LA BRIOCHE E VALENTINA
Troppo caldo questo cappuccino per poterlo bere in fretta. Mi prendo anche una brioche.
Indugio e osservo la sala alle mie spalle riflessa nello specchio dietro al bancone. Una testa bionda attira la mia attenzione e… io mi perdo ad immaginare.
Mi volto e fingo indifferenza allungo sguardi e orecchie in quella direzione. Non riesco a capire di cosa stiano parlando i due al tavolino quasi al centro della sala, perché me ne sto alla dovuta distanza ma lei è carina e mi incuriosisce.
Osservo come tiene le gambe come gioca con le caviglie facendole roteare nello stivale come per coccolarsi. Lui continua a sommergerla di parole, forse non si capacita di come possa essere diventato così interessante per una bella donna come lei o forse semplicemente cerca di fare bella figura dando il meglio di sé.
Probabilmente ha pensato che argomentare quel tipo di discorso sia la cosa migliore che possa fare per affascinarla.
” Valentina ecco il tuo marocchino con panna,” con un amichevole sorriso il cameriere le porge la tazzina.
Lei voltandosi appena “Grazie Giuliano” e la posa davanti a se.
Sorseggio il mio cappuccino, appoggio la tazzina sul piano in legno massello del bancone e ritorno alla mia irrefrenabile passione, osservare.
Ad un tratto incrocio lo sguardo di lei, come se il mio osservarla l’avesse chiamata. Occhi chiari, forse nocciola-azzurri, viso di donna proporzionato, truccato senza eccessi. Si accorge di me, come io mi sono accorto di lei.
Il suo mi attraversa come a leggermi il pensiero, il mio le si ferma sul viso come per fotografarla. Per un attimo ho avuto la sensazione di essere riuscito a distogliere la sua attenzione dal lungo monologo a cui si è probabilmente e inconsapevolmente sottoposta.
Assaggio la brioche, delusione, non vale nulla. Non dovevo prenderla, sono solo calorie da smaltire correndo sul tapis roulant.
La mia attenzione ritorna sulla coppia seduta al tavolino. Sono sempre più convinto che si tratti di un incontro al buio, non possono essere due colleghi, questo è evidente, lei è elegantemente vestita da ufficio lui da installatore di caldaie in libera uscita. Non credo che possono essere amici; c’è un’ attenzione, una rigidità eccessiva in lui. Mi accorgo di invidiarlo un po’, non tanto come maschio predatore ma forse più perché non deve mangiare questa orrenda brioche che mi è toccata questa mattina.
Vado a pagare alla cassa e faccio un improbabile ampio giro che mi permette di guardarmi meglio attorno. Inevitabilmente il mio sguardo ricade ancora su di lei; inspiegabilmente lo percepisce di nuovo come se avesse un peso, seppure lieve e incrocia il mio. Sono schegge di luce, riflessi evanescenti che solo noi due vediamo e sfumano in un istante mentre lei abbassa gli occhi.
Metto il resto nel portafoglio e penso al castello di illazioni che mi sono creato in così pochi minuti sul suo conto.
Esco dal locale, mi fermo un istante sulla porta, guardo a destra e a sinistra poi l’ora, manca ancora più di un quarto d’ora all’appuntamento. Resto fermo in piedi sotto il tendone che mi protegge dalla fine pioggerellina, in attesa di non so che cosa.
Forse in cuor mio spero di vederla uscire dal bar, anche solo per poterla ammirare e osservarla camminare con i suoi alti stivali di camoscio nero, avvolta nel suo capriccioso cappottino di “desigual”, chissà che non si volti a guardare me…
Improvvisamente si apre la porta, eccola.
Quasi ci scontriamo, perché io sono d’ intralcio all’uscita, sorrido lasciandole il passo, mi guarda e sorride a sua volta. La vedo sfilare davanti a me e… come in un film lascia cadere le chiavi dell’auto.
Le raccolgo: “Valentina!! Le sue chiavi…”
Si ferma e si volta. Mi avvicino sfoggiando il migliore dei mie sorrisi.
Allungo il braccio, lei la mano.
“Com’ è che conosce il mio nome?”
“Ho tirato ad indovinare!”
Sorride… “Aaah ma davvero? Allora deve essere la sua giornata fortunata”
“Sì credo di sì, ho persino immaginato che saresti uscita da quella porta”
Ride, “Aahh ma allora devi proprio essere un indovino, comunque grazie.”
Visti da vicino i suoi occhi sono ancora più belli, penso questo mentre invece dovrei pensare a cosa dire per evitare che esca dalla mia vita senza neppure esserci entrata.
“Domani stessa ora, qui?!”
Mi guarda perplessa e un po’ stupita; qualche secondo di silenzio nei quali cerco di fissare nella mente quante più immagini possibili.
“Può darsi!?”
di Alberto Colella