceniamo chiacchierando di tutto, brindiamo e apriamo i regali.

TI RACCONTO UNA FIABA CHE DIVENTA FAVOLA

Che piacevole atmosfera piena di spensieratezza come da tempo non provavo.

La cena finisce, stiamo ancora un po’ insieme davanti ad un bicchiere di Moscato bianco e ai nostri struffoli colorati che chicco per chicco degustiamo complimentandoci dell’ottimo risultato e ridendo per la bella giornata culinaria passata insieme, mista a piccoli incidenti accaduti durante la lavorazione.

TI RACCONTO UNA FIABA CHE DIVENTA FAVOLA

E’ tardi, lei inizia ad essere stanca, l’abbraccio forte sulla porta lei ricambia. “ L’ho fatto per te con tanto amore” mi dice fissandomi negli occhi e penetrandomi l’anima.

Che serata magnifica, mi avvio a casa col sorriso sulle labbra e mi addormento ripensando a tutto.

Mi sveglio durante la notte dolorante ad un polso, mi sveglio e nel buio mi massaggio il braccio. Mi sono addormentata con il bracciale che mi ha regalato la signora, lo accarezzo, tocco ogni ciondolo, ripasso con le dita tutte le scanalature, le accarezzo e vedo nel buio notturno quei colori rosso e bianco dei ciondoli e mi riaddormento sorridendo.

TI RACCONTO UNA FIABA CHE DIVENTA FAVOLA

Dal giorno di natale sembra che l’aurea che mi circonda abbia ripreso un po’ di energia e colore. Porto quel bracciale giorno e notte e penso a lei in continuazione come se stesse con me dal mattino alla sera. So che mi sta guidando nella giusta direzione fuori dal tunnel e dal buio.

Natale 2016 

 

 So che darò fastidio ad alcuni con questo scritto ma, francamente, me ne infischio. Anzi, il motto per il 2017 sara’ proprio questo!

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DUE PASSI TRA I VICOLI DI NAPOLI di Joel Borsa photographer©

DUE PASSI TRA I VICOLI DI NAPOLI di Joel Borsa photographer©

DUE PASSI TRA I VICOLI DI NAPOLI di Joel Borsa photographer©

Joel Borsa e’ in questi giorni a Napoli e ci racconta attraverso le sue immagini le  passeggiate tra i vicoli di questa meravigliosa città.

DUE PASSI TRA I VICOLI DI NAPOLI di Joel Borsa photographer©

Questo e’ un bar vicino a piazzetta Nilo, su a Spaccanapoli, allestito in stile tibetano.

DUE PASSI TRA I VICOLI DI NAPOLI di Joel Borsa photographer©

Sorbillo, alle 9 di sera. la fila fuori e’ perché non si può prenotare, ieri sera un’amica ha atteso 2 ore ed erano solo  due persone….fossero state di più avrebbero aspettato il doppio. deve valerne la pena! in effetti e’ una delle migliori pizze di Napoli.

DUE PASSI TRA I VICOLI DI NAPOLI di Joel Borsa photographer©

L’Università stradale di Spaccanapoli: questo signore resta con il sole o con la pioggia a proporre questo gioco a turisti e passanti parodiando le università. Della serie”L’arte di arrangiarsi”.

DUE PASSI TRA I VICOLI DI NAPOLI di Joel Borsa photographer©

La finestra di un liutaio vicino a Piazza San Domenico Maggiore.

Via dei Tribunali, parallela a Spaccanapoli, famosa per le pizzerie come Sorbillo, Di Matteo, Il Presidente e molte altre.

Portici di Via dei Tribunali.

DUE PASSI TRA I VICOLI DI NAPOLI di Joel Borsa photographer©

Poteva mancare una vetrina così invitante? Questo e’ un alimentari e fornaio. A Napoli ci sono ancora le “Botteghe”, piccoli negozi sotto casa dove si trova di tutto un po’ e non mancano mai il pane e i dolci.

DUE PASSI TRA I VICOLI DI NAPOLI di Joel Borsa photographer©

San Gregorio Armeno, la via dei Presepi.

Questa strada collega Spaccanapoli con Via dei Tribunali.

Gli artigiani di presepi, abilissimi nel tradizionale lavoro di costruzione e arricchimento di tantissimi personaggi per i presepi, lavorano tutto l’anno. Ogni personaggio a Napoli ha un significato, ogni figura rappresenta un lavoro. C’e’ anche il vecchio con la gobba che porta fortuna O’ scartellat  maschera popolare molto nota nella tradizione napoletana.

Negozietti della zona.

DUE PASSI TRA I VICOLI DI NAPOLI di Joel Borsa photographer©

Vico delle Biciclette . E’ un altro collegamento tra Via dei Tribunali e Spaccanapoli.

Via Forcella e la biblioteca dedicata ad Annalisa Durante, uccisa dalla camorra durante un tentato assassinio di un boss locale. Questa e’ una zona famosa per la malavita. Si vendono sigarette di contrabbando ogni 30 metri, 5 postazioni di vendita facendo due passi e pare che sia in aumento rispetto all’anno scorso.

Dolce tipico “Fiocco di Neve” di Poppella, pasticceria del Rione Sanità fatto con ricotta e crema di latte.

“Arte” su Via Duomo con i cartelli stradali. I napoletani si divertono alla grande con i divieti d’accesso, del resto si sa che le regole stradali a Napoli sono decisamente obsolete.

DUE PASSI TRA I VICOLI DI NAPOLI di Joel Borsa photographer©

Pendino, ingresso di Via Forcella, appena fuori Spaccanapoli.

DUE PASSI TRA I VICOLI DI NAPOLI di Joel Borsa photographer©

Vico del Fico al Purgatorio, o Vicolo di Pulcinella al cui ingresso c’e’ la statua con la famosa maschera napoletana.

Aspettando in stazione…..si canta.

 

DUE PASSI TRA I VICOLI DI NAPOLI di Joel Borsa photographer©

O’ Princepe Piccerillo, la versione locale del “Piccolo Principe”.

Tutte le fotografie sono di Joel Borsa© 

Napoli e’ meravigliosa.

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LE FRECCE DELL’AMORE, OGNI FRECCIA E’ UN COLPO DI FULMINE

LE FRECCE DELL’AMORE, OGNI FRECCIA E’ UN COLPO DI FULMINE

Passare davanti alle vetrine del  Panificio Cattaneo mi suscita sempre tante emozioni e adesso e’ la volta di Cupido.

Le frecce dell'amore, ogni freccia un colpo di fulmine
I biscotti del Panificio Cattaneo – Piazza R. Wagner, 13 – 20145 Milano tel.02 462384

Cupido e’ figlio di Venere. E’ un bambino biondo e riccioluto con le ali, è un piccolo arciere con l’arco dorato . Il suo compito e’ scoccare frecce d’amore.
Sua madre la Dea Venere, invidiosa della bellezza di Psiche comune mortale , chiese al figlio Cupido di usare le sue frecce d’oro per colpirla e farla innamorare di un uomo brutto e vile. Protestando Cupido accettò e rendendosi invisibile andò nella stanza della bella Psiche. Ma quando si accorse della sua bellezza titubo’ e nel preparare la freccia a lei destinata inciampo’ e si graffiò  innamorandosi perdutamente di lei. Venere si arrabbio’ tantissimo e condanno’ Psiche all’infelicità matrimoniale.

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Affresco di epoca romana da Pompei, conservato al Museo archeologico nazionale di Napoli. Sulla sinistra la dea Suada accompagna Amor (Eros) da Venus (Afrodite, Venere) per farlo punire per aver scagliato su un bersaglio errato la sua freccia.

Cupido preso dai sensi di colpa decise di smettere di lanciare frecce  fino a ridurre la terra senza più amore, ne’ matrimoni, ne’ nascite.  La terra era arida e senza nuova linfa vitale.
Dopo molti tempo Cupido, diventato uomo, si rese conto della situazione e chiese di avere Psiche per sé promettendo di riprendere  a lanciar frecce per riportare la Terra alla normalità.

Psiche era ignara di essere destinata a Cupido e nessuno voleva sposarla. I genitori increduli che tanta bellezza non suscitasse interesse maschile ,consultarono un oracolo che consigliò di lasciarla sulla montagna più vicina, poiché la sua grazia non era fatta per esseri mortali.

Psiche fu abbandonata sulla montagna ma intervenne Zefiro, il vento d’Occidente, che la portò in salvo  in un palazzo dove fu subito accudita da servi invisibili fino al giungere della notte, quando Cupido arrivò e fece l’amore con lei.

Così continuò a fare ogni notte, con la condizione che fosse  buio per non farsi riconoscere.

Cupido permise a Zefiro di riportare Psiche dalle sue sorelle per poi farle giungere tutte e tre al palazzo durante il giorno, raccomandandosi di non svelare mai la sua identità.

Le due sorelle invidiose dissero a Psiche che lei era sposata con un serpente che l’avrebbe divorata presto e la convinsero ad ucciderlo nel sonno. Psiche, spaventata,  seguì  il consiglio ma scoprì nel letto, accanto a sé, la divinità Cupido, e nello stupore si ferì anch’ella con una delle frecce, innamorandosi di lui. Nel baciarlo, alla luce della lampada, una goccia d’olio cadde sulle spalle di Cupido che smascherato volò via. Psiche continuò a cercare il suo amato dappertutto, ma solo Venere, artefice del maleficio, poteva aiutarla. Ella non voleva una mortale così bella per suo figlio ed era sempre più astiosa, le impose, quindi, svariate prove impossibili e molto difficile mettendola  in pericolo di vita. Se fosse sopravvissuta si sarebbe potuta sposare con Cupido

Cupido venne a sapere la situazione e si recò da Zeus chiedendo aiuto. Il Dio gli concesse di sposare finalmente Psiche . La fece portare sull’Olimpo e le diede da bere una coppa di ambrosia per donarle l’immortalità. Finalmente uniti nell’amore, entrambi immortali, ebbero una figlia di nome Voluptas (Edone), la dea dei piaceri sensuali.

La storia di Cupido e della sua Psiche  rappresenta l’amore umano e quello divino, inteso come il percorso spirituale che l’anima umana (Psyche) deve intraprendere per tornare ad essere puramente “divina” dopo aver scontato i propri errori. La leggenda appare per la prima volta nella metamorfosi di Apuleio II sec d.C.

La ricorrenza di questo soggetto nelle arti dei secoli e’ stata rappresentata tantissime volte tra cui, nel Neoclassicismo, le opere relative di Antonio Canova

Cupido sveglia Psiche 

La scultura è perfettamente racchiusa in un cubo ideale le cui diagonali sono tracciate dalle ali e dalla gamba destra di Cupido e dal corpo di Psiche; nell’incontro delle diagonali si colloca l’incontro fra i visi dei due amanti. Il perno cui fa capo la struttura è infatti l’asse che si può condurre attraverso i due visi sino al ginocchio sinistro di Cupido, suo punto d’appoggio.

Nella METAMORFOSI di OVIDIO “Apollo e Dafne” le frecce di Cupido non sono piu’ d’oro ma di piombo la cui conseguenza per chi e’ colpito non e’ l’amore ma il rifiuto

apolo_e_dafne_Bernini
Apollo e Dafne di Bernini

Era inevitabile, parlando delle “Frecce dell’Amore” di Monica raccontare la storia di Cupido

PANIFICIO CATTANEO
PIAZZA R. WAGNER, 13
20145 MILANO
TEL.02 462384

La pagina FB con una galleria fotografica di tutte le realizzazioni per ogni stagione e festa

 

 

 

INVIATO DA NAPOLI

INVIATO DA NAPOLI

Ieri sera da Via Caracciolo
Ieri sera, 28 dicembre 2015 Via Caracciolo
Castel dell'Ovo
Castel dell’Ovo
L'acqua trasparente di Napoli, lungomare
L’acqua trasparente di Napoli, lungomare Via Caracciolo

L’inviato da Napoli è  Paolo Giglio , autore delle foto, che si trova a Napoli in queste feste di fine anno.

Paolo ci consiglia, inoltre,  per la posizione spettacolare in Via Caracciolo e per un buon equilibrio qualita’ /prezzo € 20/25 a pranzo

Antonio&Antonio  e la pagina FB

Gli Antonio

Antonio & Antonio” nasce dalla collaborazione di due figli d’arte cresciuti negli storici ristoranti “Zi Teresa” e “Giuseppone a mare”.

Conosciuto come una delle prime realtà della ristorazione sul lungomare napoletano, propone i più classici piatti della tradizione partenopea.

Grazie Paolo del contributo

 

 

APERITIVO TERMALE A BAIA DI SORGETO – ISCHIA

APERITIVO TERMALE A BAIA DI SORGETO - ISCHIA

APERITIVO TERMALE A BAIA DI SORGETO – ISCHIA

Salvatore, titolare del ristorante Baia di Sorgeto , Ischia ha  inventato  “un’aperitivo termale”tgeniale . Ha utilizzato i salvagenti dei pattini ( o mosconi come meglio si dice a Napoli) , come “zattere” . Il risultato e’ un originale vassoio galleggiante. 

Mitico! La cosa straordinaria e’ che a qualsiasi ora si puo’ gustare un aperitivo mentre ci si crogiola nelle acque termali della splendida Baia di Sorgeto.

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