ASCOLTO IL VENTO. MI SUSSURRA PAROLE VENUTE DA LONTANO.
Cammino in un parco, mi siedo, ascolto il vento. Mi sussurra parole venute da lontano, gocce d’acqua, salate, acqua di mare o lacrime? Guardo le nuvole e immagino come da bambino varie figure, e vedo una nuvola che sembra soffiare il vento stesso.
Sorrido, e parlo da solo, come se dovessi dialogare con il vento, sussurro dolci parole che spero possano essere portate lontane, lontane da qui, lontane, fino all’anima di chi sa di poterle ascoltare. Mi assento in me, ascolto e guardo, sento il calore del sole ed il profumo dei fiori e dei gelsomini, l’erba calpestata, il rumore della fontana che sgorga acqua con effetti e giochi, rimbalzando e schizzando sui bordi della sua vasca.
Mi coglie la malinconia, il ricordo dell’infanzia di quando da bambino con mia nonna andavo in un bellissimo parco nella Romagna, un parco dove si ergevano alberi di more giganteschi visti con gli occhi di fanciullo. E le coglievamo, ed ero felice, spensierato, incosciente; e poi mia nonna portava sempre con sè delle bottiglie di vetro vuote, che riempiva alla fonte di acqua naturale dove le persone facevano la fila, ed i bambini come me riempivano i palloncini di acqua e facevano i monelli burloni.
E i ricordi si susseguono, vedendo passare gli anni, sparire alberi, modificare il parco, ma ancor più importante, la mancanza della persona che mi ha cresciuto per i periodi estivi, portata via dal tempo e dai problemi, andata a miglior vita in celestiali parchi nel Paradiso, mia nonna. E le immagini si susseguono, e si erge la nebbia perché in quel parco non ci sono più tornato.
Ma i ricordi sono le mie foto dell’anima. Osservo oggi le generazioni moderne, prese dalla tecnologia sempre più dominante, da strani modelli di monopattini a batteria futuristici, elicotteri e strani quadrimotori a batteria con telecamere per spiare dall’alto. I valori dei giochi di gruppo come il vecchio “Ruba bandiera” o il nascondino, o il “ce l’hai” e molti altri ancora non sanno nemmeno cosa siano.
Mi perdo con lo sguardo nel vuoto, fissando l’orizzonte, cercando risposte che non arrivano. Una mia lacrima viene schiaffeggiata da una folata di vento, viene dispersa e portata via, un mio sorriso viene catturato da un raggio di sole rendendolo ancora più caldo, ed un mio bacio immolato al cielo viene sollevato dal calore della terra sorretto dal profumo dei fiori e portato fino al cielo, sperando che i miei cari lo possano riconoscere. E un sospiro di mancanza viene preso da un soffio gentile di caldo vento garbino sperando che vada a raggiungere il cuore di colei che amo.
Ora mi alzo, sfregandomi gli occhi, e portando il berretto sulla nuca inizio a riprendere il cammino, dopo un riposo fatto di ricordi, malinconia, amore e tristezza, verso la mia meta, il mio appartamento pieno di fantasia e di gioia, variopinto con l’arcobaleno, e riscaldato dalla felicità, sapendo che domani sarà un altro gioioso giorno di nuova vita.