«QUESTO NON È AMORE», Un camper contro la violenza sulle donne

«QUESTO NON È AMORE», Un camper contro la violenza sulle donne

«QUESTO NON È AMORE», Un camper contro la violenza sulle donne

#questononèamore

“Se ti offende, se ti zittisce, se ti controlla, se ti fa del male fisico, se minaccia la tua libertà, anche economica, «…questo non è amore».

«QUESTO NON È AMORE», Un camper contro la violenza sulle donne
#questononèamore

Questo e’ lo  slogan scelto dalla Polizia di Stato per il nuovo progetto contro la violenza sulle donne e contro il Femminicidio. Una iniziativa del ministro dell’Interno Angelino Alfano e dal capo della Polizia Franco Gabrielli

Chi vuole denunciare trovera’ dal 2 luglio in alcune piazze italiane tra cui Sondrio, Brescia, Bologna, Arezzo, Macerata, Roma, L’Aquila, Pescara, Matera, Campobasso, Cosenza, Palermo, Siracusa e Sassari. Sul camper  sarà presente una postazione mobile della Polizia di Stato insieme  ad un medico/psicologo della Polizia di Stato, un operatore della Squadra Mobile-sezione specializzata, un operatore della Divisione Anticrimine e/o dell´Ufficio denunce e un rappresentante della rete antiviolenza locale.

L’intento e’ quello di fortificare e incoraggiare le donne che denunciano atti di abusi e violenze in famiglia, per starle a fianco e accogliere le richieste di aiuto. E’ fondamentale capire anche il meccanismo giudiziario, che a pare mio fa acqua da tutte le parti. Se non c’e’ denucia non c’e’ intervento. Una denuncia inoltre puo’ trasformare una molestia in un tentato omicidio e quindi  innescare un relativo processo con accuse decisamente pesanti, di conseguenza indagini, arresti e prevenzione. In ogni caso ritengo che vedere girare un Camper a supporto delle donne possa essere un deterrente per eventi violenti. Le possibili vittime potrebbero sentirsi meno in difficolta’ nel reagire con una denuncia e i loro carnefici potrebbero sentirsi piu’ controllati e meno liberi di agire.

Il femminicidio è qualcosa di culturale e sociale la finalita’ è quella di colpire il sommerso perché in questo tipo di reati la paura di una vittimizzazione secondaria molto spesso è il motivo principale che induce le donne a non esporsi e a non denunciare».

Nei camper ci sarà personale specializzato della squadra mobile, i casi più urgenti saranno direttamente trattati lì. La prima fase sperimentale durera’ per i prossimi  tre mesi estivi per due sabati al mese. Gli uffici di Polizia saranno più accoglienti per le donne e forniranno un contributo non solo di polizia giudiziaria, ma anche psicologico. Sara’ presente sui Camper materiale multilingue per soddisfare tutti gli ambiti sociali anche quelli  piu’ a rischio e culturalmente più esposti.

PER NON SUBIRE PIU’ COME:
Fakhra Younas

Una vita in bilico tra terrore e voglia di ricominciare. Il desiderio di riscatto non ha avuto la meglio, e l’ex danzatrice pakistana sfregiata dal marito con l’acido, ha deciso di mettere fine alla propria esistenza: si è lanciata da una finestra del sesto piano a Roma. 17 marzo.
Fakhra Younas, era diventata famosa nel 2005 per aver scritto il libro Il volto cancellato, un’icona per molte donne islamiche e viveva in Italia dal 2001, assieme al figlio Nauman di 17 anni. Aveva trovato il coraggio di chiedere il divorzio ribellandosi da un marito padrone. Dal  Pakistan aveva trovato rifugio in Italia , dopo che il coniuge l’aveva sfigurata con l’acido nel sonno perchè lei aveva ‘osato’ .
SOTTOPOSTA A 39 INTERVENTI. Nel disperato tentativo di rivedere (e riavere) i suoi lineamenti, ma il dolore non l’aveva mai abbandonata e così si e’ tolta la vita.

«QUESTO NON È AMORE», Un camper contro la violenza sulle donne
Fakhra Younas

Lucia Annibali

39 anni, avvocato di Urbino sfregiata dal compagno, che vigliaccamente ha persino ingaggiato due killer per sfigurarla. La prima sezione penale della Cassazione ha confermato la condanna in via definitiva a 20 anni di carcere per Luca Varani, l’ex fidanzato, avvocato pesarese di 39 anni, e a 12 anni ai due uomini assoldati per sfregiarla con l’acido solforico la sera del 16 aprile 2013. Varani risponde di lesioni gravi, stalking e tentato omicidio

Per molte donne, soprattutto per quelle che subiscono violenze, Lucia e’ diventata un simbolo. La volontà della Cassazione a non concedere sconti di pena e’ fondamentale per chi subisce questo tipo di violenza Finalmente Lucia Annibali puo’ iniziare una nuova vita da donna ben piu’ forte di chi l’ha sfigurata con l’acido e di Varani che ha dato l’ordine di sfregiarla e ucciderla. Lucia dichiara « purtroppo può capitare di finire in una storia che sembra bella e intensa e poi invece si rivela di “non amore”. Questa vittoria della giustizia è importante per tutti coloro che non si arrendono mai. È una sentenza che suona come una speranza. Lo voglio ribadire a chi soffre: non è mai finita fino a quando non lo decidiamo noi. E se ce l’ho fatta io, possono farcela anche gli altri».

 

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Lucia Annibali, prima, in ospedale e dopo

Sara di Pietrantonio

Una morte atroce. «In 25 anni non ho mai visto una cosa simile», dice il capo della Squadra Mobile di Roma, Luigi Silipo. Bruciata viva dall’ex Vincenzo Paduano, che  non riusciva ad accettare la fine della loro storia. Solo dopo otto ore di interrogatorio, il 27enne Vincenzo ha ammesso di averla uccisa».  Per fortuna l’ha strangolata, prima di darle fuoco,

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L’auto carbonizzata di Sara, il suo corpo e’ stato trovato poco piu’ avanti

Sara Di Pietrantonio è morta vittima di «un amore morboso e possessivo dopo una relazione di circa due anni, segnata da continui episodi di «vessazioni psicologiche» che Sara non aveva mai denunciato per non mettere nei guai l’uomo che diceva di amarla.

E’ questo uno degli atteggiamento piu’ sbagliati di noi donne rapite e ubriacate da amori che non hanno alcun presupposto per essere chiamati tali.

Lui la perseguitava con sms, si presentava a casa sua, la seguiva, addirittura controllava con una App come localizzare il suo cellulare. E’ stato accusato di omicidio premeditato e stalking perche’ c’e’ la vittima, ma solo per il tristissimo epilogo di questa agghiacciante storia.

I due si erano lasciati tre settimane e Sara, 22enne aveva iniziato a frequentare un vecchio compagno di liceo. Ma l’ex non lo  accettava. A poche ore dal delitto, era andato a trovarla a casa della madre e nulla faceva presagire il proseguo drammatico. Dopo aver trascorso la serata in un pub insieme ad un’amica, Sara incontra il nuovo fidanzato,  a fine serata lo accompagna a casa, ma Paduano era gia’ sulle sue tracce e l’aspetta sulla strada del ritorno  in via della Magliana, alla periferia Sud di Roma. Quando la vede, la insegue, la stringe verso il bordo della strada e la blocca con la sua auto. Sale su quella di Sara e le versa addosso liquido infiammabile, Sara scappa in cerca di aiuto ma Paduano appicca il fuoco all’auto e la insegue. La raggiunge qualche centinaia di metri più in là, la strangola per fortuna e la incendia.  I Vigili del fuoco troveranno il corpo semi-carbonizzato della giovane. Pazzesca la freddezza dell’ex fidanzato che dopo l’omicidio, come se nulla fosse, ritorna al lavoro di guardia giurata.

Bo Guerreschi

Una donna in carriera che s’innamora di un uomo ricco e influente e lo sposa. La sua vita sembra una favola moderna ma presto Bo, come la chiamano gli amici, scopre che le favole non esistono o meglio che il lieto fine non può prescindere dalla battaglia contro il male. Abusata, picchiata, perseguitata, Bo non ha mai smesso di lottare: «L’ho denunciato tante volte ma non c’erano mai abbastanza prove, lui usava i soldi per togliersi dai guai, aveva le persone giuste al posto giusto». Dietro le violenze, ad emergere è un universo di opulenza e degrado morale, corruzione e frodi, e un sistema giudiziario che fa acqua da tutte le parti.

“Può essere difficile trovare le parole adatte per descrivere l’inferno che si prova quando una donna è vittima di violenza. Ma potrebbe anche essere liberatorio”.

Bo, sopravvissuta ad un pestaggio dove ha rischiato la morte, dopo il lungo ricovero in ospedale, (non l’ha picchiata lui, l’ha fatta picchiare),  ha avuto la forza di scrivere  un libro sull’inferno subito. E’ il frutto di una dolorosa esperienza personale. Una storia coraggiosa tra abusi e violenze da parte dell’ex marito. Un libro d’aiuto per ogni donna, per quelle sottomesse e per quelle che combattono ogni giorno.

«QUESTO NON È AMORE», Un camper contro la violenza sulle donne
intervista del 1 giugno 2016 a Bo Guerreschi ESTATE IN DIRETTA

Una storia vera, una tra le tante voci che urlano per fermare queste violenze domestiche che ogni giorno sempre più donne sono costrette a subire. Un libro che analizza il problema dell’abuso fisico e psicologico che una donna subisce e contribuisce a spiegare le cause di questo triste fenomeno sociale.

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Bo(h). Non si deve sempre morire per essere ascoltate: Testimonianze«QUESTO NON È AMORE», Un camper contro la violenza sulle donne

Bo, dopo il libro fonda Bon’t Worry “per non aver paura”

 

La Onlus contro la violenza alle donne 

 

 

Sono solo 4 esempi nel mare di violenza contro le donne che da qualche anno si e’ scatenato in modo sconcertante, ma prego tutte le donne, le figlie di iniziare ad amarsi e a rispettarsi. Non permettete, non concedete a nessuno mai, piu’, e per sempre di sottomettervi e di schiacciarvi, denunciate e chiedete aiuto.

QUESTO NON E’ AMORE.

«QUESTO NON È AMORE», Un camper contro la violenza sulle donne
Un tacco di farfalla per una decoltè rossa di Alberto Guardiani

 

A MUSO DURO CONTRO IL FEMMINICIDIO

A MUSO DURO CONTRO IL FEMMINICIDIO

A MUSO DURO CONTRO IL FEMMINICIDIO

“A Muso Duro”  di Agnese Belardi.

Agnese è nata e vive a Lagonegro (Potenza). Docente di Materie letterarie dal 1986 presso le scuole superiori di 2° grado. Ha pubblicato il saggio dedicato alla poetessa Donata Doni Una voce oltre la vita e quello dedicato a Giacomo Racioppi L’uomo e l’opera. Le raccolte di poesie: Nettare dal cuoreArcobaleno di paroleLe piccole cose della felicità e Un mondo di pace.

“A muso duro ” è il titolo del libro appena pubblicato dove l’autrice lucana Agnese Belardi, con stile crudo e introspettivo racconta la storia di cinque donne che hanno subito la violenza di genere, in tutte le sue declinazioni, ma che hanno scelto di lottare ogni giorno della loro vita.

“Come donna, insegnante, poetessa non potevo non occuparmi della violenza in generale e di genere: il FEMMINICIDIO. Come insegnante con i miei alunni a scuola, con il circolo culturale Monnalisa ci occupiamo di debellare stereotipi che vedono la donna inferiore, subalterna. Tentiamo di valorizzare i talenti femminili sconosciuti a molti. Abbiamo istituito un premio dedicato alla poetessa Donata Doni di Lagonegro e partendo da lei, ogni anno, premiamo le donne che si sono distinte in Basilicata nel campo letterario  e nel sociale”.

“A muso duro” è un libro da riporre, dopo la lettura, nello scaffale delle differenze, dove si trova il valore delle differenze culturali, di genere, di età, di abilità, di etnia, lo scaffale contro la discriminazione, il pregiudizio, la violenza, lo stereotipo.

E’ la Storia di Angelina, Beatrice, Rossana, Maria Sofia e Miriam che nella fase dell’età evolutiva denunciano la violenza di genere in tutte le sue forme.

A MUSO DURO CONTRO IL FEMMINICIDIO
Agnese presenta il suo ultimo libro ” A Muso Duro”

“Donne siamo, tutte fragili, fallibili, preziose, non sparliamoci ma parliamoci  a muso duro, lealmente, senza farci guerra”.

Con questo libro Agnese vuole alzare il volume della Voce Femminile, dilaniato da silenzi e incomprensioni da cui scaturiscono violenze allucinanti.

Per Agnese Belardi, per curare il malessere violento e aggressivo presente nella società  di oggi  usa la  poesia con  “UN MONDO DI PACE”

“Quello in cui viviamo è un mondo di maschere. Un palcoscenico su cui si svolge la “commedia umana” dell’egocentrismo e noi indossiamo la maschera della bontà o quella della crudeltà, quella della gioia o quella del dolore, quella della solidarietà o quella della xenofobia”.

A MUSO DURO CONTRO IL FEMMINICIDIO
Agnese parla del suo ultimo libro “A Muso Duro”

“La poesia – precisa Agnese Belardi- ci invita alla pace nel mondo, alla solidarietà al rispetto e all’amore per gli altri”.

E’ necessario insegnare bambini i valori di solidarietà e rispetto per un benessere fisico e psicologico; insistendo sulla cultura dei sentimenti e della   capacità di conoscere quelli degli altri, rspettandoli. “La poesia-ribadisce ancora una volta la Belardi- è una conquista immensa del ragionare, capire, pensare. Con questi valori difficilmente si diventa preda di mostri contemporanei .

A muso duro

Musica contro il Femminicidio

 

Alex Britti:“Perché le donne non denunciano? Perché la violenza di genere resta ancora un tema tabù?” Il nuovo singolo di Britti rappresenta l’impegno del cantautore nella lotta contro la violenza di genere: tutto il ricavato del singolo, infatti, sarà devoluto alle attività di We World Onlus, associazione che mira a garantire e difendere i diritti dei bambini e delle donne.

La lotta del cantautore italiano nasce da un episodio di vita personale. Dopo aver interrotto una lite tra una donna e suo marito in un parco, il cantante ha sperimentato in prima persona la “negazione della violenza”. Ho provato invano a convincere la donna a denunciare il marito violento. Quindi, ho sentito il bisogno di fare quello che so fare: scrivere una canzone”.

Pink Floyd – Don’t Leave Me Now. Un brano del concept album The Wall per raccontare le ansie di un uomo violento che si oppone all’abbandono della sua donna: How could you go? When you know how I need you to beat to a pulp on Saturday night   

Travis – Blue Flashing Light . La storia del padre violento del cantante Fran Healy raccontata in una hidden track di The Man Who, il loro disco più famoso.

Alter Bridge – Addicted To Pain .La storia di un abuso mentale e psicologico che viene perpetrato tanto da abituarcisi è sottolineato dalle chitarre furenti e da un cantato urlatissimo: la canzone è stata usata lo scorso 12 Novembre per aprire il concerto di Milano.

Christina Aguilera – Oh Mother. La celebrazione della madre della cantante, che decise di divorziare dal marito violento quando la Aguilera aveva otto anni.

Eminem feat. Rihanna – Love The Way You Lie. Due nomi celebri per violenze subite e vite difficili: Rihanna fu picchiata dall’ex fidanzato Chris Brown, Eminem ebbe problemi legali per percosse alla ex moglie Kim.

Miranda Lambert – Gunpowder And Lead. Anche la stella del country americano si abbandona ad un blues per raccontare la storia di una donna che attende con una pistola in mano il ritorno a casa del marito violento.

The Cardigans – And The You Kissed Me. Una relazione violenta in punta di voce e arpeggi. Non è autobiografica,  ha precisato la cantante Nina Persson

REM – Bang And Blame. La storia di violenze domestiche in una delle ultime canzoni della band di Athens

Parliamoci a muso duro, ma senza fronzoli

Pagina FB di Agnese Belardi

Fonti: Basilicata notizie, Napoli News24L’Erudita

HO PREGATO CHE SARA NON FOSSE VIVA QUANDO L’HA INCENDIATA

HO PREGATO CHE SARA NON FOSSE VIVA QUANDO L'HA INCENDIATA

HO PREGATO CHE SARA NON FOSSE VIVA QUANDO L’HA INCENDIATA

“Con l’ennesimo orribile delitto che si è consumato ai danni della 22enne Sara Di Pietrantonio io e altre donne, in numero crescente, abbiamo deciso di intraprendere una serie di azioni martellanti volte ad estirpare la cultura del femminicidio ormai diventato ennesimo motivo di imbarazzo del nostro Paese, ma soprattutto per noi stesse.

Stiamo organizzando una prima protesta molto semplice: il 2 giugno, 70esima ricorrenza del voto alle donne italiane, esponete alle vostre finestre un abito, un lenzuolo, una bandiera, qualsiasi cosa di colore rosso. Simboleggia il sangue versato dalle donne uccise dai loro uomini, o ex uomini, o corteggiatori rifiutati.

Sarà solo il primo passo.

Partecipate e non abbiate paura di passare per delle rompiscatole, come cercherà di farvi credere un certo tipo di persone (uomini e donne) da tenere alla larga perché non vogliono il vostro bene.”

Omicidio Sara di Pietrantonio, Laura Boldrini: “Le donne non sottovalutino i segnali”. Crepet: “Mai andare all’ultimo appuntamento”

 

“Ragazze, mai, mai, andare all‘ultimo appuntamento. Mai cedere, dopo la rottura di una storia soprattutto se la persona l’ha presa male, ha già alzato la voce o le mani, e andare all’incontro per farsi ridare gli effetti personali. Chi se ne importa delle scarpe, dei vestiti, delle catenine, delle foto… Si può sostituire tutto. E se proprio è necessario, andateci in gruppo”.

Riflessioni di Paolo Crepet psichiatra e scrittore e padre, alla luce dell’ultimo caso di femminicidio costato la vita a Sara

“Abbiamo tante responsabilità – spiega l’esperto – e questo è l’effetto perverso, pensando all’età anagrafica del ragazzo, di 25 anni di consensi per tutto, di 25 anni di poverino, tesoro ecc, per poi arrivare agli ultimi due dove ci sono stati dei ‘no’. Dei ‘no’ che sono diventati frustrazione. Ne ho visti tantissimi di casi del genere, dove ha imperato un modus educandi sbagliatissimo e fuorviante, dove durante l’infanzia e l’adolescenza, non c’è stato un ‘no’ che ti ha insegnato a crescere, a saper accettare la sconfitta. Si arriva al ‘no’ senza anticorpi. E’ come una patologia che si affronta senza difese immunitarie. Chi si sente dire ‘no’ non capisce più niente e vuole uccidere chi ha osato tanto”.

Da psichiatra Crepet aggiunge: attenzione all’ambiente che frequenta l’altra metà. Se uno frequenta giri dove si usano ad esempio le armi, anche per sport, beh… un po’ di attenzione in più ce la metterei perché potrebbe esserci contiguità fra quel tipo di cultura e l’atteggiamento che poi si ha nella vita. Molti casi di femminicidio sono maturati in questi contesti”.

“Oggi nell’amore non c’è leggerezza. Oggi si assiste spesso a storie secolari fra ragazzi che dovrebbero vivere con molta più serenità e meno pesantezza l’amore”.

E da padre dice: “Per favore, ragazze, vi scongiuro: aprite gli occhi.

Basta con la storia della crocerossina che salva il mondo. Lasciate perdere. Indipendentemente da questo poi, bisogna che una ragazza – quando è in situazioni difficili e ha capito che lui non è certo un ‘uomo da biblioteca’ visto che magari ha già alzato la voce e ha detto che cosa era meglio non avesse mai detto – molli subito.

Ragazze – esorta l’esperto – l’ingenuità è un peccato mortale in questi casi. A questi segnali bisogna rispondere agendo come se ci fossero state forti minacce.

Io  aggiungo: parlatene, chiedete aiuto, denunciate.

Quando ho sentito la prima volta la notizia al TG di questo ennesimo femminicidio ho pregato che Sara non fosse viva nel momento in cui le ha dato fuoco. Sembra cinico, ma da madre sono sollevata sapendo che l’autopsia rivela che l’ha strangolata e tramortita prima d’incendiarla.

Non ho parole per esprimere quanto mi ribolle il sangue ogni volta che c’e’ un femminicidio, non ho parole a questo fenomeno in aumento.

Io pretendo, da donna, madre ed ex moglie ( vittima di violenza psicologica perenne da molti anni) che si faccia qualcosa di vero e fattivo, e giusto. Pretendo che i giudici si formino e si aggiornino per valutare queste situazioni legalmente, senza alcuna attenuante. Io pretendo la loro severità per chiunque tolga la libertà  e la vita ad un altro essere umano.

E’ impensabile che si tolga la vita ad una donna, le si impedisca di avere un futuro, figli, sogni perché si viene rifiutati. Nessuna attenuante a chi barbaramente impedisce ad un altro  di vivere.

In ricordo di Sara  Non permettete a nessuno, mai!

“SOTTO LO SCHIAFFO”. HO CHIESTO AIUTO E LO STO RICEVENDO

“SOTTO LO SCHIAFFO”. HO CHIESTO AIUTO E LO STO RICEVENDO

Giravo su Fb per capire come potevo promuovere il mio blog appena nato e chiedevo l’amicizia ad amici di amici e tra loro Flavio ha risposto all’amicizia con una frase carina, sentita, non asettica come spesso succede. Così abbiamo iniziato a scriverci, a scambiare opinioni e a confrontarci.

Mi ha raccontato di lui, gli ho raccontato di me e della lunga e conflittuale separazione che ancora mi fa frequentare il Tribunale di Milano dopo ormai 15 anni.

15 anni di lotte, di continui ricatti, di mancati mantenimenti, di sfratto perché pur con una sentenza di un giudice che impone degli obblighi, gli ex mariti se le inventano tutte per tenerti “sotto lo schiaffo”, per ricattarti, per farti dipendere da lui, per comandarti ancora, per renderti una nullità ancora….Ti allontani dalla sofferenza quotidiana, ma e’ solo una questione di  distanza, le violenze ci sono comunque, REITERATE E CONTINUE.

Quella sensazione di essere controllata, quella situazione in cui se non sei accondiscendente non ti passa i soldi, quella precarietà per cui un giorno ti tagliano la luce e il giorno dopo ti trovi le gomme della macchina squarciate e poi il vetro del cruscotto rotto, e poi le fiancate incise con i chiodi perché hai lasciato la macchina parcheggiata fuori e non l’hai ricoverata in garage, come lui vorrebbe. Nonostante il giudice gli abbia imposto il pagamento dell’affitto della casa coniugale e le utenze sei sempre “sotto lo schiaffo”…il suo.

Evidentemente non ha un tubo da fare tutto il giorno per farmi seguire o seguirmi lui stesso.

Ricordo che appena separata avevo paura a rientrare col buio e quando uscivo dalla macchina prendevo il bloster per sentirmi un po’ difesa. Per quasi un anno la sera camminavo con questo attrezzo in mano.

Quando mi sono separata i miei figli erano bambini, hanno fatto in tempo a diventare maggiorenni entrambi vivendo tutti i conflitti di 15 anni di lotte in cui do la colpa più grande della nostra attuale situazione, principalmente, ai giudici, al tribunale, alle incompetenze, alle leggi non rispettate, ai tempi biblici per una querela, una denuncia, una sentenza o un’archiviazione.

Quando si fa una denuncia per maltrattamenti, non parliamo poi, per violenza psicologica ( dove si rischia addirittura di essere presi per pazzi, oltre a non trovare ascolto), di solito viene proposta l’archiviazione perché sono considerati reati minori, allora ti opponi all’archiviazione e si riapre il procedimento. Tu fornisci la tua memoria, lui la sua, si depositano, si aspetta che venga comunicata una data di udienza……passano anni….si fa in tempo a morire.

Considero  il tribunale colpevole di tutta una situazione allucinante. Giudici incompetenti, seduti dietro la scrivania solo per prendere uno stipendio da capogiro, e tu gli metti in mano la tua vita e quella dei tuoi figli e se ne fregano. Alle 13, dopo 4,5 udienze sono anche stanchi per cui se capiti di primo pomeriggio sono scorbutici perché, magari, hanno un lauto pranzo sullo stomaco, e tu sei li’ in attesa e magari neanche un bicchiere d’acqua hai bevuto tutta la mattinata.

Flavio, a sentire tutto questo e altro ancora, mi ha invitata ad un convegno contro la violenza sulle donne.

Erano anni che cercavo qualcosa del genere per capire se potevo essere di supporto.

Per anni ho cercato associazioni a cui dare il mio contributo sull’esperienza vissuta. Sono passata in mezzo al tunnel nero e ancora non vedo la luce in fondo, ma di sicuro mi sono fortificata, ho cresciuto 2 figli da sola, mi sono mantenuta e ho mantenuto loro, e ormai conosco la dinamica delle violenze psicologiche.

Mi sono separata dopo 16 anni di matrimonio più 10 di fidanzamento. Mentre vivevo quegli anni, benché mi rendessi conto delle violenze, mortificazioni, discussioni aggressive che sfociavano in schiaffi e strattonamenti, parolacce , ricatti, repressioni, non realizzavo veramente che l’amore era altrove. Era l’uomo con cui ho fatto due figli, non riuscivo a capacitarmi che era un rapporto sbagliato. Nonostante tutte le sofferenze dopo, le violenze ancora più subdole dopo, solo dopo ho capito che era l’uomo sbagliato, che le avvisaglie c’erano anche prima, che gli obiettivi per una vita insieme erano diametralmente opposte,  che era un violento, egoista, maschilista che continua a farci del male con subdola meschinità  machiavellica contro la quale non ho gli strumenti mentali per contrastarlo.

Allora bisogna necessariamente chiedere aiuto.

Così Flavio mi porta al convegno dove assisto ad una serata i cui sentimenti erano difficili da interpretare. C’era di tutto nel cuore e nella testa, ricordi dolorosi, minacce, ricatti, rivincite, la libertà che ho oggi a cui non rinuncerei per niente al mondo, il meraviglioso rapporto con i miei figli, sudato, conquistato, costruito con 1000 difficoltà.

Al Convegno conosco Bo Guerreschi. E’ una donna minuta, con occhi giganti bellissimi e profondi. E’ il presidente dell’associazione Bon’t Worry. Sulle sue spalle c’e’ una storia simile alla mia, con la differenza che il marito l’ha fatta picchiare quasi fino ad ucciderla. Dopo il pestaggio, dopo la guarigione, solo quella esterna, ha deciso di aiutare altre donne vittime di violenza e ha iniziato a costruire un team di professionisti  a supporto di donne che subiscono violenza.

Bo Guerreschi
Bo Guerreschi

Al convegno c’era anche Shanna Damien, americana, rappresentante in America dell’associazione, che ha voluto portare la sua testimonianza.  Sua nipote separata e’ stata uccisa dal convivente che poi ha abusato della figlioletta e ha ucciso anche lei e poi le ha bruciate.

Shanna
Shanna Damien

Tutto ciò e’ successo a settembre, il convegno era il 25 novembre. Avrei voluto registrare la voce di Shanna per poter comunicare la forza di questa donna, annientata dallo shock e dal dolore per quanto accaduto a sua nipote e la piccolina e la volontà di essere presente per infondere ad altre donne coraggio e forza.

I segnali si vedono, bisogna chiedere aiuto subito. La violenza in casa e’ la più subdola per i legami che ci sono e per un senso di appartenenza all’altro, perché si crede di amare ed invece e’ sottomissione.

Perché si ha paura di reagire, perché non si e’ economicamente indipendenti, perché si ha paura di ammettere che si e’ fatta una scelta sbagliata, perché ci si vergogna.

Sono andata al convegno con l’intento di essere un supporto e poi mi son ritrovata a chiedere aiuto perché la mia situazione e’ in stallo, perché il mio ex marito ci sta mandando in mezzo ad una strada, perché i miei figli son diventati vittime dei suoi soprusi e ricatti e offese.

Non bisogna aver paura di chiedere aiuto, ci sono molte donne che subiscono, qualcuna si ribella e molla il colpo, qualcuna soccombe, qualcuna e’ incastrata e non sa come uscirne.

Scrivo la mia storia, e mi riprometto di continuare a raccontarla, aggiungere episodi, sottolineare la profonda sofferenza, le conseguenze, la vita faticosa e segnata inevitabilmente, per far capire ad altre donne che non sono sole.

Se riuscissero a parlare, confidarsi e fidarsi di un consiglio di chi ci e’ passata , potrebbero rafforzarsi per capire, prevedere, scappare.

Attenzione ai segnali. Chi e’ in grado, perché ne ha la forza, intervenga per difendere altre donne più fragili.

Io ho chiesto aiuto, nonostante mi senta più che forte, ma non lo sono in tutto e per tutto, e sono troppi anni che lotto.

Sto ricevendo aiuto da Bon’t Worry e da tutto il suo team.

Shanna e Bo dopo l'intervento commovente di Shanna
Shanna e Bo dopo l’intervento commovente di Shanna- foto di Michele Dell’Utri

Foto in evidenza di Joy Hope Rule ©

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L’associazione BON’T WORRY ONLUS in 4 mesi fino ad oggi ha lavorato con circa 30 casi di donne che hanno deciso di uscire allo scoperto e parlare

Il sito di Bon’t Worry e la pagina FB – NOI POSSIAMO

Deve scattare “quella molla”, che ti fa dire: merito di essere amata. Nessuno ha il diritto di maltrattarmi, di farmi del male. Sembra quasi banale. Invece no. Per molte donne, troppe, l’amor proprio è uno sconosciuto e la violenza è una sorella, cattiva.

Bo Guerreschi

evento dell'anno 2014
evento dell’anno 2015
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