Marcella Angeletti ha inventato tanti cappelli bellissimi per ogni testa e ogni circostanza , ma questa volta ha scelto la “nuance ” di grigio più adatta , per millesimare come fosse un “grand cru” dall’annata memorabile, una sua creazione geniale, dotata di decorazioni bianche dal nastro antracite che ne risalta lo stile.
E sono piume bianche leggere e sinuose agitate dal vento della speranza che si estendono per insistere sul cuore della raccomandazione di saggezza casalinga , a mo’ di slogan calcolato, invito al giusto stile di vita, in questo momento cruciale.
La designer non perde l’occasione per rivisitare un cappellino classico, come se la moda di un accessorio semplice, che ci piacerebbe portare anche in casa per recarci dalla cucina al salotto, fosse trasformato in un’arma di resistenza collettiva, capace di dare forza a tutti .
Andrà bene, finirà presto, quest’idea dà libero corso alla nostra immaginazione, annulla la nostra vulnerabilità, spazza via la paura, cosi da poter di nuovo disegnare un progetto di vita, attivare i nostri sogni per ritrovare una vita ancora più ricca di piacevoli sfumature.
CONSIGLIO FASHION :
E’ un modello che sta bene a tutte e tutti, ve lo consiglio per averlo indossato insieme agli altri invitati, al garden party della Marchesa Sylvia Caradessi del Villar Silenzi, l’anno scorso.
La pantera, simbolo della Maison Cartier e la sua storia
Vi è mai capitato di vedere, almeno in fotografia, una signora elegante che porta a passeggio una pantera ?
La Marchesa Casati, e il regno della pantera
nobildonna stravagante e collezionista d’arte che diventerà un’icona dei surrealisti ne portava due al guinzaglio a Venezia.
Siamo nei primi anni del ‘900 , l’animale è di moda.
Nel 1914, Cartier fa realizzare un dipinto ad acquarello dal pittore Georges Barbier “la dame à la panthère”, che rappresenta una signora elegante con ai suoi piedi una pantera nera come invito a una mostra di gioielli.
Jeanne Toussaint e le sue pantere
Il suo regno comincia rue de la paix nel 1933 , Jeanne Toussaint che conosce molto bene Louis Cartier da dieci anni, è nominata direttrice artistica della famosa maison di Parigi fondata nel 1847, è amica di Mademoiselle Chanel, ha creato per la stilista, una collezione di borse.
Lei non è sposata, Louis Cartier, separato dalla moglie Andrée Caroline Worth nipote del genio della moda del Second Empire, intimidito dalla sua bellezza, è conquistato dal suo gusto, e dal suo intuito femminile .
Lei porta un po’ di colore e di fantasia nel mondo del nipote del fondatore, che è già una leggenda nel campo della gioielleria, amatore di pietre preziose, ha creato lo stile “guirlande”, poi art decò. Il loro legame sentimentale durerà fino alla morte di Louis nel 1942 .
Questa donna indipendente , non proprio demi mondaine ma un po’ emarginata perché ha rifiutato un destino di borghese, è ricca, i divani di casa sua sono ricoperti di pellicce di pantera, avrà sicuramente incrociato la Marchesa Casati Stampa di Soncino .
Nel 1917 è solo cliente, ordina un beauty case e ci fa mettere una pantera appoggiata sul coperchio.
Ci vorranno vent’anni prima che l’animale diventi un’ icona.
IL MOTIVO E IL REGNO DELLA PANTERA
Il motivo della pantera continua ad affermarsi nel corso degli anni nelle creazioni della Maison, le placche che vanno ad impreziosire borsette da sera si allargano e appaiono le macchie dell’animale sui gioielli.
Non è un caso se , nel 1914 e nel 1915 la tecnica di pavage quando si aggiunge l’onice al diamante viene usata per decorare due orologi, evoca il pelo del felino.
Ma come mai il team di orefici è in grado di realizzare felini così realistici?
Uno dei disegnatori della Maison Peter Lemarchand arrivato nel 1927, lavora in stretta collaborazione con Jeanne Toussaint , si reca regolarmente allo zoo di Vincennes per osservare la muscolatura e i movimenti della pantera .
LA DUCHESSA DI WINDSOR
Nel 1947, è una celebrity che contatta la direttrice artistica , la Duchessa di Windsor, moglie di Edoardo VIII, che per lei ha rinunciato al trono d’Inghilterra, e che fa incidere un messaggio d’amore nei regali a Wallis , adora i gioielli al punto che ogni sua mise è studiata per far risaltare un pezzo importante, un modo per mettere a tacere le critiche. Grazie a lei diventa possibile portare gioielli anche di mattina .
Wallis Simpson possiede uno smeraldo cabochon rettangolare di 116,75 carati , diventa una spilla in oro, con una maestosa pantera dal pelo tempestato di macchie in smalto nero seduta sulla gemma.
Un anno dopo la duchessa si reca di nuovo da Cartier, questa volta le due donne si mettono d’accordo per far montare uno zaffiro Kashmir, cabochon di 152,35 carati, grande come una palla di ping pong, la duchessa vuole un’altra pantera interamente coperta di pietre preziose.
Il risultato è strepitoso, questo capolavoro che scelse di portare durante un evento dove era presente la famiglia reale ebbe un significato politico e estetico, fu per lei come una dichiarazione d’indipendenza.
Ordinerà altre due felini, il primo è a forma di bracciale, morbido, si arrotola intorno al polso , la seconda pantera è una spilla , i due modelli sono coperti di onice e diamanti.
Altre signore eleganti s’innamorano presto del felino nato nell’immaginazione di Jeanne Toussaint.
IL SUPERGATTO, la pantera di Jeanne Toussaint
Il Supergatto esercita sempre più fascino sull’alta società.
Dalla messicana Maria Felix, a Daisy Fellowes , mondana e direttrice di Harper’s Bazar , che si fa realizzare il felino nella posizione della pecora, simbolo dell’ordine cavalleresco della Toison d’or, la ricca ereditiera e filantropa Barbara Hutton passando per Nina Dyer, principessa e moglie dell’Aga Khan che nel 1958 commissiona il primo bracciale rigido con 2 teste di pantera in diamanti zaffiri e smeraldi e una broche progettata con elementi che si possono trasformare in orecchini.
L’animale iconico perenne, non finisce d’ispirare i creatori, alle volte è presente sul bracciale di un orologio dove è attaccato o si vede sul quadrante dipinto come una miniatura elegante e colorata. Ma la pantera è anche presente in una preziosa collezione di occhiali .
LA MAISON E IL SIMBOLO DELLA PANTERA
Spesso la Maison crea dei capolavori, nel 2018 fu realizzato un prezioso orologio in edizione limitata, in oro rosa e diamanti, sul quadrante, a ogni movimento del polso si riversa una pioggia di sfere d’oro lasciando apparire una testa di pantera , è derivato dalla tecnica antica della clessidra e frutto di 5 anni di lavoro.
Ma per segnare l’ingresso nel XXI esimo secolo, nel 2014, viene creato una forma stilizzata, sfaccettata della pantera che ritroviamo in eleganti anelli e bracciali .
E’ quello che i curatori della mostra fotografica a Milano, aperta in via Gesù, hanno voluto rappresentare con un modello fosforescente, strutturato in una mega statua dell’animale esotico.
Il visitatore è subito colpito all’ingresso da questo modello tridimensionale, maestosamente futuristico, che si stacca dal fondo rosso tradizionale della famosa Maison.
Quella che nella mitologia greca allattò Dioniso, portatrice di luce e nel medioevo, guardiana del mistero, simbolo di coraggio valore e potere ha sempre rappresentato la femminilità in tutti i suoi aspetti.
E se la donna è un enigma di cui non si ha la chiave, il panorama mediatico ha contribuito a diffondere questo mito.
Non solo nella gioielleria, ma anche nella moda, da Versace a Krizia ( chiamata la pantera del made in Italy), a Dolce e Gabbana, passando per Gucci e Cavalli, l’identità della donna e il suo stile sono strettamente connessi.
Sul catwalk, nella sua definizione felina, non finiremo mai di vedere sfilare la donna pantera , sinuosa, dal look animalier, che si distingue e combatte per i propri ideali.
LA MIA ELEGANZA : UNA FORMA DI APERTURA DELL’ANIMA.
di Michelle Kling Hannover
In un mondo di perpetuo cambiamento, folle e supersonico, l’eleganza può costituire una soluzione per sentirsi più sicuri.
L’elegante porta in se la propria stabilità, in ambienti dove è sempre più complicato superare la fragilità che alle volte deriva da aspetti poco soddisfacenti della propria vita .
Per proteggerci, basta mettere il pilota automatico, mantenere una rotta e una velocità costante, da poter modificare in qualsiasi momento se compaiono elementi nuovi .
Volendo superare il mitico concetto di Mademoiselle Chanel, ” La semplicità è la nota fondamentale di ogni vera eleganza”, forse la storia ci può aiutare a chiarire questa nozione soggettiva che varia con le diverse epoche .
Fino al ‘600 si parla di eleganza degli oggetti, in quel periodo è ancora associato al modo di muoversi e di comportarsi , quello che Saint Simon chiamava “il non so che ”
Siamo ancora nell’era delle leggi sontuarie che rendevano obbligatorio mettere un determinato costume secondo il proprio ceto sociale di appartenenza.
La rivoluzione francese , permette una libertà di ogni genere, e consente di trasgredire , Les incroyables e le merveilleuses ne sono l’esempio stilistico.
Dopo Lord Brummel e i dandy , bisogna aspettare l’800 con “il trattato della vita elegante” di Balzac, per cominciare a vedere l’aspetto fisico nell’eleganza.
Oggi quello che si vede all’esterno, deve rivelare tutto, ma non basta, perché questa stessa attenzione ai dettagli, deve essere tinta di disinvoltura, è cosi che nasce il termine “cool”. Il colore di una scarpa , l’outfit insolito di una tennista, o una clutch particolarmente originale catturano la nostra attenzione con la densità dell’apparenza, che permette a quelli che guardano di proiettarsi in attori o sportivi e imitarli. Non si vive più senza corsi di portamento , bonton , etiquette , strategia comportamentale, gli influencer hanno sostituito i blogger !
E cosi che il celebrity marketing diventa una manovra mediatica per imporre, attraverso l’immagine dominante, lo stile di un VIP, senza verificare se corrisponde veramente alla sua personalità.
Purtroppo il flusso informatico ha sostituito il flusso energetico, la parola d’ordine è sfoggiare , ostentare, con la massima libertà di scelta, senza una minima parte di mistero poetico che l’eleganza dovrebbe veicolare.
Questa possibilità di poter scegliere sempre, alle volte destabilizzante, raggiunge il significato etimologico della parola elegantia derivata da elegans, che sa scegliere, ex ligere, arriviamo cosi a nozioni di disponibilità mentale.
L’elegante, se è di alto livello, è quello che sa decidere se e come far passare un messaggio e far scoprire, a chi ne troverà la chiave, qualche aspetto del suo giardino segreto.
Scelta spontanea, poco calcolata per quadrare con i principi della sua personalità ma che passa per i meandri della seduzione.
Prima di passare al conto alla rovescia chiamato religiosamente e poeticamente CALENDARIO DELL’AVVENTO, vogliamo procedere a una leggera purificazione stilistica?
Lasciamo da parte il rituale degli obblighi, chili superflui, rompicapo per trovare i regali originali.
C’è chi dirà che i tempi sono duri, che la crisi non ci permette di rallegrarci nemmeno nell’ambito familiare.
Diciamo che si tratta di puri errore di giudizio dell’immaginario collettivo dove il know how è troppo formale, razionale e poco creativo !
Vi propongo due piccoli esercizi di stile :
1) contrastare lo spirito poco costruttivo di uno spread impazzito, per ritrovare l’autostima alterata da uno stile di vita che spesso snobba il piacere.
2) fare suonare le campane del pensiero positivo a festa per organizzare i preparativi delle lunghe feste.
Questa resistenza pilotata ci prepara anima e corpo a un atteggiamento più reattivo alle celebrazioni del fine anno e del buon inizio.
E ovvio che la soluzione non è nient’altro che un risorgimento produttivo a base di :
tartufo, tortellini, formaggi artigianali, carne e pesce nostrani, panettone, pandoro, divino amore , cassata, gianduiotti e fichi ricoperti di cioccolata, senza dimenticare la frutta e verdura terapeutica delle nostre terre e il tutto punteggiato da Franciacorta, Brunello,Vin Santo,Valpolicella, Cirò, Marsala ecc….. per provare al mondo che gli italiani non hanno perso la loro gioia di vivere.
La gioia di un popolo ingegnoso spiritoso, che si sa risollevare da qualsiasi situazione, si manifesta anche nel saper apprezzare la cultura come forma di espressione comunicativa, teatrale, musicale, letteraria, artistica e, questa stagione, non è mai stata cosi ricca.
Le feste servono a rimettere gli orologi all’ora giusta ma anche a ritrovare la magia dell’infanzia quando eravamo convinti che tutto era ancora possibile.
Andare a vedere il film non è solo un piacere estetico. Questo capolavoro, è capace d’incantare anche chi non è fanatico di storia, da un quadro politico sociale del lifestyle dell’aristocrazia britannica negli anni ’20 e ’30 prima di un’importante crisi economica annunciata.
E ci si tuffa nelle scene e decori che fanno da contorno ai personaggi minuziosamente studiati che sembrano entrare e uscire con una disinvoltura calcolata .
Dove l’erba è più verde e i costumi più glamour che altrove, le storie di famiglia non fanno in tempo ad essere raccontate, tanto prevale l’immagine della famiglia Crawley quando le Loro Maestà il re e la regina sono ospiti al castello.
Politica e savoir vivre si separano per ricomporsi, in una parata militare dai dettagli sorprendenti e nel ballo finale. Noblesse Oblige.
Nell’immaginare l’apparato e i retroscena di un tale colosso, ricordiamo che il cast racconta di essersi divertito a scoprire nuovi aspetti di personaggi già presenti nelle puntate trasmesse in televisione di Downton Abbey.
E importante notare che l’autore Julian Fellowes che ha scritto storie simili, ha curato personalmente la regia del film.
Vi posso assicurare della qualità dei dialoghi, tradotti benissimo (per averlo visto anche in lingua originale), dalle battute di Lady Violet ai discorsi spiritosi della servitù.
Mi viene in mente la similitudine degli ambienti della stessa epoca, leggendo “La storia di Lady Catherine”. E’ una ricca ereditiera americana, che entra nella famiglia dell’attuale conte discendente della famiglia, scritto da Lady Carnavon, sua moglie, e proprietari di Downton Abbey.
DURANTE I SALDI, SALDATE insieme SAGGEZZA E FANTASIA !
di Michelle Kling Hannover
Dalla semplice spesa quotidiana allo shopping durante i saldi , il bon ton aiuta a vivere meglio.
Salutare quando si entra in un negozio, ma anche quando si esce anche senza avere acquistato niente ; non mettere in causa le competenze del personale; impedire ai bambini presenti in una struttura commerciale di non comportarsi come fossero in un parco giochi, sono alcune delle regole del savoir vivre di oggi e di sempre.
Ognuno avrà cura di aspettare il proprio turno..non impazientirsi alla cassa se le macchine non funzionano. Meglio non insistere sulla qualità scadente di un prodotto, si rischierebbe di passare per maleducato. La negatività non è di buon gusto.
Durante i saldi l’affluenza ci lascia poco tempo per riflettere, teniamo sempre presente gli abbinamenti possibili di un capo e come inserirlo nel guardaroba e nella vita che conduciamo, in quale occasione potrebbe servire.
E’ difficile non farsi prendere dalle emozioni , e non facciamoci ingannare dai prezzi bassi e da oggetti inutili e presentati armoniosamente grazie al visual merchandising.
Chi non ha mai sognato di trovare l’accessorio ammirato in vetrina e ritrovarlo a prezzo scontato alcuni mesi dopo? E’ bello costruirsi un look tanto desiderato , basta non essere tanto schiavi della moda.
Ai giorni d’oggi il vintage non scandalizza più anzi è diventato un pregio. Personalmente ,( e la mia confessione va contro il marketing) il 50% che si trova nei miei numerosi armadi proviene dai saldi , compreso le sontuose toilette di alta moda.
Ragazzi di tutte le età, in questi tempi di crisi, vi consiglio di acquistare capi quanto più basic per poi aggiungerci un accessorio fashion anche per distinguersi dalla massa .
Parlare di soldi è sempre stato sconsigliato nelle conversazioni di salotto , e la discrezione dovrebbe essere d’obbligo nella vita di tutti i giorni specialmente con chi si conosce poco.
Più una persona è ricca , più dovrebbe sentirsi in dovere di aiutare chi ha bisogno, senza ostentare uno stile di vita eccessivo,tanto meno i suoi capricci, sono i meriti che contano .
Se si prendono in prestito dei soldi , si avrà l’eleganza di rimborsarli nei tempi stabiliti con un biglietto e un pensiero in funzione dell’entità della somma prestata e adatta al prestatore, per ringraziare.
Le regole d’oro sono che è meglio prestare che chiedere e a tutti i costi evitare gli affari di soldi tra parenti, per non turbare l’armonia familiare.
Una volta s’insegnava che i soldi trovati per strada dovevano essere depositati in chiesa nell’apposito contenitore delle elemosine. In caso di somme più importanti è meglio andare in polizia.
Dare la mancia giusta a chi lo merita richiede giudizio e tatto , che sia al personale dell’ albergo dove si ha soggiornato in casa di amici; al ristorante , il maitre avrà cura di spartire la somma tra i suoi collaboratori, e se a natale, portieri o postini ci propongono dei calendari , è meglio fare un’offerta in proporzione al numero di pezzi senza mai omettere un sorriso.
Una lista delle mance natalizie al personale da parte dei soci , resa pubblica in un circolo è contraria alle buone maniere, non dovrebbe essere un’ occasione per ostentare la propria generosità . E chi vuole veramente fare anche donazioni, lo farà senza farlo sapere.
A questo proposito, è sconveniente stabilire in un negozio, una lista di regali costosissimi, non abbordabili per un’occasione . Scegliere un unico regalo con la partecipazione di ognuno con lo stesso ammontare sarà molto più signorile.
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