Perché un bambino va verso uno sconosciuto ? Perché ha fiducia negli altri.
Perché una grande pianista suona un notturno di Chopin con passione e disinvoltura ? Perché ha fiducia in se stesso , ma anche nei suoi maestri.
Perché uno scrittore presenta un suo manoscritto al suo editore ? Perché ha fiducia in se stesso e nell’incontro.
Perché un imprenditore si lancia in un’avventura ? Perché ha fiducia in se stesso , ma anche nel progetto.
Ma tutti questi eroi, mistici, idealisti, che abbandonano le comodità della vita, per trascorrere un’esistenza diversa, conservano la fiducia fino in fondo all’avversità , hanno fiducia in se stessi o nella vita ?
La fiducia in se stesso, alle volte confusa con i termini di self confidence e o self esteem, è sempre accompagnata da una fiducia in qualche altra cosa , in una realtà più grande, nel proprio savoir faire , negli altri , nella vita .
Queste 3 dimensioni s’intrecciano con proporzioni diverse dell’una o l’altra, preziosi elementi di un’alchimia alle volte impercettibile, complicata ma raggiungibile.
Possiamo aumentare la fiducia con le nostre competenze, il nostro savoir faire, la gestione delle tecniche, ma la vita non si ripete, trova sempre il modo per non rispettare i pronostici, se no non sarebbe la vita.
Una competenza perfetta non basta, mancano 2 facce della fiducia, una dimensione relazionale , (fiducia negli altri) e una dimensione mistica (fiducia nella vita)
E cosi la fiducia non è sicurezza tanto meno arroganza, non è essere sicuri, ma trovare la forza di buttarsi anche nel dubbio.
Storie di miracoli, enormi difficoltà superate, hanno il potere di generare emozioni di assoluta fiducia , in altre occasioni; la fiducia ci permette di calmarci, di guardare le situazioni difficili in modo diverso.
Possiamo collegarci a qualsiasi tipo di situazione , dato che questa fiducia parla al nostro cuore, respiriamo con calma per far sbocciare in noi il fiore della fiducia.
Alla fiducia attaccherei altri 4 petali: la fede, il coraggio e la speranza, l’ottimismo.
L’ALCHIMIA DELLA FIDUCIA di Michelle Kling Hannover amante dei fiori, si circonda di composizioni sempre delicate e ama disegnarle e dipingerle.
Iris, fiore della fiducia disegnato da Michelle Kling
In questi giorni difficili proviamo un senso di limitazione , e spesso tiriamo fuori le nostre paure, le nostre frustrazioni, perché non partire per un ritiro spirituale e usare quello che nessuno ci potrà mai sottrarre, la nostra immaginazione ?
Praticare un esercizio di meditazione, di contemplazione, o una semplice preghiera, in un posto bellissimo di nostra scelta, con un’immagine, è senza dubbio una piacevole abitudine quotidiana anche per pochi istanti.
Vi propongo di scegliere un monastero, anche diverso ogni giorni.
Ma perché ricorrere a questo posto sacro, impregnato di storia ? Vediamo di coglierne l’essenza ….
I monasteri respirano l’immobilità delle loro vite ritirate, vivono con gli ampi movimenti della natura, con le vibrazioni della luce, i flussi del visibile e le pulsazioni dell’invisibile.
Sono all’unisono del fruscio del tempo che attraversano a passi lenti.
La loro atmosfera porta verso un’oasi di silenzio, saggezza e dolce pazzia, preziosi più che mai in questo periodo.
I canti gregoriani sostituiscono le parole, alle volte si tace invece di cantare, il silenzio è ricco di risonanza, crea un’acustica interiore dalle mille sfumature.
I monasteri invitano all’arte di meravigliarsi e alla diffusione di pensieri che in tempi normali non ci verrebbero in mente, seminano pace, lanciano scintille di speranza, e i loro ambienti ci fanno accedere alla bellezza che Dio ha voluto scrivere a mano per tutti noi.
Coltivano l’arte dell’amicizia, della dolcezza con Dio e la terra, gli animali e gli umani, con la vita.
Vivono in sottile intelligenza con ogni cosa, con il tempo che prosegue il suo interminabile cammino, prendono cura del mondo, con lo spazio che respira nei dintorni, e vegliano sulla terra con generosità e costanza.
I monasteri annullano anche il gioco brutale e rumoroso di un mondo saturo di ricchezza e di potere fatto di gloria del possesso, e culto dell’apparenza.
Pazienza, semplicità e benevolenza, sono i valori maestri, che questi luoghi impregnati della storia dell’umanità, ci fanno riscoprire per proporci una nuova distribuzione dei pensieri e accompagnano i nostri cuori verso una luce nuova.
Marcella Angeletti ha inventato tanti cappelli bellissimi per ogni testa e ogni circostanza , ma questa volta ha scelto la “nuance ” di grigio più adatta , per millesimare come fosse un “grand cru” dall’annata memorabile, una sua creazione geniale, dotata di decorazioni bianche dal nastro antracite che ne risalta lo stile.
E sono piume bianche leggere e sinuose agitate dal vento della speranza che si estendono per insistere sul cuore della raccomandazione di saggezza casalinga , a mo’ di slogan calcolato, invito al giusto stile di vita, in questo momento cruciale.
La designer non perde l’occasione per rivisitare un cappellino classico, come se la moda di un accessorio semplice, che ci piacerebbe portare anche in casa per recarci dalla cucina al salotto, fosse trasformato in un’arma di resistenza collettiva, capace di dare forza a tutti .
Andrà bene, finirà presto, quest’idea dà libero corso alla nostra immaginazione, annulla la nostra vulnerabilità, spazza via la paura, cosi da poter di nuovo disegnare un progetto di vita, attivare i nostri sogni per ritrovare una vita ancora più ricca di piacevoli sfumature.
CONSIGLIO FASHION :
E’ un modello che sta bene a tutte e tutti, ve lo consiglio per averlo indossato insieme agli altri invitati, al garden party della Marchesa Sylvia Caradessi del Villar Silenzi, l’anno scorso.
La pantera, simbolo della Maison Cartier e la sua storia
Vi è mai capitato di vedere, almeno in fotografia, una signora elegante che porta a passeggio una pantera ?
La Marchesa Casati, e il regno della pantera
nobildonna stravagante e collezionista d’arte che diventerà un’icona dei surrealisti ne portava due al guinzaglio a Venezia.
Siamo nei primi anni del ‘900 , l’animale è di moda.
Nel 1914, Cartier fa realizzare un dipinto ad acquarello dal pittore Georges Barbier “la dame à la panthère”, che rappresenta una signora elegante con ai suoi piedi una pantera nera come invito a una mostra di gioielli.
Jeanne Toussaint e le sue pantere
Il suo regno comincia rue de la paix nel 1933 , Jeanne Toussaint che conosce molto bene Louis Cartier da dieci anni, è nominata direttrice artistica della famosa maison di Parigi fondata nel 1847, è amica di Mademoiselle Chanel, ha creato per la stilista, una collezione di borse.
Lei non è sposata, Louis Cartier, separato dalla moglie Andrée Caroline Worth nipote del genio della moda del Second Empire, intimidito dalla sua bellezza, è conquistato dal suo gusto, e dal suo intuito femminile .
Lei porta un po’ di colore e di fantasia nel mondo del nipote del fondatore, che è già una leggenda nel campo della gioielleria, amatore di pietre preziose, ha creato lo stile “guirlande”, poi art decò. Il loro legame sentimentale durerà fino alla morte di Louis nel 1942 .
Questa donna indipendente , non proprio demi mondaine ma un po’ emarginata perché ha rifiutato un destino di borghese, è ricca, i divani di casa sua sono ricoperti di pellicce di pantera, avrà sicuramente incrociato la Marchesa Casati Stampa di Soncino .
Nel 1917 è solo cliente, ordina un beauty case e ci fa mettere una pantera appoggiata sul coperchio.
Ci vorranno vent’anni prima che l’animale diventi un’ icona.
IL MOTIVO E IL REGNO DELLA PANTERA
Il motivo della pantera continua ad affermarsi nel corso degli anni nelle creazioni della Maison, le placche che vanno ad impreziosire borsette da sera si allargano e appaiono le macchie dell’animale sui gioielli.
Non è un caso se , nel 1914 e nel 1915 la tecnica di pavage quando si aggiunge l’onice al diamante viene usata per decorare due orologi, evoca il pelo del felino.
Ma come mai il team di orefici è in grado di realizzare felini così realistici?
Uno dei disegnatori della Maison Peter Lemarchand arrivato nel 1927, lavora in stretta collaborazione con Jeanne Toussaint , si reca regolarmente allo zoo di Vincennes per osservare la muscolatura e i movimenti della pantera .
LA DUCHESSA DI WINDSOR
Nel 1947, è una celebrity che contatta la direttrice artistica , la Duchessa di Windsor, moglie di Edoardo VIII, che per lei ha rinunciato al trono d’Inghilterra, e che fa incidere un messaggio d’amore nei regali a Wallis , adora i gioielli al punto che ogni sua mise è studiata per far risaltare un pezzo importante, un modo per mettere a tacere le critiche. Grazie a lei diventa possibile portare gioielli anche di mattina .
Wallis Simpson possiede uno smeraldo cabochon rettangolare di 116,75 carati , diventa una spilla in oro, con una maestosa pantera dal pelo tempestato di macchie in smalto nero seduta sulla gemma.
Un anno dopo la duchessa si reca di nuovo da Cartier, questa volta le due donne si mettono d’accordo per far montare uno zaffiro Kashmir, cabochon di 152,35 carati, grande come una palla di ping pong, la duchessa vuole un’altra pantera interamente coperta di pietre preziose.
Il risultato è strepitoso, questo capolavoro che scelse di portare durante un evento dove era presente la famiglia reale ebbe un significato politico e estetico, fu per lei come una dichiarazione d’indipendenza.
Ordinerà altre due felini, il primo è a forma di bracciale, morbido, si arrotola intorno al polso , la seconda pantera è una spilla , i due modelli sono coperti di onice e diamanti.
Altre signore eleganti s’innamorano presto del felino nato nell’immaginazione di Jeanne Toussaint.
IL SUPERGATTO, la pantera di Jeanne Toussaint
Il Supergatto esercita sempre più fascino sull’alta società.
Dalla messicana Maria Felix, a Daisy Fellowes , mondana e direttrice di Harper’s Bazar , che si fa realizzare il felino nella posizione della pecora, simbolo dell’ordine cavalleresco della Toison d’or, la ricca ereditiera e filantropa Barbara Hutton passando per Nina Dyer, principessa e moglie dell’Aga Khan che nel 1958 commissiona il primo bracciale rigido con 2 teste di pantera in diamanti zaffiri e smeraldi e una broche progettata con elementi che si possono trasformare in orecchini.
L’animale iconico perenne, non finisce d’ispirare i creatori, alle volte è presente sul bracciale di un orologio dove è attaccato o si vede sul quadrante dipinto come una miniatura elegante e colorata. Ma la pantera è anche presente in una preziosa collezione di occhiali .
LA MAISON E IL SIMBOLO DELLA PANTERA
Spesso la Maison crea dei capolavori, nel 2018 fu realizzato un prezioso orologio in edizione limitata, in oro rosa e diamanti, sul quadrante, a ogni movimento del polso si riversa una pioggia di sfere d’oro lasciando apparire una testa di pantera , è derivato dalla tecnica antica della clessidra e frutto di 5 anni di lavoro.
Ma per segnare l’ingresso nel XXI esimo secolo, nel 2014, viene creato una forma stilizzata, sfaccettata della pantera che ritroviamo in eleganti anelli e bracciali .
E’ quello che i curatori della mostra fotografica a Milano, aperta in via Gesù, hanno voluto rappresentare con un modello fosforescente, strutturato in una mega statua dell’animale esotico.
Il visitatore è subito colpito all’ingresso da questo modello tridimensionale, maestosamente futuristico, che si stacca dal fondo rosso tradizionale della famosa Maison.
Quella che nella mitologia greca allattò Dioniso, portatrice di luce e nel medioevo, guardiana del mistero, simbolo di coraggio valore e potere ha sempre rappresentato la femminilità in tutti i suoi aspetti.
E se la donna è un enigma di cui non si ha la chiave, il panorama mediatico ha contribuito a diffondere questo mito.
Non solo nella gioielleria, ma anche nella moda, da Versace a Krizia ( chiamata la pantera del made in Italy), a Dolce e Gabbana, passando per Gucci e Cavalli, l’identità della donna e il suo stile sono strettamente connessi.
Sul catwalk, nella sua definizione felina, non finiremo mai di vedere sfilare la donna pantera , sinuosa, dal look animalier, che si distingue e combatte per i propri ideali.
Lo sapevate che il color sabbia da un ‘ energia ai nostri pensieri e permette di volare con la fantasia e migliorare la qualità della vita?
Erika Calesini , artista che possiede una vasta cultura cromatica (noblesse oblige), ha deciso di farsi orafa per alcune ore ( immaginiamo una miriade di piccola lavorazione artigianale, data la vastità della superficie del mezzo di trasporto “utile”, e la precisione geometrica del design). Ha creato questo prototipo, lo ha ricoperto di preziosa morbida lana bouclette applicandoci delle perle ton sur ton, il tutto illuminato da palline oro all’interno di ogni losanga.
Ma Erika non sa che per noi donne , abbinare il nostro stile di vita con gli accessori che usiamo quotidianamente è un sogno.
Se dovessi guidare questa macchina gioiello mi vestirei color sabbia del deserto per sentirmi parte integrante di un mezzo di trasporto che potrebbe portarmi ovunque , e secondo la destinazione da raggiungere, mi creerei un look diverso.
Dalla sahariana rivisitata in chiave più moderna all’abito in chiffon da gran sera, dai drappeggi fascianti, ci metterei una clutch con le stesse perle rosa cipria e oro, e per tuffarmi negli anni 30, aggiungerei un fascinator con piume, passando per la mise più decontractee ma non per questo meno chic del tailleur business classico e delicatamente gessato portato con delle decolletes tempestate delle stesse perle rosa delicato della Ypsilon , mi sentirei un eroina del far west adottando uno stile cavallerizzo in camaieu, e mi piacerebbe essere, comoda e chic con un caldo fourreau di lana con la capeline trattenuta da un velo come nei films sull’Africa (so per certo per averlo sperimentata personalmente che si può benissimo guidare questa macchina con un cappello in testa).
Ma che dire di un vestito da cocktail raffinato del colore sabbia del deserto.
Addirittura potrei essere la sposa indipendente che arriva elegantemente al volante di una carrozza color rosa antico pastello già decorata senza bisogno di un corteo, versione moderna del matrimonio che qualsiasi wedding planner si sognerebbe d’inventare !!!!!!
L’arte è moda e la moda è l’ottava arte! Non finirà mai di stupire, progettisti, designer e ingegneri del mondo automobilistico ………………….
Vi ricordate quando dovevamo scrivere un tema a scuola ? Oggi coglierei il mood delle ultime sfilate di alta moda di Parigi (inno alla danza e alla libertà fisica e mentale ) e farei un’ esercizio di stile come facevamo allora prima di costruire il tema.
1) LA MODA CHE PIACE Quella che ci cambia la vita , elettrizza le nostre giornate , il mood della moda segue il nostro lifestyle e lo traduce in creazioni estetiche in movimento per migliorare un aspetto della nostra personalità. Tutte abbiamo bisogno di calma nella quotidiana frenesia, guardare le tinte pastello sfilare nelle collezioni ci fa da colour therapy
2) LA MODA CHE SI FABBRICA Negli atelier e sartorie, lontano dai catwalks, interi team di sarte modelliste stylist , vestieriste event planner che trasformano i sogni in realtà. dietro le quinte sono squadre coordinate come la carta da musica armate di rispetto reciproco e savoir faire per arrivare all’eccellenza .
3 ) LA MODA CHE SI SOGNA E’ quella del cinema dai Red Carpet ai festival di musica passando per gli eventi più glamour , ci sembrano tutte icone per un giorno, aggiungeremo qualche elemento di stile , facendo indossare i guanti con le mise da gran sera , ricordiamo che il dresscode è direttamente proporzionale al bonton .
4) LA MODA SO CHIC Per rendere una serata più particolare, perché non adottare il Tuxedo dalle linee perfette che esalta la nostra femminilità magari declinato in colori brillanti verde smeraldo, rosso geranio, blu pervinca o coprirsi di fantasmagorici chiffons bariolés e mussole voluttuose e sentirsi cosi nella High Society degli anni 70 .
5) LA MODA CHE SI LEGGE Andiamo ad analizzare le immagini anche close up in movimento sulle riviste magazine e quotidiani che sfogliamo senza stancarci , ansiose di scoprire come trovare una chiave per giocare a costruire un nuovo look.
La nostra immaginazione corre, partiamo dagli abiti che abbiamo nel nostro guardaroba, rivisitiamoli sapientemente ,cambiando solo un dettaglio una sfumatura,un bottone per dare un’emozione diversa alla nostra vita .
Diventeremo ancora più smart se decidiamo saggiamente di sceglier solamente un accessorio un foulard , una borsa , dando un tocco di eleganza risolutiva per arrivare alla giusta immagine che vogliamo dare di noi.
Un accurata osservazione ci fa inventare tante altre strategie fashion vincenti , specialmente in tempo di crisi, per raggiungere il successo nel lavoro e nella vita privata.
articolo di Michelle Kling Hannover
Image Consultant , esperta in camouflage e stylist , giornalista di moda
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