DOWNTON ABBEY
commentato da Michelle Kling Hannover
Andare a vedere il film non è solo un piacere estetico. Questo capolavoro, è capace d’incantare anche chi non è fanatico di storia, da un quadro politico sociale del lifestyle dell’aristocrazia britannica negli anni ’20 e ’30 prima di un’importante crisi economica annunciata.
E ci si tuffa nelle scene e decori che fanno da contorno ai personaggi minuziosamente studiati che sembrano entrare e uscire con una disinvoltura calcolata .
Dove l’erba è più verde e i costumi più glamour che altrove, le storie di famiglia non fanno in tempo ad essere raccontate, tanto prevale l’immagine della famiglia Crawley quando le Loro Maestà il re e la regina sono ospiti al castello.
Politica e savoir vivre si separano per ricomporsi, in una parata militare dai dettagli sorprendenti e nel ballo finale. Noblesse Oblige.
Nell’immaginare l’apparato e i retroscena di un tale colosso, ricordiamo che il cast racconta di essersi divertito a scoprire nuovi aspetti di personaggi già presenti nelle puntate trasmesse in televisione di Downton Abbey.
E importante notare che l’autore Julian Fellowes che ha scritto storie simili, ha curato personalmente la regia del film.
Vi posso assicurare della qualità dei dialoghi, tradotti benissimo (per averlo visto anche in lingua originale), dalle battute di Lady Violet ai discorsi spiritosi della servitù.
Mi viene in mente la similitudine degli ambienti della stessa epoca, leggendo “La storia di Lady Catherine”. E’ una ricca ereditiera americana, che entra nella famiglia dell’attuale conte discendente della famiglia, scritto da Lady Carnavon, sua moglie, e proprietari di Downton Abbey.
Buona visione
Michelle M. Kling Hannover