DANIELE AMATO: DI NOME E DI FATTO

DANIELE AMATO: DI NOME E DI FATTO

Chi e’ Daniele Amato?

Daniele ha 19 anni, ha gli occhi marroni molto scuri, profondi e vivacissimi della sua mamma.

DANIELE AMATO: DI NOME E DI FATTO

I suoi capelli una volta sono rossi, una volta gialli, una volta quasi bianchi, e un’altra volta castani con strisce non ben definite. Ha il viso pulito e giovane, mentre gli parli e, nel frattempo ti guardi intorno, ti giri e lui non c’e’ più. Ti offre un caffè e lo aspetti un’ora perché nel frattempo, attratto da chissà che e’ già sparito, sta già facendo altro. Mi ricorda troppo mio figlio e quindi lo amo tantissimo. Adoro questi giovani menti così vivaci e intenibili, spesso con problemi a scuola perché non vengono capiti, perché non stanno fermi nel banco, perché il pomeriggio  invece di studiare fanno altro………Altro e’ creare!

DANIELE AMATO: DI NOME E DI FATTO

Quella vivacita’ che traspare dallo sguardo cela una creativita’ incredibile che si e’ sviluppata ancor prima delle gambe e delle braccia, ancor prima della parola;  stava gia’ nel cuore.

Daniele e’ un portento. Il classico “giamburrasca” buono che mentre ne fa una ne ha gia’ pensate 100. Ha una parlantina veloce perche’ ha troppe idee in testa e la parola non e’ così rapida quanto le idee , viaggia veloce per dirle tutte in una volta.

Mi fa morire ogni volta che lo incontro. Mi racconta suo padre Paolo che Daniele, fin da piccolo, invece che giocare con “Game Boy o Play Station ”stava tra gli operai in fabbrica e rubacchiava avanzi di pelle e tessuti per mettere alla prova le sue idee, sperimentava e chiedeva agli artigiani come si faceva questo o quello. Fin quando un giorno, in azienda giunge il noto  Manolo Blahnik  per ordinare una linea di borse.

DANIELE AMATO: DI NOME E DI FATTO

Daniele, con la sua beata innocenza di ragazzino, all’epoca aveva poco piu’ di 10 anni, vedendo un disegno del grande Manolo gli disse che non sapeva disegnare scappando via in laboratorio e tornando poco dopo con un modellino assemblato con carta colla, cucitrice e piume .

Allo sconcerto dei genitori reagi’ entusiasta Manolo che da allora “pretende” l’intervento di Daniele nella produzione dei suoi modelli. Da quel momento Daniele non va piu’ a “rompere le scatole” agli operai, ma insieme a loro progetta e sperimenta.

Papa’ Paolo e Mamma Flavia non nascondono la felicita’ che nel profondo li colpiva, allo stesso tempo erano particolarmente critici e osservavano attentamente come la creativita’ del figlio, pian piano si sviluppasse. Poteva essere una cosa momentanea come spesso capita ai giovanissimi che s’infiammano per qualcosa, ci si buttano a pesce per poi esaurire in tempi piu’ o meno rapidi l’entusiasmo iniziale e passare ad altro.

Del resto e’ normale, anzi, magari tutti i ragazzi potessero sperimentare piu’ cose per poi scegliere la loro strada. Non  a tutti e’ dato avere questa chance, ma a parer mio, e’ corretto che un genitore osservi il proprio figlio e assecondi la sua passione se passione e’. Altrimenti avra’ solo sperimentato.

E sulla scia della verifica Paolo e Flavia hanno iniziato ad incoraggiare Daniele a perseguire e alimentare questa creatività. Hanno protetto il figlio davanti ad insegnanti incompetenti e poco lungimiranti che si lamentavano della disattenzione, forse, o mancanza di compiti di Daniele perche’ vedevano gli sforzi e le rinunce che Daniele faceva per perseguire la sua passione.

Sara’ mica facile rinunciare a feste e discoteche per disegnare un paio di scarpe….magari qualche volta non se ne ha voglia, ma non Daniele.

Del resto il ragazzo non passava i pomeriggi in giro a bighellonare, li passava a lavorare, a conoscere il mestiere, i trucchi dell’artigianalità, a toccare i materiali, a vedere gli accessori e provava e cuciva e tagliava e incollava per giornate intere e pure serate e weekend. Si potrebbe mai rimproverarlo? La passione del mestiere l’ha respirata fin da piccolo, ma la rapida evoluzione della sua creatività ha dell’incredibile.

Paolo e Flavia non gli hanno reso la vita facile perché il mondo del fashion e della moda e’ fatto di squali, figuriamoci con un ragazzo, che nel frattempo aveva raggiunto i 13 anni e poteva realizzare il suo sogno con la prima sfilata. Rispetto alla produzione artigianale di borse dell’azienda di famiglia, la scelta di Daniele ha puntato sulle scarpe……e che scarpe!

 

I giornali hanno parlato del piu’ giovane design al mondo persino  Il Sole 24 Ore

La scelta di una linea di scarpe ha messo a dura prova Daniele nel dover dimostrare che era la sua strada e la famiglia cha ha deciso d’investire in lui. Mi  colpiscono i genitori che fin da subito hanno responsabilizzato il giovane e gli hanno insegnato il valore del lavoro.  TUTTA la famiglia ha affrontato insieme questa nuova avventura di produrre un settore nuovo.

Daniele ha dovuto imparare a fare i conti, a calcolare investimenti, tempi, materiali, spese e guadagni e renderne conto all’amministrazione dell’azienda.

L’apprezzabile  scelta genitoriale esce decisamente dal coro e le motivazioni sono fondamentali per la crescita di un giovane.

Daniele nasce in una famiglia storica dell’artigianato  milanese,  sarebbe stato facile mettergli tutto a disposizione, aprirgli la strada e finanziarlo. Invece saggiamente non e’ stato così affinché lui imparasse fin da subito a conquistare la fiducia, il rispetto e la stima dei suoi genitori, dei fornitori, degli artigiani.

Ha dovuto crederci per primo per convincere e ce l’ha fatta.

Il confronto continuo e costante gli ha permesso di crescere, di scegliere, di diventare sempre piu’ bravo. Facile avere un papà che dice sempre si…. E poi cosa s’impara? Invece per Daniele ci sono stati parecchi NO

La conquista, la sfida, benché dura, e’ una delle cose più importanti e soddisfacenti. E l’obiettivo e’ stato raggiunto.

Fondamentale e’ stato, per lui, avere alle spalle una famiglia solida, unita, che ama profondamente il proprio figlio e la sua stessa storia dal 1908; che l’azienda e’ casa; che i collaboratori, gli operai, gli artigiani sono la forza motrice e fanno la serietà , la tradizione, l’etica dell’azienda stessa nella tradizione del Made in Italy.

Paolo e Flavia, oggi che Daniele ha dimostrato quanto crede nel suo lavoro, fanno mezzo passo indietro e gli lasciano più autonomia, pronti ad un consiglio se chiesto, disponibili all’aiuto anche se non viene chiesto affinché Daniele diventi un professionista a tutti gli effetti; ma già lo e’.

La prima sfilata di Daniele a cui ho assistito due anni fa, e’ stata organizzata da lui stesso in tutto e per tutto.

E’ stata fatta alle Fornaci Curti, un posto incantevole e di altrettanta tradizione di artigiani del cotto dal 1400.

DANIELE AMATO: DI NOME E DI FATTO

Il gadget per gli ospiti era una pochette di seta dello stesso colore principe della collezione

Le hostess agli accrediti, compagne di scuola; a ricevere gli ospiti, mamma e papà; la sorella e le amiche , in passerella; gli amici chi alla musica, chi fotografo, chi video maker

Tutta la famiglia e gli amici più stretti coinvolti nei lavori, nelle fatiche dell’organizzazione di una sfilata, nell’allestimento, nelle prove e nel disallestimento. Questa atmosfera da grande famiglia si respira come si entra in azienda e loro la trascinano nelle sfilate di Daniele.

Durante la sfilata ero affascinata a scrutare l’emozione negli sguardi di mamma e papa’, la soddisfazione e la gioia.

Quando sulla passerella, alla fine,  e’ apparso l’autore di tanta creativita’ ed eleganza aveva un viso contrito quasi arrabbiato……………..invece era ricco di adrenalina e tensione sfogata in un pianto liberatorio subito dietro le quinte,  in contemporanea a mamma Flavia che si lasciava andare in qualche lacrima mista di affetto, soddisfazione, stima per il figlio e per quanto aveva realizzato, eseguito e portato sotto gli occhi di tutti. Non parliamo dell’abbraccio corale degli amici quando e’ arrivato Daniele, come fosse l’ultimo giorno di scuola e i ragazzi fanno un casino pazzesco.

Quasi fantascienza al giorno d’oggi dove le emozioni diventano occasioni rare.

A sfilata finita mi ha tanto colpito quando Daniele mi ha chiesto se mi fossero piaciute le modelle. Ma come avrei mai potuto dirgli di no. Daniele ha la sensibilita’ fine di un animo pulito, attento agli altri, sensibile ai drammi sociali come  l’Anoressia che colpisce tanti giovani . Le sue modelle sono le amiche, la sorella; ragazze normali, belle nella loro giovinezza che siano magre o piu’ in carne; alte o normali; chi piu’ truccata, chi meno; capelli acconciati da loro, abiti adeguati ma portati da casa.

La sfilata e’ stata semplice, fine, accogliente, bella….corale. Gli applausi alla fine non finivano piu’ e anche in papa’ Paolo ho visto l’emozione e la soddisfazione.

Daniele Amato lo e’ di nome e di fatto

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