“La violenza e’ l’ultimo rifugio degli incapaci” – Isaac Asimov

“La violenza e’ l’ultimo rifugio degli incapaci” – Isaac Asimov

Da oggi 50anni&round divulga quanto e’ in suo potere, sul blog, sulla pagina FB e sul profilo personale tutto ciò che riguarda “La violenza contro le donne” nella speranza che giovani donne e donne mature trovino il coraggio di raccontarsi e denunciare le violenze subite.

Spesso si ascolta e s’interviene abbastanza celermente ove la violenza e’ evidente e ove , purtroppo, si giunge in ospedale o addirittura si muore.

Ovvero c’e’ del sangue, Rosso, fluido, acre. La violenza e’ evidente, si vede, si tocca.

Partono indagine, servizi televisivi, processi.

Ma spesso la medesima violenza e’ più subdola, nascosta, celata, ma quotidiana e ammazza piano piano.

La chiamano Stalking, oppure a seconda dei casi, Mobbing…..non fa niente nessuno.

E’ la violenza psicologica che viene attuata machiavellicamente, con precisione sconcertante, cesellando e calibrando parole, scritti e azioni, reiterati e continui. Non si può vedere l’anima delle persone e non si può sapere questa goccia quanto logora nella sua continua quotidianità scientifica e se il calendario e’ bisestile, non si va  in vacanza in quel giorno che cade ogni 4 anni, si paga  pegno comunque.

Nessuno ti aiuta, perché la violenza non e’ evidente come quella dove appare il sangue, ma posso garantire che sulla vittima  ed i suoi figli, quella violenza senza sangue lascia lo stesso segno indelebile di una ferita ricucita con i punti del chirurgo.

E’ che non si vede!  E’ dentro…..

Si lotta, si sbraita, si protesta o si sta zitte, non cambia. Nessuno ti aiuta.

“Ricordo la prima volta che mi sono rivolta al Tribunale dei Minori di Milano per essere aiutata a difendere i miei, allora, bambini che subivano violenza psicologica in continuazione, grazie ad una separazione violenta e conflittuale” – era il 2002- mi sentii rispondere: ” Signora capisco, lei ha ragione, ma se non c’e’ il sangue e’ difficile dimostrare la violenza psicologica”

Quindi ho deciso di invitare chiunque voglia raccontare la sua storia ad inviarla  a Patrizia.spirito@fastwebnet.it  per pubblicarla nella sezione “ Ti parlo” in anonimato o con nomi di fantasia o nomi veri.

Nella speranza che donne mature insegnino alle loro figlie, nipoti, amiche e amiche delle amiche come riconoscere il violento, come avere la forza e il coraggio di ribellarsi, di parlare, di denunciare.

Facciamo sentire la voce delle vittime, divulghiamo la loro difficoltà, la paura, la sofferenza, forse prima o poi  qualcuno ascolta!

Leggete la storia di Sheeva Weil e guardate il video;  solo oggi ha la forza di raccontare.

“””Sheeva Weil è stata violentata quando era al primo anno di università e per molto tempo si è chiesta se avrebbe potuto fare qualcosa per evitarlo. Oggi, grazie alla terapia, spiega perché così tante vittime di stupro si colpevolizzano.””””

  Sheeva Weil 

 

 

Foto Joy Hope Rule©

 

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