«QUESTO NON È AMORE», Un camper contro la violenza sulle donne

«QUESTO NON È AMORE», Un camper contro la violenza sulle donne

«QUESTO NON È AMORE», Un camper contro la violenza sulle donne

#questononèamore

“Se ti offende, se ti zittisce, se ti controlla, se ti fa del male fisico, se minaccia la tua libertà, anche economica, «…questo non è amore».

«QUESTO NON È AMORE», Un camper contro la violenza sulle donne
#questononèamore

Questo e’ lo  slogan scelto dalla Polizia di Stato per il nuovo progetto contro la violenza sulle donne e contro il Femminicidio. Una iniziativa del ministro dell’Interno Angelino Alfano e dal capo della Polizia Franco Gabrielli

Chi vuole denunciare trovera’ dal 2 luglio in alcune piazze italiane tra cui Sondrio, Brescia, Bologna, Arezzo, Macerata, Roma, L’Aquila, Pescara, Matera, Campobasso, Cosenza, Palermo, Siracusa e Sassari. Sul camper  sarà presente una postazione mobile della Polizia di Stato insieme  ad un medico/psicologo della Polizia di Stato, un operatore della Squadra Mobile-sezione specializzata, un operatore della Divisione Anticrimine e/o dell´Ufficio denunce e un rappresentante della rete antiviolenza locale.

L’intento e’ quello di fortificare e incoraggiare le donne che denunciano atti di abusi e violenze in famiglia, per starle a fianco e accogliere le richieste di aiuto. E’ fondamentale capire anche il meccanismo giudiziario, che a pare mio fa acqua da tutte le parti. Se non c’e’ denucia non c’e’ intervento. Una denuncia inoltre puo’ trasformare una molestia in un tentato omicidio e quindi  innescare un relativo processo con accuse decisamente pesanti, di conseguenza indagini, arresti e prevenzione. In ogni caso ritengo che vedere girare un Camper a supporto delle donne possa essere un deterrente per eventi violenti. Le possibili vittime potrebbero sentirsi meno in difficolta’ nel reagire con una denuncia e i loro carnefici potrebbero sentirsi piu’ controllati e meno liberi di agire.

Il femminicidio è qualcosa di culturale e sociale la finalita’ è quella di colpire il sommerso perché in questo tipo di reati la paura di una vittimizzazione secondaria molto spesso è il motivo principale che induce le donne a non esporsi e a non denunciare».

Nei camper ci sarà personale specializzato della squadra mobile, i casi più urgenti saranno direttamente trattati lì. La prima fase sperimentale durera’ per i prossimi  tre mesi estivi per due sabati al mese. Gli uffici di Polizia saranno più accoglienti per le donne e forniranno un contributo non solo di polizia giudiziaria, ma anche psicologico. Sara’ presente sui Camper materiale multilingue per soddisfare tutti gli ambiti sociali anche quelli  piu’ a rischio e culturalmente più esposti.

PER NON SUBIRE PIU’ COME:
Fakhra Younas

Una vita in bilico tra terrore e voglia di ricominciare. Il desiderio di riscatto non ha avuto la meglio, e l’ex danzatrice pakistana sfregiata dal marito con l’acido, ha deciso di mettere fine alla propria esistenza: si è lanciata da una finestra del sesto piano a Roma. 17 marzo.
Fakhra Younas, era diventata famosa nel 2005 per aver scritto il libro Il volto cancellato, un’icona per molte donne islamiche e viveva in Italia dal 2001, assieme al figlio Nauman di 17 anni. Aveva trovato il coraggio di chiedere il divorzio ribellandosi da un marito padrone. Dal  Pakistan aveva trovato rifugio in Italia , dopo che il coniuge l’aveva sfigurata con l’acido nel sonno perchè lei aveva ‘osato’ .
SOTTOPOSTA A 39 INTERVENTI. Nel disperato tentativo di rivedere (e riavere) i suoi lineamenti, ma il dolore non l’aveva mai abbandonata e così si e’ tolta la vita.

«QUESTO NON È AMORE», Un camper contro la violenza sulle donne
Fakhra Younas

Lucia Annibali

39 anni, avvocato di Urbino sfregiata dal compagno, che vigliaccamente ha persino ingaggiato due killer per sfigurarla. La prima sezione penale della Cassazione ha confermato la condanna in via definitiva a 20 anni di carcere per Luca Varani, l’ex fidanzato, avvocato pesarese di 39 anni, e a 12 anni ai due uomini assoldati per sfregiarla con l’acido solforico la sera del 16 aprile 2013. Varani risponde di lesioni gravi, stalking e tentato omicidio

Per molte donne, soprattutto per quelle che subiscono violenze, Lucia e’ diventata un simbolo. La volontà della Cassazione a non concedere sconti di pena e’ fondamentale per chi subisce questo tipo di violenza Finalmente Lucia Annibali puo’ iniziare una nuova vita da donna ben piu’ forte di chi l’ha sfigurata con l’acido e di Varani che ha dato l’ordine di sfregiarla e ucciderla. Lucia dichiara « purtroppo può capitare di finire in una storia che sembra bella e intensa e poi invece si rivela di “non amore”. Questa vittoria della giustizia è importante per tutti coloro che non si arrendono mai. È una sentenza che suona come una speranza. Lo voglio ribadire a chi soffre: non è mai finita fino a quando non lo decidiamo noi. E se ce l’ho fatta io, possono farcela anche gli altri».

 

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Lucia Annibali, prima, in ospedale e dopo

Sara di Pietrantonio

Una morte atroce. «In 25 anni non ho mai visto una cosa simile», dice il capo della Squadra Mobile di Roma, Luigi Silipo. Bruciata viva dall’ex Vincenzo Paduano, che  non riusciva ad accettare la fine della loro storia. Solo dopo otto ore di interrogatorio, il 27enne Vincenzo ha ammesso di averla uccisa».  Per fortuna l’ha strangolata, prima di darle fuoco,

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L’auto carbonizzata di Sara, il suo corpo e’ stato trovato poco piu’ avanti

Sara Di Pietrantonio è morta vittima di «un amore morboso e possessivo dopo una relazione di circa due anni, segnata da continui episodi di «vessazioni psicologiche» che Sara non aveva mai denunciato per non mettere nei guai l’uomo che diceva di amarla.

E’ questo uno degli atteggiamento piu’ sbagliati di noi donne rapite e ubriacate da amori che non hanno alcun presupposto per essere chiamati tali.

Lui la perseguitava con sms, si presentava a casa sua, la seguiva, addirittura controllava con una App come localizzare il suo cellulare. E’ stato accusato di omicidio premeditato e stalking perche’ c’e’ la vittima, ma solo per il tristissimo epilogo di questa agghiacciante storia.

I due si erano lasciati tre settimane e Sara, 22enne aveva iniziato a frequentare un vecchio compagno di liceo. Ma l’ex non lo  accettava. A poche ore dal delitto, era andato a trovarla a casa della madre e nulla faceva presagire il proseguo drammatico. Dopo aver trascorso la serata in un pub insieme ad un’amica, Sara incontra il nuovo fidanzato,  a fine serata lo accompagna a casa, ma Paduano era gia’ sulle sue tracce e l’aspetta sulla strada del ritorno  in via della Magliana, alla periferia Sud di Roma. Quando la vede, la insegue, la stringe verso il bordo della strada e la blocca con la sua auto. Sale su quella di Sara e le versa addosso liquido infiammabile, Sara scappa in cerca di aiuto ma Paduano appicca il fuoco all’auto e la insegue. La raggiunge qualche centinaia di metri più in là, la strangola per fortuna e la incendia.  I Vigili del fuoco troveranno il corpo semi-carbonizzato della giovane. Pazzesca la freddezza dell’ex fidanzato che dopo l’omicidio, come se nulla fosse, ritorna al lavoro di guardia giurata.

Bo Guerreschi

Una donna in carriera che s’innamora di un uomo ricco e influente e lo sposa. La sua vita sembra una favola moderna ma presto Bo, come la chiamano gli amici, scopre che le favole non esistono o meglio che il lieto fine non può prescindere dalla battaglia contro il male. Abusata, picchiata, perseguitata, Bo non ha mai smesso di lottare: «L’ho denunciato tante volte ma non c’erano mai abbastanza prove, lui usava i soldi per togliersi dai guai, aveva le persone giuste al posto giusto». Dietro le violenze, ad emergere è un universo di opulenza e degrado morale, corruzione e frodi, e un sistema giudiziario che fa acqua da tutte le parti.

“Può essere difficile trovare le parole adatte per descrivere l’inferno che si prova quando una donna è vittima di violenza. Ma potrebbe anche essere liberatorio”.

Bo, sopravvissuta ad un pestaggio dove ha rischiato la morte, dopo il lungo ricovero in ospedale, (non l’ha picchiata lui, l’ha fatta picchiare),  ha avuto la forza di scrivere  un libro sull’inferno subito. E’ il frutto di una dolorosa esperienza personale. Una storia coraggiosa tra abusi e violenze da parte dell’ex marito. Un libro d’aiuto per ogni donna, per quelle sottomesse e per quelle che combattono ogni giorno.

«QUESTO NON È AMORE», Un camper contro la violenza sulle donne
intervista del 1 giugno 2016 a Bo Guerreschi ESTATE IN DIRETTA

Una storia vera, una tra le tante voci che urlano per fermare queste violenze domestiche che ogni giorno sempre più donne sono costrette a subire. Un libro che analizza il problema dell’abuso fisico e psicologico che una donna subisce e contribuisce a spiegare le cause di questo triste fenomeno sociale.

«QUESTO NON È AMORE», Un camper contro la violenza sulle donne

Bo(h). Non si deve sempre morire per essere ascoltate: Testimonianze«QUESTO NON È AMORE», Un camper contro la violenza sulle donne

Bo, dopo il libro fonda Bon’t Worry “per non aver paura”

 

La Onlus contro la violenza alle donne 

 

 

Sono solo 4 esempi nel mare di violenza contro le donne che da qualche anno si e’ scatenato in modo sconcertante, ma prego tutte le donne, le figlie di iniziare ad amarsi e a rispettarsi. Non permettete, non concedete a nessuno mai, piu’, e per sempre di sottomettervi e di schiacciarvi, denunciate e chiedete aiuto.

QUESTO NON E’ AMORE.

«QUESTO NON È AMORE», Un camper contro la violenza sulle donne
Un tacco di farfalla per una decoltè rossa di Alberto Guardiani

 

HO PREGATO CHE SARA NON FOSSE VIVA QUANDO L’HA INCENDIATA

HO PREGATO CHE SARA NON FOSSE VIVA QUANDO L'HA INCENDIATA

HO PREGATO CHE SARA NON FOSSE VIVA QUANDO L’HA INCENDIATA

“Con l’ennesimo orribile delitto che si è consumato ai danni della 22enne Sara Di Pietrantonio io e altre donne, in numero crescente, abbiamo deciso di intraprendere una serie di azioni martellanti volte ad estirpare la cultura del femminicidio ormai diventato ennesimo motivo di imbarazzo del nostro Paese, ma soprattutto per noi stesse.

Stiamo organizzando una prima protesta molto semplice: il 2 giugno, 70esima ricorrenza del voto alle donne italiane, esponete alle vostre finestre un abito, un lenzuolo, una bandiera, qualsiasi cosa di colore rosso. Simboleggia il sangue versato dalle donne uccise dai loro uomini, o ex uomini, o corteggiatori rifiutati.

Sarà solo il primo passo.

Partecipate e non abbiate paura di passare per delle rompiscatole, come cercherà di farvi credere un certo tipo di persone (uomini e donne) da tenere alla larga perché non vogliono il vostro bene.”

Omicidio Sara di Pietrantonio, Laura Boldrini: “Le donne non sottovalutino i segnali”. Crepet: “Mai andare all’ultimo appuntamento”

 

“Ragazze, mai, mai, andare all‘ultimo appuntamento. Mai cedere, dopo la rottura di una storia soprattutto se la persona l’ha presa male, ha già alzato la voce o le mani, e andare all’incontro per farsi ridare gli effetti personali. Chi se ne importa delle scarpe, dei vestiti, delle catenine, delle foto… Si può sostituire tutto. E se proprio è necessario, andateci in gruppo”.

Riflessioni di Paolo Crepet psichiatra e scrittore e padre, alla luce dell’ultimo caso di femminicidio costato la vita a Sara

“Abbiamo tante responsabilità – spiega l’esperto – e questo è l’effetto perverso, pensando all’età anagrafica del ragazzo, di 25 anni di consensi per tutto, di 25 anni di poverino, tesoro ecc, per poi arrivare agli ultimi due dove ci sono stati dei ‘no’. Dei ‘no’ che sono diventati frustrazione. Ne ho visti tantissimi di casi del genere, dove ha imperato un modus educandi sbagliatissimo e fuorviante, dove durante l’infanzia e l’adolescenza, non c’è stato un ‘no’ che ti ha insegnato a crescere, a saper accettare la sconfitta. Si arriva al ‘no’ senza anticorpi. E’ come una patologia che si affronta senza difese immunitarie. Chi si sente dire ‘no’ non capisce più niente e vuole uccidere chi ha osato tanto”.

Da psichiatra Crepet aggiunge: attenzione all’ambiente che frequenta l’altra metà. Se uno frequenta giri dove si usano ad esempio le armi, anche per sport, beh… un po’ di attenzione in più ce la metterei perché potrebbe esserci contiguità fra quel tipo di cultura e l’atteggiamento che poi si ha nella vita. Molti casi di femminicidio sono maturati in questi contesti”.

“Oggi nell’amore non c’è leggerezza. Oggi si assiste spesso a storie secolari fra ragazzi che dovrebbero vivere con molta più serenità e meno pesantezza l’amore”.

E da padre dice: “Per favore, ragazze, vi scongiuro: aprite gli occhi.

Basta con la storia della crocerossina che salva il mondo. Lasciate perdere. Indipendentemente da questo poi, bisogna che una ragazza – quando è in situazioni difficili e ha capito che lui non è certo un ‘uomo da biblioteca’ visto che magari ha già alzato la voce e ha detto che cosa era meglio non avesse mai detto – molli subito.

Ragazze – esorta l’esperto – l’ingenuità è un peccato mortale in questi casi. A questi segnali bisogna rispondere agendo come se ci fossero state forti minacce.

Io  aggiungo: parlatene, chiedete aiuto, denunciate.

Quando ho sentito la prima volta la notizia al TG di questo ennesimo femminicidio ho pregato che Sara non fosse viva nel momento in cui le ha dato fuoco. Sembra cinico, ma da madre sono sollevata sapendo che l’autopsia rivela che l’ha strangolata e tramortita prima d’incendiarla.

Non ho parole per esprimere quanto mi ribolle il sangue ogni volta che c’e’ un femminicidio, non ho parole a questo fenomeno in aumento.

Io pretendo, da donna, madre ed ex moglie ( vittima di violenza psicologica perenne da molti anni) che si faccia qualcosa di vero e fattivo, e giusto. Pretendo che i giudici si formino e si aggiornino per valutare queste situazioni legalmente, senza alcuna attenuante. Io pretendo la loro severità per chiunque tolga la libertà  e la vita ad un altro essere umano.

E’ impensabile che si tolga la vita ad una donna, le si impedisca di avere un futuro, figli, sogni perché si viene rifiutati. Nessuna attenuante a chi barbaramente impedisce ad un altro  di vivere.

In ricordo di Sara  Non permettete a nessuno, mai!

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