SEMPRE PIU’ SOLI

SEMPRE PIÙ SOLI

E’ sconcertante, oggi, prendere un mezzo pubblico o, peggio, un treno.

sono tutti super attrezzati
sono tutti super attrezzati

Ognuno si fa i fatti suoi col proprio smartphone di ultima generazione, ascolta musica, usa whattsApp, controlla Facebook, o risponde ad una mail.

Oppure ti tocca ascoltare Tizio e Caio, Pino e Gino o Camilla e Roberta che ad alta voce, si organizzano per la serata o litigano perché’ Gino si e’ dimenticato di comprare il pane e, francamente, chi se ne frega!!!

Non c’e’ più l’occasione di scambiare una parola con nessuno, fosse anche parlare banalmente del tempo matto di questa stagione invernale che fino a 2 giorni fa era una primavera anticipata.

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E vogliamo parlare delle occasioni perse di “Un fatale incontro”?

Connessi ma soli piu' che mai...e la relazione si rompe!!!!
Connessi ma soli più che mai…e la relazione si rompe!!!!

Pero’ questo non l’avevo mai visto, e non ho potuto resistere a scattare una foto

Non uno ma due
Non uno ma due

Non solo lo smartphone acceso nella destra, ma anche l’Ipod per vedere il film nella sinistra. Ero impressionata a come muoveva le mani per rispondere agli sms sul telefono, con una mano sola e super veloce, mentre nel frattempo abbassava il volume del film con l’altra. Mi sembrava un’aliena replicante. Nel giro di 4 fermate ( le mie) le ho visto whatsAppare  e controllare anche FB, non solo, anche mandare messaggi vocali….più rapidi di un sms scritto.

Ma un bel libro da leggere se il tragitto e’ lungo?

Se proprio un libro e’ troppo impegnativo, basta una riflessione sulla giornata che volge al termine mentre si guarda fuori dal finestrino e, di sicuro, si e’ più attenti ad accorgersi che , magari, e’ salita una signora anziana che gradirebbe sedersi per riposare le gambe 10 minuti e cedergli il posto!

Ci sarebbe da parlare di come l’hardware abbia modificato il nostro software emozionale.

3 commenti su “SEMPRE PIU’ SOLI”

  1. Penso sia solo una questione di “impressione”: c’è una foto di Kubrik di un tram Newyorkese del ’46 e il quadro è lo stesso (la trovate qui http://www.incredibilia.it/wp-content/uploads/2015/01/Kubrick-17enne-subway-street-photography-love-new-york-stanley-kubrick-2.jpg).
    Penso che quello ritratto sia un atteggiamento fisiologico soprattutto nelle grandi città, leggasi Milano o Tokyo, dove la concezione di “spazio personale” è profondamente distorta pur non conoscendo il nome del proprio vicino di casa.
    Viene naturale cercare di ritagliarsi momenti personali in luoghi dove viviamo accalcati, accatastati, inscatolati.

    C’è una differenza, però, tra il ’46 ed oggi: il mezzo.
    Paradossalmente nel ’46 ci si chiudeva in se stessi focalizzandosi sul giornale, oggi ci si isola dall’ambiente circostante per comunicare costantemente con qualcuno via Whatsapp, Facebook e così via.

    La qualità della comunicazione è, poi, un altro discorso.

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    • Penso che a volte ci si isola troppo con questa tecnologia ovunque e dappertutto e in ogni momento. Il giornale, aperto di fianco, mentre si sta stretti e accalcati, induce ad una sbirciatina, un commento anche sottovoce, uno scambio di sillabe tra sconosciuti……ma perché no? Comunque grazie del tuo apprezzabile commento.

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  2. C’é un’altra solitudine. Quella di cui parla C. G. Jung :
    ” La solitudine non deriva dal fatto di non avere nessuno intorno
    ma dalla incapacità di comunicare le cose che ci sembrano importanti
    o dal dare valore a certi pensieri che gli altri giudicano inammissibili.
    Quando un uomo sa più degli altri diventa solitario.
    Ma la solitudine non è necessariamente nemica dell’amicizia,
    perché nessuno è più sensibile alle relazioni del solitario,
    e l’amicizia fiorisce soltanto quando un individuo
    è memore della propria individualità e non si identifica negli altri. ”

    Ecco perché chi si sente Viandante non la teme ma la vive. 🙂
    Caress …

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