OGGI……28 ANNI FA.

OGGI……28 ANNI FA.

Sono passati 28 anni e il dolore, pian piano,  diventa meno forte e pungente….ma e’ lì.

Ti accompagna sempre e diventa melanconia.

Una messa a prima mattina, un pranzo insieme e due passi a godere i colori dell’autunno, quest’anno, bellissimo.

Ogni anno dovrebbe capitare una giornata così dolce, bella, anche allegra.  Bisogna coglierla come  un’altra occasione per stare insieme.

Riporto l’articolo di  10 cose che ti cambiano la vita quando perdi un genitore

che mi trova concorde in tutto tranne che, in parte,  per questa frase:

“Non credo che esista qualcosa in grado di prepararti alla perdita di un genitore. Da adulto, è una prova ancora più dura perché a questo punto della tua vita vedi i tuoi come degli amici. La loro saggezza ormai è parte di te e sai che tutto le cose che, da adolescente, ti facevano alzare gli occhi al cielo erano fatte per amore e forse ti hanno anche salvato la vita in un paio di occasioni.”

Il dramma e’ quando se ne vanno che sei  adulto, ma lo e’ ancor di piu‘ quando sei un ragazzo. Il vuoto resta incolmabile tutta la vita. Una parte non ancora sviluppata di te se ne va e non si hanno gli strumenti poi per poterla sviluppare, nè si ha la consapevolezza matura per poter contrastare lo shock di un qualcosa, che nella maggior parte dei casi e’ innaturale.

Era presente al mio matrimonio, non più’ alla nascita dei miei figli e, per fortuna, non alla separazione.

Ho scritto a mio padre, dopo la sua morte,  per 10 lunghi anni, tutti i giorni. In molti mi hanno presa per matta, ma  avevo trovato il modo di sentirlo ancora presente, nonostante non potessi più’ vederlo. In questa quotidianità’ che mi ero “inventata”gli raccontavo tutto. Quando e’ nata la mia prima figlia, Veronica, tornata in camera dopo la sala parto, gli ho raccontato quale meravigliosa avventura stavo vivendo, le paure, le sensazioni, l’incredulità’ di veder uscire da me un’esserina così piccola, una futura bambina che sarebbe diventata una donna. Un’altra me, diversa da me che portava nelle vene anche il suo DNA. Così e’ stato, 3 anni dopo, quando e’ nato Jacopo.

Se la sera ero stanca o non avevo nulla in particolare da raccontargli, gli davo solo la buona notte. In molti hanno espresso dissenso per questa abitudine che abitudine non era, ma una necessità , un ‘autodifesa.

A distanza di circa 20 anni ho ricevuto una telefonata da una persona che per anni aveva contestato il mio non voler lasciare andar via mio padre, non volermi staccare da lui. Caro amico, medico di famiglia:

“Ti devo chiedere scusa, e’ qualche giorno che voglio dirtelo, ma forse solo ora comprendo perché’ gli scrivevi. Qualche mattina fa, mi e’ venuto in mente tuo padre, inaspettatamente, dopo tanti anni. Pungente  lo stato d’animo e il ricordo che si e’ scatenato in me.  Mi sono trovato a parlargli in continuazione per ore e a raccontargli  i 20 anni che non avevamo vissuto insieme, come se lo avessi incontrato per strada dopo tanto tempo. Mi ha fatto stare bene parlare con lui. Scusami per non aver capito.”

L’unica “magra consolazione”a cui mi aggrappo e’ che avrò sempre il ricordo di lui giovane, bellissimo, elegante, istrionico, vivace, intelligente e nel pieno della vita e della sua carriera professionale.

Aldo Spirito e la SUA Cattedrale di Abidjan

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